IL SOLE DEL DIVIN VOLERE

La vita nel Divin Volere permetterà all’uomo di ritrovare su questa terra la felicità del primo Paradiso terrestre. In altre parole, gli esseri umani che accetteranno di rimettere il Volere divino al suo vero posto – quel posto prioritario che esso occupava nell’anima umana prima del Peccato originale – risorgeranno a vita gloriosa. Ciò significa che è giunto il momento, per chi si sente chiamato, di rifare alla rovescia il cammino che ha condotto Adamo ed Eva a commettere il Peccato originale.

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Capitolo III

LUISA PICCARRETA: VITA E OPERE

 

1. - Luisa Piccarreta: l’essenziale della sua vita [70]

Luisa Piccarreta nasce il 23 aprile 1865 a Corato, nelle Puglie. Suo padre e sua madre, Vito-Nicola Piccarreta e Rosa Tarantini, la fanno battezzare il giorno stesso della sua nascita. Durante l’infanzia Luisa appare timorosa. Ha spesso dei sogni che le fanno paura e la rendono apprensiva. Per esempio, le capita spesso di vedere la Madonna cacciare il diavolo lontano da essa. Ricordando tutto ciò, un giorno Gesù le dice:

Gesù a Luisa Piccarreta: “Figlia mia, anche la vergogna con cui ti circondai nella tua tenera età fu una delle più grandi gelosie d’amore per te. Non volevo che in te entrasse nessuno, nè il mondo, nè le persone. Volevo renderti estranea a tutti. A nessuna cosa volevo che tu prendessi parte e che ti facesse piacere, perchè avendo stabilito fin da allora che dovevo formare in te il Regno del Fiat supremo, e dovendo tu prendere parte alle sue feste e alle gioie che in esso ci sono, era giusto che nessun’altra festa tu godessi, e che dei piaceri e divertimenti che ci sono sulla terra ne dovessi restare digiuna. Non ne sei contenta?”

Luisa scrive: “Ma ad onta che ero vergognosa e paurosa, ero di temperamento vivace e allegro. Saltavo, correvo. Facevo anche delle impertinenze”. [71]

70, 71
  • [70] Parti di questo capitolo sono presenti anche nel libro di J. De Parvulis: “Mondo Nuovo Profetizzato”.
  • [71] Pablo-Martin Sanguiao: «Luisa Piccarreta, “La Piccola Figlia della Divina Volontà”», p. 16.

All’età di 9 anni Luisa fa la Prima Comunione e riceve il sacramento della Cresima. Un anno più tardi una voce inizia a parlarle interiormente. Dopo un po’ Luisa si rende conto che questa voce è quella di Gesù, che le chiede il distacco da se stessa e da tutto. Gradualmente Gesù diventa la sua guida sulle cose spirituali.

Luisa ha quattro sorelle, ma nessun fratello. Vive a Corato con la sua famiglia, ma nei mesi estivi la famiglia si sposta di una trentina di chilometri per il lavoro che c’è da fare in una masseria chiamata “La Torre disperata”.
A 13 anni Luisa vede Gesù che porta la croce, e che la guarda come per chiederle aiuto. Verso i 16 anni Luisa accetta quello che Gesù le propone di fare: dedicare la sua vita alla Divina Volontà.

All’età di 17 anni Luisa non vuole mangiare, non ci riesce. Un sacerdote chiamato dalla famiglia le impone di mangiare per obbedienza. Allora Luisa mangia regolarmente quello che le viene presentato, ma poi lo vomita. La cosa è stranissima, ma ancor più strana se si pensa che i cibi vomitati sono sempre intatti e profumati, come se non fossero mai stati masticati, nè inghiottiti. La famiglia di Luisa non capisce, e chiama in aiuto, uno dopo l’altro, quasi tutti i sacerdoti della città di Corato. I fenomeni sono così strani che i sacerdoti sono completamente disorientati. Non sanno cosa fare. Coloro che non si ribellano, capitolano. Questo provoca in Luisa sofferenze morali considerevoli, anche perchè a lungo andare i familiari di Luisa finiscono per imitare il comportamento dei sacerdoti. [72]

72
  • [72] Questi fenomeni sorprendenti erano di natura mistica, e accadevano perchè Luisa si era volontariamente offerta a Dio come anima vittima. Il fenomeno dei prodotti alimentari, come quello della sua rigidità notturna periodica, erano legati alla missione che Dio le aveva affidata, anche se nessuno riusciva ad ammetterlo. Questo era all’origine delle incomprensioni.

Luisa nella sua posizione più abituale

 

L’incomprensione è talmente grande che Luisa non può vivere una vita normale. All’età di 22 anni è costretta a letto in modo permanente, e ciò favorisce la sua vita spirituale. Il 16 ottobre 1888 Gesù l’invita ad accettare il “Matrimonio mistico”. Luisa accetta, e undici mesi più tardi, l’8 settembre 1889, quest’unione mistica è ratificata dalla SS. Trinità alla presenza di tutta la Corte celeste. Per la circostanza Luisa riceve il più grande dono che Dio possa fare ad una creatura umana: il dono della Divina Volontà, un dono che supera anche quello del Matrimonio mistico. [73]

Se le cose si sono svolte così – e nulla ci permette di pensare il contrario – in questo 8 settembre 1889 Dio avrebbe depositato il seme del suo terzo “Fiat” nel cuore di Luisa Piccarreta, un cuore umano scelto fra i più piccoli e nascosti della terra. Tutto ciò si sarebbe prodotto nel silenzio e nella modestia più totali. [74]  

73, 74
  • [73] È la grazia delle grazie. È la terza nascita, concepita per coronare le due che l’hanno preceduta, e che sono: 1) nascita fisica; 2) nascita spirituale. Se il dono della vita fisica è prezioso, e quello della vita spirituale ancora di più, che dire del dono della Vita divina! Questo dono ci fa rinascere alla Vita divina, quella che l’uomo ha perso a causa del Peccato originale. (Rileggi, volendo, la sezione # 5 del primo capitolo:“Tre nascite: fisica, spirituale, divina”). 
  • [74] Dio ha lanciato il suo secondo “Fiat”, quello della Redenzione, a partire da Betlemme, e il suo terzo “Fiat”, quello della Santificazione, a partire da Corato, una località di poca importanza, simile alla Betlemme di due mila anni fa. Si direbbe che quando i progetti di Dio sono grandiosi, più essi sono grandiosi, e più gli attori scelti per condurli a termine sono piccoli, umili, discreti, nascosti.

Nel febbraio dell’anno 1899 Luisa comincia a scrivere quello che Gesù le chiede di scrivere. Lo fa per accontentare Gesù e per obbedire al suo confessore. Grazie a questa sua obbedienza, che si prolungherà per una quarantina d’anni, Luisa riuscirà à mettere su carta tutto quello che Gesù voleva rivelare al mondo circa il mistero della Divina Volontà.

Il 4 marzo 1947 Luisa muore di polmonite, cinquanta giorni prima del suo 82mo compleanno. In tanti anni di degenza il suo corpo ha preso la forma di una “L”. Le persone incaricate di preparare la sua salma tentano di raddrizzarla, ma non ci riescono. Per seppellirla viene dunque fabbricata una bara speciale, fatta anch’essa a forma di “L”.

Oltre alla sua corrispondenza Luisa ha lasciato 36 quaderni manoscritti, tutti consacrati al tema della Divina Volontà. La storia di questi manoscritti è piuttosto interessante. Nel 1938, per ragioni mal definite, sono stati tutti confiscati dalle autorità ecclesiastiche, nascosti negli archivi vaticani, e dimenticati colà per 58 anni. Recentemente sono stati fotocopiati e recuperati grazie all’intervento di Mgr Carata, vescovo di Trani, e di Mgr Cassati, suo successore. Nel 1994 il Vaticano ha chiesto a Mgr Cassati di iniziare il processo per la causa di beatificazione di Luisa Piccarreta. Questo processo è stato subito iniziato, ed il 31 ottobre 2005 è passato dalle autorità diocesane a quelle vaticane.

 

Luisa dopo il suo decesso

Il caso di Luisa assomiglia un po’a quello di suor Faustina Kowalska, che dopo aver subito il rifiuto dei suoi è stata completamente riabilitata. Padre Annibale Di Francia, ex-direttore spirituale di Luisa, ed oggi santo canonizzato, parla di Luisa in questi termini:

Santo Annibale Di Francia scrive su Luisa: «Questa anima solitaria è una vergine purissima, tutta di Dio, che apparisce come oggetto di singolare predilezione del Divin Redentore Gesù. Nostro Signore, che di secolo in secolo accresce sempre di più le meraviglie del suo Amore, pare che di questa vergine, che Egli chiama la più piccola che abbia trovato sulla terra, destituita da ogni istruzione, abbia voluto formare uno strumento adatto per una missione così sublime che nessun’altra le si possa paragonare, cioè il trionfo della Divina Volontà sull’universo orbe, in conformità con quanto è detto nel “Pater Noster”: Fiat voluntas tua, sicut in Cœlo et in terra. [...] Questa Sposa di Gesù Crocifisso, che la notte la passa nelle estasi dolorose e nei patimenti di ogni genere, nel vederla poi nella giornata mezzo seduta in letto, lavorando di ago e di spillo, nulla, nulla trasparisce, il menomo nulla di una che la notte abbia tanto sofferto. Nulla, nulla di aria di straordinarietà, di sovrannaturale. Invece la si vede in tutto aspetto di una persona sana, lieta e gioviale. Parla, discorre, occorrendo ride, accoglie però poche amiche. Talvolta qualche cuore tribolato le si confida, le domanda preghiere. Lei ascolta benignamente, conforta, ma giammai si avanza a fare da profetessa, giammai una parola che accenni a rivelazioni. Il gran conforto che essa presenta è sempre uno, sempre lo stesso argomento: la Divina Volontà. Sebbene non possegga alcuna umana scienza, pure è dotata in abbondanza di una Sapienza tutta celeste, della Scienza dei Santi. Il suo parlare illumina e consola. Di sua natura non è scarsa d’ingegno. Di studi quando era piccola, fino alla prima classe. Il suo scrivere è zeppo di errori, quantunque non le manchino termini appropriati in conformità alle rivelazioni, che pare gliele infonda Nostro Signore. Una nota del gran distacco di quest’anima da ogni cosa terrena, si è l’aborrimento e la costanza di non accettare qualunque dono o in denaro o in altro. Più di una volta, persone che hanno letto “L’Orologio della Passione” e si è svegliato in loro un senso di sacro affetto per quest’anima solitaria e sconosciuta, mi hanno scritto di volerle inviare del denaro. Ma essa si è opposta così recisamente come se le avessero fatta un’offesa. »  [75]

75
  • [75] Pablo-Martin Sanguiao: «Luisa Piccarreta, “La Piccola Figlia della Divina Volontà”», pp. 40-41.

Gesù parlava spesso a Luisa, e Luisa gli rispondeva. Che cosa si dicevano? Un primo esempio di dialogo tra Gesù e Luisa è riportato nelle righe seguenti:

Luisa racconta: “Mentre scrivevo sentivo il peso del grande sacrificio di scrivere, e l’offrivo al mio caro Gesù per ottenere che la Divina Volontà sia conosciuta, voluta ed amata da tutti. [...] E siccome mi sentivo sofferente, con stento continuavo a scrivere. Ed il mio dolce Gesù per fortificarmi mi ha detto:”

Gesù a Luisa Piccarreta: “Figlia mia benedetta, coraggio. Sono Io con te, ed è tanto il mio compiacimento mentre scrivi, che in ogni parola che scrivi ti do un bacio, un abbraccio, una mia Vita divina per dono. E sai perchè? Vedo copiata in questi scritti la nostra Vita d’eterno Amore, la copia della nostra Divina Volontà operante. E poi, è il nostro Amore represso per ben sei mila anni, che si sfoga, che ha i suoi refrigeri alle nostre fiamme, che fa conoscere quanto ama la creatura, e l’ama tanto che vuol darle la sua Volontà come vita, e questo per poter dare da’ambo le parti: ciò che è mio è tuo. Il vero amore allora è contento quando può dire: Ci amiamo di uguale amore. Ciò che voglio Io vuole essa... Se ci fosse disparità d’amore, questo renderebbe infelice l’amore dell’Uno e dell’altra. E se l’Uno volesse una cosa, e l’altra un’altra, l’unione e l’amore cesserebbero. E siccome il mio Amore è vero amore, sapendo che la creatura possiede amore finito e volontà finita, le do il mio Amore infinito e la mia Volontà infinita. Così possiamo dire: ci amiamo di un solo Amore, teniamo una sola Volontà. Se l’uno non diventa volontà dell’altro, il vero amore non esiste, nè possiede la sorgente. Quindi dovresti essere contenta del sacrificio che fai di scrivere, sapendo che serve allo sfogo del mio Amore, per tanti secoli represso, e al refrigerio delle mie fiamme che sono tante che mi fanno dare in delirio. Perciò amiamoci d’un solo amore, e diciamo insieme: ciò che vuoi tu, lo voglio io... Di’: Gesù, la mia volontà sperdila nella tua, e dammi la tua per vivere.” [76]

76
  • [76] Ibidem, p. 49. Questo brano, datato del 11 luglio 1938, proviene dal quaderno n. 36 di Luisa. 

sei mila anni di cui parla Gesù, sono gli anni che l’umanità ha trascorso lontano dal Divin Volere, e questo a causa del Peccato originale. Gesù afferma che l’uomo è sulla terra da sei mila anni, e che l’Amore divino si sente represso nei riguardi dell’uomo, questo perchè da quando Adamo ha respinto il Divin Volere, l’Amore divino non può esprimersi come vorrebbe. [77]  Invitando poi Luisa a vivere nel Divin Volere, Gesù le dice che la strada da percorrere è quella dell’amore. La conformità al Divin Volere, il cui scopo è l’unione degli esseri nella felicità del Cielo, è un frutto dell’amore, si realizza tramite l’amore. Gesù si serve di Luisa per insegnarci che soltanto l’amore è in grado di trasformare più voleri in uno solo, e così prepararci all’unione che si vive in Cielo. In un’altra occasione Gesù dice ancora a Luisa:

Gesù a Luisa Piccarreta: “Voglio da te la perfetta conformità alla mia Volontà, in modo che la tua volontà venga a disfarsi totalmente nella mia. ”  [78]  

Nelle parole che seguono, Gesù spiega a Luisa che la Volontà di Dio opera meglio nei cuori piccoli. Più l’uomo è umile, meglio si presta alle divine realizzazioni.

Gesù a Luisa Piccarreta: “Io girai e rigirai la terra. Guardai una per una tutte le creature per trovare la più piccola fra tutte, e fra tante trovai te, la più piccola fra tutte. La tua piccolezza mi piacque, e ti scelsi. Ti affidai ai miei angeli acciocchè ti custodissero, non per farti grande, ma perchè custodissero la tua piccolezza. Ed ora voglio incominciare la grande opera del compimento della mia Volontà. Nè con ciò ti sentirai più grande, anzi la mia Volontà ti farà più piccola, e tu continuerai ad essere la piccola figlia del tuo Gesù, la piccola figlia della mia Volontà. [79]

77, 78, 79
  • [77] Dalla lettura dei profeti cristiani contemporanei risulta che il Piano divino di salvezza comporta 7 millenni. Ora l’umanità sta iniziando il settimo millennio, che è l’equivalente del giorno domenicale, un giorno di santificazione e di riposo. Questa verità è spiegata meglio alla sezione n. 4 del presente capitolo, e nel libro di J. De Parvulis,“Mondo Nuovo Profetizzato”, cap. 1, sez. n. 2
  • [78] Ibidem, p. 29.
  • [79] Ibidem, p. 16. Questo brano, datato del 23 marzo 1921, proviene dal quaderno n. 12 di Luisa.

Abbiamo visto che Luisa ama il nascondimento, e che soffre moltissimo dell’obbligo che ha di mettere per iscritto i segreti della sua vita spirituale. Lo fa solo perchè è tenuta a farlo in nome della santa obbedienza. Ma quando questa sofferenza diventa troppo forte, Luisa ne parla con Gesù. Gli confida che non ce la fa più ad andare avanti. Il 5 dicembre 1921 Gesù interviene per rassicurarla. Ne deriva un altro dialogo, quello espresso nelle righe seguenti.

Gesù a Luisa Piccarreta: “È giusto, è necessario che Io parli di te. Sarebbe bello che uno sposo, che deve contrarre sposalizio con la sua sposa, debba trattare con gli altri e non con lei, mentre è necessario che si confidino i loro segreti, che uno sappia ciò che tiene l’altro, che i genitori dotino questi sposi, e che anticipatamente ognuno si abitui ai modi dell’altro?

Luisa Piccarreta a Gesù: Io ho soggiunto: Dimmi, Vita mia, la mia famiglia chi è? Qual’è la mia dote, e qual’è la tua? E sorridendo ha ripreso:

Gesù a Luisa Piccarreta: La tua famiglia è la Trinità. Non ti ricordi, nei primi anni di letto, che ti condussi in Cielo, e dinanzi alla Trinità sacrosanta facemmo la nostra unione? E la Trinità ti dotò di tali doni che tu stessa non li hai conosciuti ancora. E come ti parlo del mio Volere, dei (suoi) effetti e valore, sono scoperti dei doni con cui fin d’allora fosti dotata. Della mia dote non ti parlo, perchè ciò che è tuo è mio. E poi, dopo pochi giorni, scendemmo dal Cielo tutte tre le Divine Persone, prendemmo possesso del tuo cuore, e formammo la nostra perpetua dimora. Prendemmo le redini della tua intelligenza, del tuo cuore, e di tutta te stessa, ed ogni cosa che tu facevi era uno sbocco della nostra volontà creatrice in te. Erano conferme che il tuo volere fosse animato da un volere eterno. Il lavoro è già fatto. Non resta altro che farlo conoscere, per fare che non solo tu ma anche gli altri possano prendere parte a questi grandi beni. E questo lo sto facendo, chiamando ora un mio ministro ed ora un altro, e anche ministri di lontane parti...” [80]

80
  • [80] Ibidem, p. 31. Questo brano, datato del 5 dicembre 1921, proviene dal quaderno n. 13 di Luisa.

Gesù ammette Luisa nei misteri del suo amore. Luisa rimane tuttavia una creatura fragile, capace di preoccuparsi di questo e di quello. In certi casi i suoi timori sono per le parole che sta scrivendo. Soffre il martirio all’idea che queste belle pagine possano un giorno servire la curiosità morbosa di persone indegne, divenire come delle perle date ai porci. Le dispiacerebbe che ciò si producesse. Gesù le viene ancora in aiuto, e per aiutarla a superare le preoccupazioni eccessive le dice:

Gesù a Luisa Piccarreta: “Figlia mia, non ti turbare. Questi scritti sono miei, non tuoi, ed in mano a chi potranno andare nessuno potrà toccarli per sciuparli. Io li saprò custodire e difendere perchè è roba che mi appartiene. Chiunque li prenderà con buona e retta volontà troverà una catena di Luce e d’Amore con cui amo le creature. Questi scritti li posso chiamare sfogo del mio amore, follie, deliri, eccessi del mio amore con cui voglio vincere la creatura affinchè ritorni nelle mie braccia, per farle sentire quanto l’amo. E per maggiormente farle conoscere quanto l’amo voglio giungere all’eccesso di darle il gran dono della mia Volontà come vita. Solo con essa l’uomo potrà mettersi al sicuro, e sentire le fiamme del mio Amore, le mie ansie, di quanto lo amo. Sicchè chi leggerà questi scritti con l’intenzione di trovare la verità, sentirà le mie fiamme, e si sentirà trasformato in amore, e mi amerà di più. Chi poi leggerà per trovare cavilli e dubbi, nella sua intelligenza resterà accecato e confuso dalla mia Luce e dal mio Amore. Figlia mia, il bene, le mie verità producono due effetti, uno contrario all’altro: ai disposti è luce per formare l’occhio nella loro intelligenza, e vita per dare la vita di santità che le mie verità racchiudono, agli indisposti li acceca e li priva del bene che le mie verità racchiudono. [...] Perciò, degli scritti avrò più interesse Io che tu, perchè sono i miei. Una sola verità sul mio 'Fiat' mi costa tanto che supera il valore di tutta la creazione. La Creazione è opera mia, invece la mia verità è Vita mia, è Vita che voglio dare alle creature. E lo puoi comprendere da ciò che hai sofferto, e dalle grazie che ti ho fatto per giungere a manifestarti le mie verità sul mio Santo Volere.”  [81]

81
  • [81] Ibidem, p. 47-48. Questo brano, datato del 19 maggio 1938, proviene dal quaderno n. 36 di Luisa.

Luisa comincia quasi tutti i capitoli dei suoi libri con l’espressione: “Proseguendo nel mio stato abituale”. Queste parole significano che Luisa è immersa nel soprannaturale. Il fatto di vivere in questo stato gli permette di partecipare a tutto ciò che Dio faIl suo “stato abituale” è dunque il fatto di vivere nel soprannaturale, immersa nel Divin Volere. Gesù l’incoraggia con espressioni di questo tipo:

Gesù a Luisa Piccarreta: “Continua il tuo volo nel mio Volere, perchè la volontà umana contiene debolezze, passioni, miserie, che sono veli che impediscono di entrare nel Volere eterno.” [82]

Un giorno Gesù confida a Luisa che la sua agonia al Getsemani è stata più penosa di quella della croce. Quest’ultima, le dice, era il trionfo su tutto, ed il completamento da tutto, ma il Getsemani ne era l’inizio. Gesù descrive la sua esperienza in questo modo:

Gesù a Luisa Piccarreta: “La colpa mi compariva così orrida, e più orribile della stessa morte. Nel capire soltanto che significa peccato, mi sentivo morire, e morivo davvero. Gridai al Padre, e fu inesorabile. Non c’era nessuno che mi desse un aiuto per non farmi morire. Gridai a tutte le creature che avessero pietà di me, ma invano. Sicchè la mia Umanità languiva, e stavo per ricevere l’ultimo colpo della morte. Sai tu chi ne impedì l’esecuzione e sostenne la mia Umanità a non morire? Prima fu la mia inseparabile Mamma. Ella, nel sentirmi chiedere aiuto, volò al mio fianco e mi sostenne, ed Io poggiai il mio braccio destro su di lei. La guardai quasi morente, e trovai in lei l’immensità della mia volontà integra, senza esserci stata rottura tra la Volontà mia e la sua. La mia Volontà è vita, e siccome la Volontà del Padre era irremovibile, e la morte mi veniva dalle creature, un’altra creatura che racchiudeva la vita della mia Volontà mi dava la vita. Ecco la mamma mia, che nel portento della mia Volontà mi concepì e mi fece nascere nel tempo, ora mi dà una seconda volta la vita per farmi compiere l’opera della Redenzione. Poi guardai a sinistra, e trovai la piccola figlia del mio Volere. Trovai te come prima, col seguito delle altre figlie della mia Volontà. E siccome la mia Mamma la volli con me come primo anello della Misericordia, per cui dovevamo aprire le porte a tutte le creature, volli perciò poggiare la destra. A te ti volli come primo anello di giustizia, per impedire che si sgravasse su tutte le creature come si meritano. Perciò volli poggiare la sinistra, affinchè la sostenessi insieme con Me. Con questi due appoggi Io mi sentii ridare la vita, e come se nulla avessi sofferto, con passo fermo andai incontro ai nemici. Ed in tutte le pene che soffrii nella mia Passione, molte di esse capaci di darmi la morte, questi due appoggi non mi lasciavano mai, e quando mi vedevano pressocchè a morire, con la mia Volontà che contenevano, mi sostenevano e mi davano come tanti sorsi di vita. Oh, prodigi del mio Volere! Chi mai può numerarli e calcolarne il valore? Perciò amo tanto chi vive nel mio Volere. Riconosco in lei il mio ritratto, i nobili miei lineamenti. Sento il mio stesso alito, la mia stessa voce. E se non l’amassi, defrauderei Me stesso. Sarei come un padre senza generazione, senza il nobile corteggio della sua corte, e senza la corona dei suoi figli. E se non avessi la generazione, la corte, la corona, come potrei chiamarmi re? Il mio Regno è formato da quelli che vivono nella mia Volontà. Da questo Regno scelgo la Madre, la Regina, i figli, i ministri, l’esercito, il popolo. Io sono tutto per loro, e loro sono tutti per Me.” [83]

82, 83
  • [82] Ibidem, p. 110. Questo brano, datato del 20 aprile 1923, proviene dal quaderno n. 15 di Luisa.
  • [83] Ibidem, pp. 100-101. Questo brano, datato del 19 novembre 1921, proviene dal manoscritto n. 13 di Luisa.

 

2. - Luisa Piccarreta: “Primogenita dei Figli di Luce della Seconda Generazione”.

Chi sono i “Figli della Luce”? Sono i Santi. Ce ne sono stati in passato e ne ce ne saranno in futuro.

Ma che differenza c’è tra prima e seconda generazione di Santi?  Che significa: “Figli della Luce della Prima Generazione, e “Figli della Luce della Seconda Generazione“Santi della Prima Generazione, e “Santi della Seconda Generazione?

L’espressione utilizzata da Gesù è nuova, e come tale può apparire strana, ma poi arrivano le spiegazioni. Per esempio, Luisa dice che i Santi del passato sono come i cespugli di una foresta, mentre i santi del futuro saranno come gli alberi della stessa foresta. Aggiunge che la santità del futuro supererà la santità del passato perché sarà una santità divina anziché umana.

Piazzate nel loro contesto, le parole di Luisa ci permettono di tirare tre conclusioni:

1) La parola generazione (come pure la parola secolo), nel linguaggio di Gesù non ha il significato nostro abituale. Nella mente divina esistono solo due “generazioni”, quella anteriore alla Fine dei Tempi, e quella posteriore alla Fine dei Tempi. La linea di demarcazione è data proprio dalla Fine dei Tempi. Questo ci aiuta a capire meglio alcune frasi evangeliche, come quella di Mt 24, 34, che dice: “In verità vi dico, non passerà questa generazione prima che tutto questo accada” . [84]

84
  • [84] Gesù chiama Luisa: "Primogenita dei Figli di luce della Seconda Generazione”. A me sembra evidente che i “Figli di Luce” della “Prima Generazione siano i Giusti e i Santi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ma chi sono allora i “Figli di Luce” della “Seconda Generazione”? Il mistico Stefano Cagnola mi ha rivelato che nel linguaggio di Dio esistono solo due generazioni, la presente e la futura, e solo due secoli, il secolo presente e il secolo futuro. La linea di demarcazione sarebbe quella della Fine dei Tempi. I “Figli di Luce” della “Seconda Generazione” saranno quindi le persone che accetteranno di vivere nella Divina Volontà, cosa che si realizzerà soprattutto dalla Fine dei Tempi in poi. (Da bambino pensavo che Gesù avesse detto una “bugia” nel dire ai suoi apostoli: “Questa generazione non passerà prima che tutto ciò non arrivi” – Mt 24, 30, e Mc 13, 30 – ma alla luce di questa rivelazione tutto mi diventa più chiaro). 

2) Siccome l’Umanità attuale è arrivata alla Fine dei Tempi, e praticamente tocca la linea di demarcazione, i Santi della prima generazionesono quelli del passato (anteriori alla Fine dei Tempi), mentre i Santi della seconda generazione sono quelli del futuro (posteriori alla Fine dei Tempi).

3) L’Umanità che vivrà dopo la Fine dei Tempi sarà essenzialmente diversa da quella che avrà vissuto prima della Fine dei Tempi.

Per chiarire il tutto è utile ascoltare una parte del dialogo che Gesù e Luisa hanno avuto il 6 ottobre 1922. Questo dialogo ci permette di vedere come saranno i Santi del futuro, quelli dell’Era nuova. Anche Luisa sembra un po’ disorientata di fronte a ciò che Gesù le rivela. Il dialogo è il seguente:

Gesù a Luisa Piccarreta: «Figlia mia, questo piano, questo fiumicello nel mio Volere, lo voglio da te. […] Se tutto ciò che è umano, sia anche un pensiero, non viene fatto nel mio Volere, il piano umano non prende possesso, il fiumicello non viene formato, ed il mio Volere non può scendere sulla terra per farsi conoscere e regnare. Ond’io, nel sentir ciò, Gli ho detto: »

Luisa Piccarreta a Gesù: «Amor mio, Gesù, possibile che dopo tanti secoli di vita della Chiesa, che ha messo fuori tanti Santi, molti dei quali hanno fatto stupire Cielo e terra delle loro virtù è delle meraviglie che hanno operato, non dovevano questi operare tutto nel Divin Volere, in modo da formare questo piano che Tu dici? Stavi aspettando proprio me, la più inabile, la più cattivella ed ignorante, per fare ciò? Pare proprio incredibile!»

Gesù a Luisa Piccarreta: «Senti, figlia mia, la mia Sapienza tiene mezzi e vie che l’uomo ignora, che è obbligato a piegare la fronte ed adorarlo in mutuo silenzio. E non sta a lui dettarmi leggi, chi devo scegliere, ed il tempo opportuno che la mia bontà dispone. E poi dovevo prima formare i Santi che dovevano rassomigliarmi e copiare nel modo più perfetto, per quanto a loro possibile, la mia Umanità. E questo l’ho già fatto. Ora la mia bontà vuol passare oltre, e vuole dare in eccessi più grandi d’amore; e perciò voglio che [i nuovi Santi, ndr] entrino nell’umanità mia e copino ciò che faceva l’anima della mia Umanità nella Divina Volontà. Se i primi hanno cooperato alla mia Redenzione di salvare le anime, di insegnare la Legge, di sbandire la colpa, limitandosi nei secoli in cui sono vissuti, i secondi passeranno oltre, copiando ciò che faceva l’Anima della mia Umanità nella Divina Volontà. Abbracceranno tutti i secoli, tutte le creature, ed elevandosi su tutti metteranno in vigore i diritti della Creazione che spettano a Me, e che riguardano le creature, portando tutte le cose alla prima origine della Creazione e allo scopo per cui la Creazione uscì. Tutto è ordinato in Me. Se la Creazione la misi fuori, deve ritornarmi ordinata come uscì dalle mie mani. Già il primo piano degli atti umani cambiati in divini nel mio Volere fu fatto da Me. Lo lasciai come sospeso, e la creatura nulla seppe, meno che la mia cara ed indivisibile Mamma, ed era necessario: se l’uomo non sapeva la via, la porta, le stanze della mia Umanità, come avrebbe potuto entrarvi dentro e copiare ciò che Io facevo? Ora il tempo è giunto che la creatura entri in questo piano e vi faccia anche del suo nel mio. Che meraviglia che ho chiamato te per prima? E poi, è tanto vero che ho chiamato te per prima, che a nessun’altra anima, per quanto a Me cara, ho manifestato il modo di vivere nel mio Volere, gli effetti di esso, le meraviglie e i beni che riceve la creatura operante nel Volere supremo. Riscontra quante vite di Santi vuoi, o libri di dottrine, in nessuno troverai i prodigi del mio Volere operante nella creatura, e la creatura operante nel mio. Al più troverai la rassegnazione, l’unione dei voleri, ma il Volere divino operante in essa, ed essa nel mio, in nessuno lo troverai. Ciò significa che non era giunto il tempo in cui la mia bontà doveva chiamare la creatura a vivere in questo stato sublime. Anche lo stesso modo come ti faccio pregare non si riscontra in nessun altro. Perciò sii attenta. La mia Giustizia lo esige, il mio Amore delira; perciò la mia Sapienza dispone tutto per ottenere l’intento. Sono i diritti, la gloria della Creazione che vogliamo da te. » [85]    

85
  • [85] Pablo-Martin Sanguiao: «Luisa Piccarreta, “La Piccola Figlia della Divina Volontà”», pp. 105-106. Questo brano, datato del 6 ottobre 1922, proviene dal manoscritto n. 14 di Luisa.

 

L’attività di Luisa: lavorare al tombolo.

 

Visto che Luisa è la “Primogenita delle anime che formeranno la Seconda Generazione dei Figli della Luce ”, in che cosa consiste la sua missione? La risposta è reperibile nelle parole del seguente dialogo avvenuto tra Luisa e Gesù il 26 novembre 1921.

Luisa racconta: «Stavo pensando a ciò che sta scritto il giorno 19 del corrente [mese, ndr] [86]  e dicevo tra me: “Com’è possibile che dopo la mia Mamma possa essere io il secondo poggio?”

86
  • [86] Il 19 novembre 1921.

Il mio dolce Gesù, attirandomi a Sè dentro una luce immensa mi ha detto:“Figlia mia, perchè ne dubiti? Qual’è la ragione?”

Ed io: “La mia grande miseria”

E Lui:“Questo mettilo da banda. E poi, se non eleggevo te, dovevo certo eleggere un’altra della famiglia umana, perchè questa si ribellò alla mia Volontà, e col ribellarsi mi tolse lo scopo della gloria, dell’onore che la Creazione doveva darmi. Quindi un’altra della stessa umana famiglia, con l’avere un continuo connesso col mio Volere, col vivere più con la mia Volontà che con la sua, abbracciando tutto nel mio Volere, doveva elevarsi su tutto per deporre ai piedi del mio trono la gloria, l’onore, l’amore che tutti gli altri non mi hanno dato. Unico scopo della Creazione fu che tutti compissero il mio Volere, non fu che l’uomo operasse cose grandi, anzi le guardo come un nonnulla e le disprezzo se non sono il frutto della mia Volontà. Perciò molte opere nel più bello vanno a sfascio, perchè la vita della mia Volontà non c’era dentro. Onde l’uomo, avendo rotto la sua volontà con ma mia, mi distrusse il più bello, lo scopo per cui lo avevo creato. Lui si rovinò completamente e mi negò tutti i diritti che mi doveva come [suo, ndr] Creatore. Ma le mie opere portano l’impronta dell’eterno, e non potevano la mia infinita Sapienza e il mio eterno Amore lasciare l’opera della Creazione senza i suoi effetti e i diritti che mi spettavano. Ecco perciò la Redenzione. Volli espiare con tante pene le colpe dell’uomo, e col non fare mai la mia volontà, ma sempre quella della Divinità, anche nelle cose più piccole, come il respirare, il guardare, il parlare, eccetera. La mia Umanità non si moveva nè aveva vita se non era animata dalla Volontà del Padre mio. Mi sarei contentato di morire mille volte anzichè dare un respiro senza il suo Volere. Con ciò riannodai di nuovo la volontà umana con la divina, [87]  e nella mia Persona, essendo anch’Io vero uomo e vero Dio, ridavo al Padre mio tutta la gloria e i diritti che gli convenivano. Ma il mio Volere e il mio Amore non vogliono essere soli nelle opere mie; vogliono fare altre immagini simili a Me. E la mia Umanità, avendo rifatto lo scopo della Creazione, per l’ingratitudine dell’uomo vidi lo scopo della Redenzione pericolante, e per molti andare quasi a sfascio. Perciò, per rifare che la Redenzione mi portasse gloria completa e mi desse tutti i diritti che mi si dovevano, presi un’altra creatura della famiglia umana, quale fu la mia Mamma, copia fedele della mia vita, in cui la mia Volontà si conservava integra, ed accentrai in Lei tutti i frutti della Redenzione, onde misi in salvo lo scopo della Creazione e Redenzione. E la mia Mamma, se nessuno avesse approfittato della Redenzione, mi avrebbe dato Lei tutto quello che le creature non mi avrebbero dato. Ora vengo a te. Io ero vero uomo e vero Dio, la mia cara Mamma era innocente e santa, ed il nostro amore ci spinse più oltre. Volevamo un’altra creatura che, concepita come tutti gli altri figli degli uomini, prendesse il terzo posto al mio fianco. Non ero contento che Io solo e la mia Mamma fossimo integri con la Volontà divina, volevamo gli altri figli, che a nome di tutti, vivendo in pieno accordo con la nostra Volontà, ci dessero gloria e amore divino per tutti. Quindi chiamai te “ab eterno”, quando nulla esisteva ancora quaggiù. E come vagheggiavo la mia cara mamma, deliziandomi, carezzandola e piovendo su di Lei a torrenti tutti i beni della Divinità, così vagheggiavo te, ti carezzavo, e i torrenti che piovevano sulla mia Mamma inondavano te, per quanto ne eri capace di contenere, e ti preparavano, ti prevenivano e, abbellendoti, ti davano la grazia che la mia Volontà fosse integra in te, e che non la tua ma la mia animasse anche i tuoi più piccoli atti. In ogni tuo atto scorreva la mia Vita, il mio Volere, e tutto il mio amore. Che contento! Quante gioie non provavo! Ecco perchè ti chiamo secondo poggio dopo la mia Mamma. Non su di te mi poggiavo, perchè tu eri nulla e non potevo poggiarmi, ma sulla mia Volontà che tu dovevi contenere. La mia Volontà è Vita, e chi la possiede, possiede la Vita e può sostenere l’Autore della stessa Vita. Onde, come in Me accentrai lo scopo della Creazione, e nella mia Mamma accentrai i frutti della Redenzione, così in te accentrai lo scopo della Gloria, come se in tutti fosse integro il mio Volere, e da cui verrà il drappello delle altre creature. Non passeranno le generazioni se non ottengo l’intento. »

87
  • [87] Prima di Gesù la volontà umana viveva separata dalla volontà divina. Con Gesù la volontà umana è ritornata nella Volontà divina. È un miracolo mistico. Col suo Sacrificio Gesù ha rimesso nella Volontà divina non soltanto la sua propria volontà (volontà umana) ma anche la volontà delle persone che più tardi lo riconosceranno come Redentore e Messia.

Luisa continua a raccontare: «Ond’io, stupita, ho detto:“Amor mio, possibile che la tua Volontà sia integra in me e che in tutta la mia vita non ci sia stata nessuna rottura tra la tua Volontà e la mia? Mi sembra che mi burli.”

E Gesù, con accento più dolce ancora: »

Gesù a Luisa Piccarreta: «No, non ti burlo. È proprio vero che non c’è stata rottura. Al più, lesa qualche volta, ed il mio Amore, come forte cemento, ha riparato queste lesioni e ha reso più forte l’integrità. Io sono stato a guardia di ogni tuo atto, e subito facevo scorrere il mio Volere come al posto d’onore. Lo sapevo Io che molte grazie ci volevano, dovendo operare il più grande miracolo che esiste nel mondo, qual’è il vivere continuato nel mio Volere. L’anima deve assorbire tutto un Dio nel suo atto, per ridarlo di nuovo integro come lo ha assorbito, e poi assorbirlo di nuovo. Perciò oltrepassa lo stesso miracolo dell’Eucaristia. Gli accidenti non hanno ragione, nè volontà, nè desideri che possano opporsi alla mia Vita sacramentale, sicchè niente ci mette l’ostia. Tutto l’operato è mio. Se lo voglio lo faccio. Invece, per far succedere il miracolo di vivere nel mio Volere dovevo piegare una ragione, una volontà umana, un desiderio, un amore puramente libero. Quanto non ci vuole?Perciò ci sono anime abbondanti che si comunicano, e prendono parte al miracolo dell’Eucaristia perchè meno si sacrificano, ma dovendosi più sacrificare nel far succedere il miracolo che la mia Volontà abbia vita in loro, pochissime sono quelle che si dispongono. » [88]

88
  • [88] Pablo-Martin Sanguiao: «Luisa Piccarreta, “La Piccola Figlia della Divina Volontà”», pp. 102-104. Questo dialogo, datato del 26 novembre 1921, proviene dal quaderno n. 13 di Luisa.

I due brani seguenti continuano a descrivere la missione di Luisa, sempre vista come “Primogenita delle anime che formeranno la Seconda Generazione dei Figli della Luce”.

1. Gesù a Luisa Piccarreta: «Ecco pure perchè ti parlo spesso del vivere nel mio Volere, che finora non ho manifestato a nessuno. Al più hanno conosciuto l’ombra della mia Volontà, la grazia la dolcezza che contiene il farla, ma penetrarvi dentro, abbracciarne l’immensità, moltiplicarsi con Me e penetrare ovunque – anche stando in terra – e in Cielo e nei cuori, deporre i modi umani e agire coi modi divini, questo non è conosciuto ancora, tanto che a non pochi sembrerà strano. E chi non tiene aperta la mente alla luce della Verità non ne comprenderà nulla. Ma Io a poco a poco mi farò strada, manifestando ora una verità, ora un’altra di questo vivere nel mio Volere, che finiranno col comprenderlo. » [89]

2. Gesù a Luisa Piccarreta: «Era stato questo lo scopo della creazione dell’uomo: farlo vivere come nostro figlio, e mettere in comune con lui i nostri beni affinchè lui fosse in tutto felice, e Noi restassimo divertiti della sua felicità. Ora, il vivere nel mio Volere è proprio questo: è il farci restituire lo scopo, le gioie, le feste della Creazione. [...] A te forse sembra nulla, oppure che ci siano cose simili nella mia Chiesa. No, no. Per Me invece è il tutto delle mie opere, e come tale devi apprezzarlo ed essere più attenta a compiere la missione che voglio da te. » [90]  

89, 90
  • [89] Ibidem, p. 93. Questo dialogo, datato del 29 gennaio 1919, proviene dal quaderno n. 12 di Luisa.
  • [90] Ibidem, pp. 112-113. Questo dialogo, datato del 20 febbraio 1924, proviene dal quaderno n. 16 di Luisa.

Nel realizzare il secondo Fiat trinitario, quello della Redenzione, Gesù si è fatto aiutare da sua Madre, che ha saputo conservare la Volontà divina sempre intatta. Per realizzare il terzo Fiat trinitario, quello della Santificazione, lo Spirito di Dio ha scelto Luisa Piccarreta, una persona d’aspetto del tutto ordinario. A questo proposito, ecco quel che Gesù e Luisa si sono detti:

Gesù a Luisa Piccarreta: «Ora, la tua missione di far conoscere l’eterna Volontà s’intreccia con la mia e con quella della mia cara Madre. E dovendo servire al bene di tutti,  era necessario accentrare in una creatura questo Sole eterno del mio Volere, onde, come missione unica, questo Sole potesse far sfolgorare da una i suoi raggi, affinchè tutti potessero prendere il bene della sua luce. Ciò comporta che, per decoro ed onore della mia Volontà Io dovevo versare in te tali grazie, luce, amore e conoscenza di essa, come forieri e preparativi che si convenivano all’abitazione del Sole del mio Volere.Anzi, tu devi sapere che, come la mia Umanità, per l’ufficio di Redentore, concepì tutte le anime, così in te, per la missione e per l’ufficio che hai di far conoscere e regnare la mia Volontà, doveva avvenire che, come vai facendo i tuoi atti nella mia Volontà per tutti, tutte le creature restano concepite nella tua Volontà. Come vai ripetendo i tuoi atti nella mia Volontà, così formi tanti sorsi di vita di Volontà divina per poter alimentare tutte le creature, che in virtù della mia Volontà restano come concepite nella tua ...Non senti come nella mia Volontà tu abbracci tutti, dalla prima all’ultima creatura che dovrà esistere sulla terra, e per tutti vorresti soddisfare, amare, compiacere questa suprema Volontà, legarla a tutti, togliere tutti gli ostacoli che impediscono il suo dominio nelle creature, farla conoscere da tutti, e ti esibisci tu a soddisfare per tutti, anche con pene, questa Volontà suprema che tanto ama farsi conoscere, e regnare in mezzo alle creature?A te è dato, figlia primogenita del mio Divin Volere, di far conoscere i pregi, il valore, il bene che contiene ed il suo eterno dolore di vivere sconosciuta, nascosta, in mezzo alle umane generazioni, anzi, dai cattivi disprezzata e offesa, e dai buoni messa alla pari delle altre virtù, come se fosse una piccola luce accesa dagli uomini, quali sono le virtù a paragone di Essa, e non un Sole eterno, qual’è la mia Volontà.La missione della mia Volontà è la più grande che può esistere. Non c’è bene che da Essa non discenda, non c’è gloria che da Essa non mi venga. Tutto Essa accentra in Sè: le nostre operazioni interne e quelle che abbiamo messo fuori, la creazione degli Angeli, del mondo, degli uomini, tutte le virtù, tutti i meriti, tutte le predestinazioni, tutti i beni, tutta la gloria degli eletti, tutti i misteri dell’Amore infinito ancora sconosciuti dagli uomini, e presente, e passato, e futuro, tutto in un Atto ed in atto, e in un punto solo. [91]

91
  • [91] Ibidem, pp. 115-116. Questo dialogo, datato del 1 maggio 1925, proviene dal quaderno n. 17 di Luisa.

Succede che alle volte Luisa faccia a Gesù delle domande originali. Come un maestro paziente, Gesù si serve delle domande di Luisa per sviluppare tutti gli argomenti. Un giorno Luisa fa entrare nella conversazione il Papa di Roma e la gerarchia della Chiesa! Secondo lei il Papa sarebbe molto più adatto a svolgere la missione che Gesù vuole affidare a lei… lei, così piccola, sconosciuta, debole, poco istruita. Nella sua risposta Gesù le spiega che è tipico del suo Volere supremo operare i più grandi prodigi in cuori vergini, sconosciuti, umili al punto da apparire insignificanti, piuttosto che in cuori molto in vista. Ecco un estratto del dialogo:

Luisa racconta: «Ora pensavo tra me: “Se Gesù ama tanto che questo modo di vivere nel Divin Volere sia conosciuto, dovendo essere una nuova epoca che tanto bene deve portare da sorpassare gli stessi beni della Redenzione, poteva parlare al Papa che, come capo della Chiesa, avendone l’autorità, potrebbe influire subito sulle membra di tutta la Chiesa, col far conoscere questa celeste dottrina , e portare questo gran bene alle umane generazioni; oppure a qualche persona autorevole. A questa sarebbe più facile, ma a me, povera ignorante, sconosciuta... Come potrò far conoscere questo gran bene?”

E Gesù, sospirando e stringendomi più forte a Sè, mi ha detto: »

Gesù a Luisa Piccarreta: «Figlia carissima, il mio supremo Volere è solito di fare le opere più grandi in anime vergini e sconosciute, e non solo vergini di natura, ma vergini anche di affetto, di cuore, di pensiero, perchè la vera Verginità è l’ombra divina, ed Io, solo nella mia ombra posso fecondare le mie opere più grandi. Anche ai tempi in cui venni a redimere vi erano i Pontefici, le autorità, ma non andai da loro, perchè l’ombra mia non c’era. Perciò elessi una vergine sconosciuta a tutti, ma ben nota a Me. E se la vera verginità è l’ombra mia, con l’eleggerla sconosciuta, era la gelosia divina, che volendola tutta per Me, la rendevo sconosciuta a tutti gli altri. Ma con tutto ciò che questa vergine celestiale fosse sconosciuta, Io mi feci conoscere, facendomi strada per far conoscere a tutti la Redenzione. Quanto più grande è l’opera che voglio fare, tanto più vado coprendo l’anima con la superficie delle cose più ordinarie.  Ora, nelle persone che tu dici, essendo persone conosciute, la gelosia divina non potrebbe mantenere la sua sentinella, e l’ombra divina, oh, quant’è difficile trovarla! E poi, Io eleggo chi mi piace. È stabilito che due vergini debbano venire in aiuto dell’umanità, una per far salvare l’uomo, e l’altra per far regnare la mia Volontà sulla terra, per dare all’uomo la sua felicità terrestre, per unire le due volontà, la Divina e la umana e farne una sola, affinchè lo scopo per cui fu creato l’uomo abbia il suo pieno compimento. Ci penserò Io a farmi via per far conoscere ciò che voglio. Quello che mi sta a cuore è avere la prima creatura dove accentrare questo mio Volere, e che in lei abbia vita, come in Cielo così in terra. Il resto verrà da sè. Perciò ti dico sempre: continua il tuo volo nel mio Volere, perchè la volontà umana contiene debolezze, passioni, miserie, che sono veli che impediscono di entrare nel Volere eterno. » [92]

92
  • [92] Ibidem, pp. 109-110. Questo brano, datato del 20 aprile 1923, proviene dal manoscritto n. 15 di Luisa.

 

3. - Gesù ci istruisce sul Volere divino

Brano # 1[93] Il brano che segue, datato del 13 maggio 1924, dice che la vera adorazione consiste nell’accordo della volontà umana con la divina.

93
  • [93] Passi Scelti sulla Divina Volontà; p. 60-62. In prima pagina si può leggere: “Pro manuscripto. A cura dell’Associazione del Divin Volere, Milano. Arimini, 6 febbraio 1971. Sac. Amedeo Polverelli Cens. Eccl. Imprimatur. In Curia Vesc. Arimini, die 6-2-1971. Can. Emilio Pasolini Vicario Generale”.

Luisa racconta: Stavo facendo le mie solite preghiere, e mentre tutta mi abbandonavo nelle braccia della Volontà Suprema per fare in Essa le mie adorazioni alla Maestà divina, il mio Gesù mi ha detto:  

Gesù a Luisa Piccarreta: «Figlia mia, la vera e perfetta adorazione sta nell’accordo completo dell’unione della Volontà di Dio con l’anima. Quanto più l’anima fa una la sua volontà con quella del Creatore, tanto più è completa e perfetta la sua adorazione. E se la volontà umana non è una colla Divina, e non è disposta a ricevere il bacio dell’unione della Volontà suprema, invece di adorazione può offrirmi indifferenza e freddezza. Il primo atto di adorazione è quello di riconoscere la Volontà del suo Creatore per compierla.  Se questo non c’è, succede allora che con le parole si adora, ma coi fatti si fa il contrario. Dunque l’accordo della volontà umana con la Divina Volontà è il primo anello di congiunzione tra il Creatore e la creatura, e da questo anello scendono in lei, come da dentro un canale, le virtù divine, e producono in essa la vera adorazione, il perfetto amore verso il suo Creatore; ed ogni qualvolta l’anima si eleva per tuffarsi in questa Volontà Eterna, altrettante varietà di bellezza divina acquista. Perciò l’anima che fa la mia Volontà diviene la mia gioia, il mio contento, ed Io, col pennello del mio Volere tra le mani, come si tuffa nel mio Volere, così la ritocco, e le imprimo una sfumatura di più della mia bellezza, del mio amore, della mia santità, e di tutte le mie qualità divine.  Sicchè per me è lo stesso stare in Cielo che stare in essa, perchè trovo la medesima adorazione, la mia Volontà, il mio amore.E siccome alla creatura c’è sempre da poter dare, Io mi atteggio ora da valente pittore, e dipingo in lei la mia immagine, or da maestro, e le insegno le dottrine più alte e sublimi, or da amante appassionato che do e voglio amore!  Insomma faccio uso di tutte le arti per arricchirla sempre più.  E quando il mio Amore, offeso dalle creature, non trova dove rifugiarsi, dove mettersi al sicuro, e sta per prendere la via della volta dei Cieli, allora mi rifugio nell’anima che contiene la mia Volontà, e trovo in lei la mia potenza che mi difende, il mio Amore che mi ama,  la mia pace che mi dà riposo.  Insomma trovo ciò che voglio. Quindi la mia Volontà congiunge insieme Cielo e terra, e da questa unità di volere scaturiscono tutti i beni possibili ed immaginabili. Sicchè l’anima che fa la mia Volontà, posso dire che è tutto per me, ed Io sono tutto per lei.» 

Brano # 2. [94]   Il brano seguente, datato del 31 maggio 1926, spiega la differenza che c’è tra l’anima che vive nel Divin Volere e quella che vive rassegnata.  La prima è come il sole, l’altra invece è come la terra. La terra vive degli effetti del sole. In questo senso la terra dipende dal sole, mentre invece il sole non dipende dalla terra.

94
  • [94] Ibidem; p. 69-75.

Luisa racconta: «Ero tutta immersa nella luce del Divin Volere, quando Gesù tutto tenerezza e tutto amore mi ha detto:

Gesù a Luisa Piccarreta: “Figlia mia, voglio farti conoscere ancora meglio la gran differenza che passa tra chi vive nel mio Volere nell’unità della sua Luce, e tra chi si rassegna e si sottopone alla mia Volontà. Osserva: il sole sta nella volta dei cieli e spande i suoi raggi sulla superficie della terra.  Sembra che tra terra e sole ci sia una specie d’accordo, il sole col toccare la terra e la terra col ricevere la luce ed il tocco del sole. Ora la terra, col ricevere il tocco della luce, sotto-ponendosi al sole, riceve gli effetti che contiene la luce, e questi effetti trasmutano la sua faccia, la fanno rinverdire, fiorire, le sviluppano le piante, le maturano i suoi frutti, ed operano tante altre meraviglie che abbelliscono il creato. Ora il sole, col dare i suoi effetti, non dà la sua luce, anzi, quasi geloso, ne conserva la sua unità.  Gli effetti poi non sono duraturi, e perciò si vede la povera terra ora tutta fiorita, ora tutta spoglia.  Ad ogni stagione si cambia, subisce mutazioni.Se il sole desse alla terra effetti e luce, la terra si cambierebbe in sole e non avrebbe più bisogno di mendicare gli effetti perchè, contenendo in sè la luce, diverrebbe padrona della sorgente degli effetti che il sole contiene. Ora tale è l’anima che si rassegna e si sottopone alla mia Volontà: vive degli effetti che ci sono in essa, e non possedendo la luce non possiede la sorgente degli effetti che nel sole dell’Eterno Volere ci sono, e perciò si vede quasi come terra, ora ricca di virtù, ora povera, e si muta ad ogni circostanza.  Se poi non è rassegnata e sottoposta alla mia Volontà, allora si rassomiglia alla terra che non si volesse far toccare dalla luce del sole, e quindi squallida e senza un filo d’erba. Tale restò Adamo dopo il peccato: perdette l’unità della luce e quindi la sorgente dei beni ed effetti che il sole della mia Volontà contiene; non sentì più in se stesso la pienezza del Sole divino, non vide più in lui quell’unità della luce che il suo Creatore aveva fissato nel fondo dell’anima sua per cui comunicandogli la sua somiglianza faceva di lui una sua copia fedele. Prima di peccare, possedendo la sorgente dell’unità della luce della Volontà del suo Creatore, ogni suo piccolo atto era un raggio di luce, che invadendo la Creazione tutta andava a fissarsi nel centro del suo Creatore portandogli l’amore ed il contraccambio di tutto ciò che era stato fatto per lui in tutta la Creazione. Era lui che armonizzava tutto ciò che era stato fatto per lui in tutta la Creazione.  Era lui che armonizzava tutto e formava la nota d’accordo tra il cielo e la terra. Ma come si sottrasse dalla mia Volontà, non più i suoi atti come raggi invadevano cielo e terra, ma si restrinsero quasi come piante e fiori nel piccolo circuito della sua natura umana.  Sicchè perdendo l’armonia con tutta la Creazione, diventò la nota scordante di tutto il Creato. Oh, come scese nel basso e pianse amaramente l’unità della luce perduta, che elevandolo sopra tutte le cose create faceva di lui il piccolo Dio della terra! Ora, figlia mia, da quello che ti ho detto puoi ben comprendere che il vivere nella mia Volontà è possedere la sorgente dell’unità della luce del mio Volere con tutta la pienezza degli effetti che in esso ci sono.  Sicchè in ogni atto della creatura sorge la luce, l’amore, l’adorazione, ecc., che costituendosi atto per ogni atto, amore per ogni amore, come luce solare invadono tutto, armonizzano tutto, accentrano tutto in lei, che come fulgido raggio porta al suo Creatore il contraccambio di tutto ciò che ha fatto per tutte le creature è la vera nota d’accordo tra cielo e terra. Vedi dunque che gran differenza passa tra chi possiede la sorgente dei beni che contiene il sole della mia Volontà, e tra chi vive degli effetti di Essa!  È la medesima differenza che passa tra il sole e la terra: il sole possiede sempre la pienezza della luce e degli effetti, è sempre sfolgorante e maestoso nella volta dei cieli, nè ha bisogno della terra; e mentre tocca tutto, esso è intangibile, non si fa toccare da nessuno, e se qualcuno ardisse anche di fissarlo, colla sua luce esso lo eclissa, lo acceca e lo atterra. La terra invece ha bisogno di tutto.  Si fa toccare, spogliare, e se non fosse per la luce del sole e dei suoi effetti sarebbe come una tetra prigione, piena di squallida miseria. Perciò non c’è paragone che regga tra chi vive nella mia Volontà e chi si sottopone ad Essa.L’unità della luce la possedette Adamo prima di peccare, ma poi non potè più recuperarla stando in vita.  Di lui successe come alla terra, che girando intorno al sole, non essendo fissa, mentre gira la parte che si oppone al sole si trova nelle tenebre della notte.  Ora per renderlo fermo di nuovo e così poter godere l’unità di questa luce, ci voleva un riparatore superiore a lui, ci voleva una forza divina per raddrizzarlo: ecco la necessità della Redenzione.Solo la mia celeste Mamma possedette l’unità della luce del mio Divin Volere, e perciò più che sole può dare luce a tutti.  Tra lei e la Maestà suprema non ci fu mai notte, nè ombra alcuna, ma sempre pieno giorno, e perciò in ogni istante quest’unità della luce del mio Volere faceva scorrere in lei tutta la vita divina, che le portava mari di luce, di gioie, di felicità, di cognizioni divine; mari di bellezza, di gloria, d’amore.  E lei, come in trionfo, portava al suo Creatore tutti questi mari come suoi, per attestargli il suo amore, la sua adorazione. Possedeva tanto amore che, come connaturale, poteva amare per tutti, adorare e supplicare per tutti.  I suoi più piccoli atti, fatti nell’unità di questa luce, erano superiori ai più grandi atti, ed a tutti gli atti insieme di tutte le creature.  I sacrifici, le opere, l’amore di tutte le altre creature sono come quasi piccole fiammelle di fronte al sole, goccioline d’acqua di fronte al mare degli atti della Sovrana Regina. Fu in virtù dell’unità di questa luce del Supremo Volere che in lei trionfò tutto, vinse il suo stesso Creatore e lo fece prigioniero nel suo materno seno.  Ah, solo l’unità di questa luce del mio Volere poteva operare un tanto prodigio!  Adamo col perdere questa unità della luce si capovolse e formò la notte del suo spirito, le debolezze, le passioni per sè, per le generazioni venture.  La Vergine eccelsa invece, col non fare mai la sua volontà, formò in lei il giorno eterno, e fece spuntare il Sole di Giustizia per tutte le generazioni.  Se la Vergine Regina non avesse fatto altro che conservare nel fondo dell’anima sua immacolata l’unità della luce dell’eterno Volere, ciò sarebbe bastato per ridarci la gloria di tutti, gli atti di tutti, ed il contraccambio dell’amore di tutta la Creazione.  La Divinità, per mezzo suo, in virtù della mia Volontà, si sentì ritornare le gioie e la felicità che aveva stabilito di ricevere per mezzo della Creazione.  Perciò lei si può chiamare la Regina, la Madre, la Fondatrice, la base e lo specchio della mia Volontà, in cui tutti possono rimirarsi per ricevere da lei la vita di essa. Infine, figlia mia, Adamo nello stato d’innocenza e la mia Mamma Celeste possedettero l’unità della luce della mia Volontà non per virtù propria, ma per virtù comunicata da Dio.  Invece la mia umanità la possedette per virtù propria, perchè in essa non solo c’era l’unità della luce del Supremo Volere, ma anche il Verbo eterno; perciò superò in modo infinitamente perfetto tanto Adamo innocente, quanto la stessa Madre mia, perchè in loro era grazia, in Me era natura.  Loro dovevano attingere da Dio la luce, la grazia, la potenza, la bellezza, in Me c’era la fonte che faceva sorgere la luce, la bellezza, la grazia, ecc. Perciò, figlia mia, sii attenta.  Il tuo Gesù tiene la fonte di tutti i beni, fonte che sempre sorge per sempre comunicarteli: perciò ho tanta premura di farti conoscere la lunga storia della mia suprema Volontà, e numerarti i grandi prodigi che essa contiene”.»

Brano # 3. [95] Nel brano che segue, datato del 9 aprile 1926, Gesù spiega la differenza che c’è tra la Volontà di Dio, divina in tutto, e le nostre virtù.

95
  • [95] Ibidem: pp. 62-69.

Luisa racconta: «Stavo pensando e ragionavo tra me: il mio dolce Gesù mi ha manifestato tante verità grandi, mirabili, altissime, meravigliose circa  la Volontà di Dio; eppure a me sembra che le creature non hanno un concetto esatto di essa, nè provano impressione alcuna delle meraviglie che in Essa ci sono, anzi, sembra che la mettano a pari delle virtù, e forse ci tengono più a queste che alla santissima Volontà di Dio. Mentre così ragionavo, il mio amabile Gesù, tutto tenerezza, ha detto: »

Gesù a Luisa Piccarreta: «Figlia mia, vuoi sapere il perchè? Le virtù che si praticano sulla terra di rado escludono fini umani, stima propria, propria gloria, amore di comparire e di piacere a persone, e in ciò la volontà umana guadagna sempre qualche cosa.  Invece quando si fa la mia Volontà, questa, la prima cosa che atterra è l’umano volere e non tollera nessun fine umano. Essa è di Cielo e vuol mettere nell’anima ciò che è divino ed al Cielo appartiene, sicchè il proprio io resta digiuno e si sente morire.  In una parola, la mia Volontà vuole il suo Cielo nel fondo dell’anima, altrimenti resterebbe inceppata e non potrebbe svolgere la sua vita divina. Quindi, grande è la differenza che passa tra le virtù e la mia Volontà, tra la santità dell’una e dell’altra. Le virtù possono essere delle creature, e possono formare al più una santità umana, la mia Volontà è di Dio e perciò forma una santità tutta divina.  Vedi dunque che gran differenza. Siccome le creature sono abituate a guardare nel basso, loro fanno più impressione le piccole lucerne delle virtù, che il gran sole della mia Volontà.  Osserva per poco l’azione che il sole esercita sulla terra quando esso sorge; tutte le cose cambiano aspetto: le piante sembrano inargentate ed imperlate, i fiori ricevono la vita del proprio profumo e del diverso colore a seconda della diversità di essi; sembra che tutte le piante ricevano a sorsi a sorsi la vita della luce del sole per svilupparsi e formarsi. Eppure una è la luce, uno il calore, null’altro si vede.  Ma donde scaturiscono tanti diversi effetti e tante varie tinte che riceve la natura? Tutti dal sole, perchè il sole tiene il germe della fecondità, il germe della sostanza di tutti i colori nella sua luce e nel suo calore. Non si può dare una cosa se non si possiede. Così il sole non avrebbe potuto dare nè la fecondità, nè la dolcezza ai frutti, nè il colorito ai fiori, nè operare tante meraviglie sulla terra se non contenesse in sè tutti gli effetti che produce. Simbolo della mia Volontà è il sole.Come sorge sull’anima, così la vivifica, la imperla di grazie, le dà le tinte più belle della santità divina, la trasforma in Dio. Essa col dare nulla perde, come niente perde il sole col fare tanto bene alla terra, anzi resta glorificato nell’opera della creatura. Il nostro Essere è sempre in perfetto equilibrio, nè cresce, nè può decrescere. È come se al mare un vento investa la superficie e formi delle onde.  Se queste straripano, il mare nulla perde, perchè come le acque straripano, così subito il mare torna allo stesso livello di prima. Così succede tra Dio e l’anima.  Questa è come un piccolo vento che forma le onde sul mare divino.  Può prendere quant’acqua vuole, ma il nostro mare rimarrà sempre al suo livello, perchè la nostra natura non è soggetta a subire mutazioni.  Perciò più prenderà, tanto più mi darà gusto, ed Io resterò glorificato in lei”.

Luisa racconta: «Dopo ciò stavo pensando che differenza passa dal farsi dominare dalla Volontà di Dio e farsi dominare dalla volontà umana. Mentre ciò consideravo, mi sembrava di vedere un uomo curvo la cui fronte toccava le ginocchia, coperto di un velo nero involto in una nebbia fitta che gli impediva di vedere la luce.  Poveretto, sembrava ubriaco, e barcollando cadeva ora a destra, ora a sinistra.  Veramente faceva pietà. Ora mentre ciò vedevo, il mio dolce Gesù mi ha detto: »

Gesù a Luisa Piccarreta: «Figlia mia, quest’uomo è l’immagina di chi si fa dominare dalla propria volontà. Il volere umano incurva tanto l’anima, che questa è costretta a guardare sempre la terra, per cui questa sola conosce ed ama. Questa conoscenza e quest’amore poi formano una nebbia fitta e nera, che tutta la involge, le toglie la vista del cielo e la luce delle verità eterne. In tal modo la ragione umana resta ubriaca delle cose della terra e quindi non ha il passo fermo, e barcolla a destra e a sinistra, involgendosi nelle tenebre fitte che la circondano. Vedi dunque che non c’è sventura più grande per un’anima che  farsi dominare dalla propria volontà! Invece tutto il contrario avviene a chi si fa dominare dalla mia Volontà. Il mio Volere fa crescere l’anima talmente dritta, che questa è impossibilitata a piegarsi verso terra.  Essa guarda sempre al cielo, per cui non vede che luce, che eclissando e facendo scomparire tutte le cose della terra, le mostra soltanto ciò che è celeste, perciò altro non conosce ed ama che il Cielo e tutto ciò che al Cielo appartiene. La mia Volontà le rende il passo fermo, quindi non c’è pericolo che possa barcollare menomamente.  Con la (sua) luce con cui l’avvolge, le illumina la mente, che passa da una verità all’altra, scoprendole arcani divini, misteri ineffabili, gioie celesti.È la più grande fortuna per un’anima il farsi dominare dalla mia Volontà.  Allora essa tiene la supremazia di tutto, occupa il primo posto d’onore in tutta la creazione, e continuamente si porta al Padre celeste per ricantargli la sua gloria, il suo amore, i prodigi della sua eterna Volontà. E il Padre, a sua volta, le comunica il suo Amore che in lei si riversa abbondantemente, i suoi mari di grazie, che continuamente straripano dal Seno divino, i primi baci, le carezze più amorose. Solo a lei ci è dato di affidare i Nostri segreti, perchè essendo la più vicina a Noi, è sempre con Noi, la facciamo parte di tutte le cose Nostre. Noi formiamo la sua vita, la sua felicità, perchè essendo la volontà sua una con la Nostra, e possedendo il nostro Volere, la nostra stessa felicità, non è meraviglia che possa dare anche a Noi gioie e felicità, e quindi ci felicitiamo a vicenda. Figlia mia, la nostra Volontà contiene potenza creatrice, quindi crea nell’anima la forza, la grazia, la luce, onde l’anima sente in sè una forza divina, come se fosse sua, una grazia sufficiente per il bene che deve fare o per una pena che le tocca soffrire, una luce che le fa vedere il bene che connaturalmente fa.  E così, allettata dalla bellezza dell’Opera divina che compie, gioisce e fa festa.  Sì, le opere che compie la mia Volontà nell’anima hanno l’impronta della gioia e d’una festa perenne.  Questa festa fu iniziata dal mio “Fiat” nella creazione, ma interrotta dalla rottura della volontà umana con quella di Dio; e come l’anima fa operare e dominare in sè il Supremo Volere, così la festa riprende il suo corso, e tra la creatura e Noi si ripristinano le gioie, gli amori, le delizie. In Noi non esiste l’infelicità, nè il dolore.  Come potevamo darlo alle creature?  E se esse sentono l’infelicità è perchè lasciano (abbandonano) la Volontà divina e si chiudono nel piccolo campo della volontà umana.  E solo quando ritornano nel Supremo Volere trovano le gioie, la felicità, la potenza, la forza, la luce, la bellezza del loro Creatore.  Tutti questi beni poi, facendoli come cose proprie, sentono in loro una sostanza divina come connaturale, che giunge a dar loro gioie e felicità nello stesso dolore. Nella volontà umana invece non c’è una potenza creatrice, per cui se essa volesse esercitare le virtù, non potrebbe creare la pazienza, l’umiltà, l’ubbidienza, ecc.  Ecco perchè sente lo stento, la fatica per poter praticare le virtù; ed il motivo è perchè le manca la Forza divina per sostenerla, la Potenza creatrice per alimentarla e darle vita. Di qui la sua incostanza, per cui passa con facilità dalle virtù ai vizi, dalla preghiera alla dissipazione, dalla Chiesa ai divertimenti, dalla pazienza all’impazienza.  E tutto questo miscuglio di bene e di male produce l’infelicità nella creatura. Invece chi fa regnare in sè la mia Volontà, sente la fermezza nel bene, sente che tutte le cose gli portano la felicità, la gioia, tanto più che tutte le cose da Noi create portano l’impronta, il germe della gioia e della felicità di Colui che le creò; perchè furono create da Noi per portare tutta la felicità all’uomo, avendo avuto ciascuna cosa creata il mandato da Noi di partecipare alla creatura la felicità, la gioia che posseggono. Difatti qual gioia e felicità non porta la luce del sole?  Qual piacere non porta alla vista il cielo azzurro, un prato fiorito, un mare che mormora?  Qual gusto non porta al palato un frutto dolce e saporito, un’acqua freschissima, e tante altre cose? Tutte le cose create, nel loro muto linguaggio dicono all’uomo: ti portiamo la felicità, la gioia del nostro Creatore. Ma in chi trovano l’eco della gioia loro e della felicità loro?  Solo in chi trovano regnante e dominante la mia Volontà, perchè essendo unica la volontà che regna integra in loro, che possiede lo stesso Dio e che regna nell’anima, comuni diventano i mari di gioie, di felicità e di contenti.  Sicchè è una vera festa. Perciò, figlia mia, ogni qualvolta ti fondi nella mia Volontà e fai il giro per (di) tutte le cose create per suggellarmi il tuo amore, la tua gloria, la tua adorazione su ciascuna cosa creata, mi sento rinnovare la gioia, la felicità, la gloria, come nell’atto quando mettemmo all’esistenza tutta la Creazione. Tu non puoi capire la festa che ci fai quando vediamo che tu, con la tua piccolezza, volendo abbracciare tutto nella nostra Volontà, ci ricambi in amore, in gloria, per tutte le cose create.  Allora è tanta la nostra gioia, che siamo tutti intenti a goderci la gioia, la festa che ci dai. Il vivere nel supremo Volere è la cosa più grande per Noi e per l’anima, è lo sbocco del Creatore sulla creatura, perchè riversandosi su di essa le dà la sua forma, e le partecipa tutte le qualità divine, in modo che ci vediamo ripetere da lei le opere nostre, la gioia nostra, la nostra felicità. »

 

4. – Gesù rivela a Luisa l’età dell’uomo

Da quanto tempo la specie umana è presente sulla terra? La scienza tenta di rispondere, ma le sue risposte variano da uno scienziato all’altro, e da un’epoca all’altra. Nel testo che segue, scritto da Luisa Piccarreta il 29 gennaio 1919, Gesù ci dice che la storia dell’umanità è cominciata sei mila anni fa. Gesù si esprime in questi termini:

Gesù a Luisa Piccarreta: «Figlia mia diletta, voglio farti sapere l’ordine della mia provvidenza : in ogni corso di due mila anni ho rinnovato il mondo. Dopo i primi due mila anni lo rinnovai col diluvio. Dopo i secondi due mila anni i buoni e gli stessi santi sono vissuti dei frutti della mia Umanità, e a sprazzi hanno goduto della mia Divinità. Ora siamo circa al termine dei terzi due mila anni, e ci sarà una terza rinnovazione. Ecco perciò lo scompiglio generale. Esso non è altro che un preparativo, appunto, a questa terza rinnovazione. E se nella seconda manifestai ciò che faceva e soffriva la mia Umanità, pochissimo ciò che operava la Divinità, ora in questa terza rinnovazione, dopo che la terra sarà purgata, ed in gran parte distrutta la generazione presente, sarò ancora più largo con le creature, e compirò la rinnovazione col manifestare ciò che faceva la mia Divinità nella mia Umanità, come agiva il mio Volere divino col mio volere umano, come tutto restava concatenato in Me, come tutto facevo e rifacevo, ed anche un pensiero di ciascuna creatura era rifatto da Me e suggellato col mio Volere divino.Il mio Amore vuole sfogo, e vuole fare conoscere gli eccessi che operava la mia Divinità nella mia Umanità a prò delle creature, che superano di gran lunga gli eccessi che operava esternamente la mia Umanità. » [96]   

Il testo che segue, scritto da Luisa nel 1925, conferma il precedente. Ha come titolo: Appello del Re divino che promulga il Regno della sua Volontà. [97]   

96, 97
  • [96] Luisa Piccarreta: Opere, vol. VI; pp. 72-73. Questo libretto è un esemplare “Pro manuscripto” messo in circolazione nel 1977 dall’ “Associazione del Divin Volere”, situata a Sesto-San-Giovanni, Milano.
  • [97] Pablo-Martin Sanguiao: “Vi annunzio una grande gioia”. Questo opuscolo contiene 38 estratti scelti dall’autore nei libri di Luisa Piccarreta. Il brano: Appello del Re divino che promulga il Regno della sua Volontà, va da p. 31 a p. 34. 

 Dio parla all’Umanità: «Miei cari ed amati figli, vengo in mezzo a voi con il Cuore affogato nelle fiamme d’Amore. Vengo come Padre in mezzo ai figli che amo assai, ed è tanto il mio Amore, che vengo a rimanere con voi per fare vita insieme, e vivere con una solo volontà, con un solo Amore [...] Sappiate che è tanto il mio Amore, che metterò da parte la vostra vita passata, le vostre stesse colpe, tutti i vostri mali, e li seppellirò nel mare del mio Amore affinchè siano tutti bruciati, ed incominceremo insieme una nuova vita, tutta di Volontà mia. [...] Oh, quanto lo sospiro, quanto gemo e deliro, e giungo fino a piangere perchè voglio che i miei cari figli stiano insieme con Me, e vivano della mia stessa Volontà! Sono circa sei mila anni di lunghi sospiri e di lacrime amare della mia santa Umanità, perchè reclamo e voglio i miei figli intorno a Me, per renderli santi e felici. [...] Se mi darete la vostra volontà, tutto è fatto. Mi renderete felice e sarete felici. Non sospiro altro, se non che la mia Volontà regni in mezzo a voi. Il cielo e la terra vi sorrideranno. Perciò ascoltatemi. Vi prego, figli miei, di leggere con attenzione queste pagine che vi metto davanti, e sentirete il bisogno di vivere della mia Volontà. Io mi metterò vicino a voi quando leggerete, e vi toccherò la mente, il cuore, perchè comprendiate e risolviate di volere il Dono nel mio “Fiat” divino. »  Corato, 1925.

Dei tre estratti che seguono, due sono dialoghi tra Luisa e Gesù, il terzo è una lettera che Luisa ha scritto per rispondere ad un corrispondente. Il primo e il terzo confermano che l’uomo esiste sulla terra da sei mille anni, il secondo informa che il Divin Volere farà la salvezza o la perdita di molti.

Brano # 1. [98] Luisa a Gesù: «Mio amato Gesù, quando verrà questo Regno?»

Gesù a Luisa Piccarreta: «Figli mia, per venire la Redenzione ci vollero quattro mila anni, perchè il popolo che pregava e sospirava il futuro Redentore era il più piccolo, di numero molto ristretto. Invece le anime che appartengono alla mia Chiesa formano più popoli e sono di numero, oh, quanto superiore a quello. Perciò il numero abbrevierà il tempo [...] »

Brano # 2. [99] Gesù a Luisa Piccarreta: «Figlia mia, questo cerchio è la mia Volontà eterna, che abbraccia la gran ruota dell’eternità. Tutto ciò che è dentro il cerchio non è altro che tutto ciò che fece la mia Umanità nella Divina Volontà, per impetrare che il mio Volere si compisse come in Cielo così in terra. Tutto è preparato e fatto. Non resta altro che aprire le porte e farlo conoscere, per fare all’uomo prendere il possesso. Di Me fu detto, quando venni sulla terra a redimere l’uomo, che sarei stato la salvezza e la rovina di molti. Così si dirà ora, che questa mia Volontà sarà o di grande santità, perchè la mia Volontà è di assoluta santità, o di rovina per molti. [...] Perciò sii attenta. Guarda sempre fissa nel mio Volere, e ti troverai con la pienezza della grazia di vivere nella mia Volontà. »  (21 settembre, 1923).

Brano # 3. [100] Lettera di Luisa a un corrispondente: «Carissimo figlio nel Voler Divino, rispondo alla vostra carissima lettera e prego Gesù che vi dia sempre nuove grazie, nuova luce, per far comprendere a tutti il vivere nel Volere divino. Oh, come Gesù Io sospira e giunge fino a piangere, che vuole che conosciamo la santa Divina Volontà, perché regni e domini in tutto il mondo, e perché è decreto della Trinità sacrosanta che la Divina Volontà si faccia in terra come si fa in Cielo. Come fu decretata la Creazione e la Redenzione, così è decretato il Regno della Divina Volontà sulla terra; e perciò userà tutte le arti, prenderà la creatura da tutti i lati, con castighi terribili, con miracoli strepitosi, per fare che ciò avvenga. Giungerà a tanto, che il primo al sacrificio sarà Gesù: si metterà a capo di tutti gli atti nostri, per fare che tutti corrano nel mare della Divina Volontà. E se Gesù ci sta castigando è proprio per questo: che le creature, specie la parte religiosa, invece di farsi prendere da Gesù per via d’amore, come Lui voleva, si è fatta prendere per via di castighi. Povero Gesù, quanto soffre, e come sospira e piange, che le creature non lo pregano, non lo pressano a concedere loro il dono di vivere nella Volontà di Dio. E se trova qualcuna, se la prende in braccio, fa festa, si sente come un Re vittorioso, che sebbene per sei mila anni ha dovuto combattere, ricevendo ferite e sconfitte, ora finalmente ha fatto la prima conquista, e vittorioso se la gode, e chiama tutto il Cielo a festeggiare la sua prima vittoria. E mentre fa festa, mette a disposizione della creatura la sua santità, il suo Amore, la sua Luce, le sue Grazie, e le dà il diritto nella sua Patria Celeste. Sicché anche stando in terra, lei è posseditrice della Patria Celeste e può dire: Ciò che si fa in Cielo faccio io in terra; anzi loro godendo e felicitandosi, ed io facendo le nuove conquiste che servono a portare nuove gioie al Cielo. Perciò dite a tutti che non vi è cosa più grande, prodigio più strepitoso del vivere nel Volere Divino. Noi ci mettiamo a disposizione di Dio e Lui si mette a disposizione nostra, fino a farci formare tanti Gesù per quanti atti facciamo nella sua santa Volontà. 1 mari del Volere Divino non sono conosciuti ancora. Se li conoscessero, si getterebbero nel mare del Divin Volere per farvi vita perenne. Perciò preghiamo ed aspettiamo; Gesù tiene i secoli in suo potere; ciò che non fa oggi farà domani, perché oggi le menti sono cieche. Domani troverà occhi che potranno sostenere la luce della Divina Volontà e farà ciò che non ha fatto oggi. Salutandovi, vi lascio tutti nel mare immenso del Volere divino. La piccola figlia del Volere Divino.

98, 99, 100
  • [98] Ibidem, brano n. 30. Questo brano è datato: 26 maggio 1928.
  • [99] Ibidem, brano n. 31. Questo brano è datato: 21 settembre 1923.
  • [100] Ibidem, brano n. 38. Questo brano è datato: 15 gennaio 1945.

 

5. - Importanza degli scritti di Luisa per l’avvenire dell’umanità

Che ruolo avranno i messaggi di Luisa nel futuro? Gesù dice che le verità sulla Volontà divina rinnoveranno la Chiesa e cambieranno la faccia della terra. Ecco le sue parole:

Gesù a Luisa Piccarreta: «Figlia mia, nella mia onniveggenza vedo che questi scritti saranno per la mia Chiesa come un nuovo Sole che sorgerà in mezzo ad essa, e gli uomini, attratti dalla sua luce sfolgorante, si applicheranno per trasformarsi in questa luce, ed uscire spiritualizzati e divinizzati, per cui, rinnovandosi la Chiesa, trasformeranno la faccia della terra. La dottrina sulla mia Volontà è la più pura, la più bella, non soggetta ad ombra di materia o di interesse, tanto nell’ordine soprannaturale come nell’ordine naturale; perciò sarà a guisa di sole, la più penetrante, la più feconda, e la più benvenuta ed accolta. Siccome è luce, per se stessa si farà capire e si farà via. Non sarà soggetta a dubbi o a sospetti di errore, e se qualche parola non si capirà, sarà la troppa luce, che eclissando l’intelletto umano, non potranno comprendere tutta la pienezza della Verità, ma non troveranno una parola che non sia verità; al più, non potranno del tutto comprenderla. Perciò, in vista del bene che vedo, ti spingo a nulla tralasciare di scrivere. Un detto, un effetto, una similitudine sulla mia Volontà può essere come una rugiada benefica sulle anime, com’è benefica la rugiada sulle piante dopo una giornata di sole ardente, o come una pioggia dirotta dopo lunghi mesi di siccità. Tu non puoi capire tutto il bene, la luce, la forza che c’è dentro di una parola; ma il tuo Gesù lo sa, e sa a chi deve servire, ed il bene che deve fare. [...] Tu lo vedrai dal Cielo il gran bene, quando la Chiesa riceverà questo alimento celeste che, fortificandola, la farà risorgere nel suo pieno trionfo. » [101] 

101
  • [101]  Pablo-Martin Sanguiao: «Luisa Piccarreta, “La Piccola Figlia della Divina Volontà”», pp. 51-52. Questo dialogo, del 10 febbraio 1924, proviene dal quaderno n. 16 di Luisa.

Questo grandioso rinnovamento spirituale, Gesù lo descrive in questo modo:

Gesù a Luisa Piccarreta: «Queste verità sulla mia Volontà divina formeranno il giorno del mio Fiat in mezzo alle creature. A seconda che le conosceranno, così si andrà formando il giorno. Sicchè, come incominceranno a conoscere le prime verità che ti ho manifestate – purchè abbiano buona volontà e disposizione di farne vita propria – così si formerà una splendidissima aurora. Però queste verità avranno anche virtù di disporle, e di dar la luce a tanti ciechi che non la conoscono e amano. Onde, sorta l’aurora, si sentiranno investiti da una pace celeste, più raffermati al bene, e quindi loro stessi sospireranno di conoscere altre verità, le quali formeranno il principio del giorno del mio Volere divino. Questo principio del giorno aumenterà la Luce, l’Amore. Tutte le cose si convertiranno in bene per loro. Le passioni perderanno la forza di farli cadere nel peccato. [...] Si può dire che è il primo ordine del bene divino ciò che si sentiranno. Quest’ordine gli faciliterà le loro azioni. Sentiranno una forza con cui tutto possono fare, perchè è proprio questa la sua virtù primitiva, che getta nell’anima il trasmutare la natura in bene. Quindi, sentendo il gran bene del principio del giorno del mio Volere, sospireranno che il giorno s’inoltri. Verranno a conoscere altre verità, le quali formeranno il pieno giorno. In questo pieno giorno sentiranno al vivo la Vita della mia Volontà in essi, la sua gioia e felicità, la sua virtù operante e creatrice in loro. Si sentiranno in possesso della mia stessa Vita, che sono i portatori della mia Volontà divina. Il pieno giorno darà loro tali ansie di conoscere le altre verità, e conosciute, esse formeranno il pieno meriggio. In questo la creatura non si sentirà più sola. Tra essa e il mio Volere non ci sarà più separazione. Ciò che farà Esso, farà lei, sarà operante insieme. Tutto, di diritto, sarà suo: il Cielo, la terra, e anche lo stesso Dio. Vedi dunque a che scopo nobile, divino e prezioso, serviranno queste verità che ti ho fatto scrivere sulla mia Divina Volontà per formare il suo giorno? A chi formeranno l’aurora, a chi il principio del giorno, a chi il pieno giorno, ed in ultimi il pieno meriggio. [...] Queste verità, a seconda che si conoscono, formeranno le diverse categorie delle anime che vivranno nel mio Volere. Una conoscenza in più o in meno le farà salire o restare nelle diverse categorie. La conoscenza sarà la mano per farle salire nelle categorie superiori. Sarà la stessa vita della pienezza della mia Volontà in loro. Perciò posso dire che con queste verità ho formato il giorno a chi vuol vivere nel mio Volere divino. Giorno di Cielo, più della stessa Creazione […] perchè ogni verità tiene virtù di creare la nostra Vita nella creatura, ed oh, come sorpassa tutta la Creazione! Perciò il nostro Amore ha superato tutto nel manifestare tante verità sulle mia Divina Volontà. La nostra gloria sarà piena da parte delle creature, perchè avranno la nostra Vita in loro potere, per glorificarci ed amarci. In riguardo all’uscire queste verità, come ho tenuto potenza e amore per assistere a chi doveva manifestarle, così terrò potenza e amore per investire le creature, e trasmutarle nella stessa verità. Per cui, sentendosi la vita, sentiranno un tale bisogno di mettere alla luce ciò che sentono in loro. Quindi non ti dar pensiero. Io, che tutto posso, farò e ci penserò a tutto.» [102]   

102
  • [102] Ibidem, pp. 65-66. Questo dialogo, del 7 novembre 1937, proviene dal quaderno n. 35 di Luisa.

 

Posizione normale di Luisa.

Nel 1906 tra Gesù e Luisa si svolge un dialogo a proposito degli scritti che Luisa sta componendo progressivamente. Gesù le risponde qualificando questi scritti di Specchio divino.

Luisa Piccarreta a Gesù: «Mio sommo Bene, il mio desiderio è che non vorrei scrivere più. Quanto mi pesa! Se non fosse per timore di uscire dal tuo Volere e dispiacerti, non lo farei.

E Lui, troncando il mio dire ha aggiunto: »

Gesù a Luisa Piccarreta: «Tu non lo vuoi, ed Io lo voglio. Quello che ti dico, e che tu, per ubbidire, scrivi, per ora serve da specchio a te e a quelli che prendono parte alla tua direzione. Verrà tempo che servirà da specchio agli altri. Sicchè ciò che tu scrivi, detto da Me, si può chiamare Specchio divino. E tu vorresti togliere questo Specchio divino alle mie creature? Badaci seriamente, figlia mia, e non voler restringere col non scrivere, tutto questo Specchio di Grazia. » [103]

103
  • [103] Ibidem, p. 55. Questo dialogo, del 13 ottobre 1906, proviene dal quaderno n. 7 di Luisa.

Il 14 febbraio 1922 Gesù appare a Luisa particolarmente gioioso, e rispondendo a Luisa che le chiede il motivo di tanta gioia, Egli dice che quelli che scrivono nel suo nome sono la continuazione della sua vita evangelica:

Luisa racconta: «Trovandomi nel mio solito stato, il mio dolce Gesù si faceva vedere tutto compiaciuto e con un contento indescrivibile, ed io gli ho detto: “Che avete Gesù? Buone nuove mi portate che siete così contento?” E Gesù mi disse: »

Gesù a Luisa Piccarreta: «Figlia mia, sai perchè sono così contento? Tutta la mia gioia, la mia festa, è quando ti vedo scrivere. Vedo vergare nelle parole scritte la mia Gloria, la mia Vita e la conoscenza di Me, che si moltiplica sempre più, la luce della Divinità, la potenza della mia Volontà, lo sbocco del mio Amore. Tutto vedo vergato sulla carta, ed Io in ogni parola sento la fragranza di tutti i miei profumi. Poi vedo quelle parole scritte correre, correre in mezzo ai popoli, per portare nuove conoscenze, il mio Amore sboccante, i segreti del mio Volere... Oh, come ne gioisco, che non so che ti farei quando scrivi! [...] Io ho amato sempre di più e ho riservato grazie più grandi a chi ha scritto di Me, perchè essi sono la continuazione della mia Vita evangelica, i portavoce della mia Parola. E ciò che non dissi nel mio Vangelo mi riservai di dirlo a chi avrebbe scritto di Me. Io non finii allora di predicare. Debbo predicare sempre, fino a che esisteranno le generazioni. »

Luisa prosegue: «Io dissi: “Amor mio, scrivere le verità che Tu mi dici è sacrificio, ma il sacrificio allora si sente più duro e quasi non mi sento la forza quando sono obbligata e costretta a scrivere le mie intimità tra Te e me, e ciò che riguarda me, che non so che farei per non mettere penna su carta”.»

Gesù a Luisa Piccarreta: «Tu resti sempre da parte. È sempre di Me che parli, ciò che ti faccio, l’amore che ti voglio, e dove giunge il mio amore verso le creature. Questo spingerà gli altri ad amarmi, affinchè anche loro possano ricevere il bene che faccio a te. E poi, questo mischiare te e Me nello scrivere è anche necessario, altrimenti si potrebbe dire: A chi ha detto questo? Con chi è stato così largo nel favorirla? Forse al vento, all’aria? Non si dice nella mia vita che parlai agli Apostoli, alle turbe, e che sanai il tale o il tale altro infermo? E che fui così largo con la mia Mamma? Quindi tutto è necessario, e sii sicura che in ciò che scrivi è sempre Me che fai più conoscere. »[104]

104
  • [104] Ibidem, p. 54-55. Questo dialogo, del 14 febbraio 1922, proviene dal quaderno n. 14 di Luisa.

Luisa scrive tutto in nome della santa  ubbidienza, ma la sofferenza è tale che in certi casi essa teme di non farcela. Chiede aiuto al Signore. Il 9 settembre 1926 Gesù le risponde spiegandole l’importanza che ha per Lui ogni parola scritta sul Regno del “Fiat” supremo, sul grande bene che esso rappresenta. Questo il dialogo:

Luisa racconta: «Dopo ciò, mi sentivo impensierita, perchè mi era stato imposto dalla santa ubbidienza che non dovevo tralasciare di scrivere neppure una parola che il mio dolce Gesù mi potesse dire, mentre io sono facile a lasciarle, perchè sono convinta che certe cose intime, certi sfoghi che Gesù fa alla piccola anima mia non è necessario scriverli e affidarli alla carta, ma restino nel segreto del cuore. Onde pregavo che mi desse la grazia di non farmi mancare all’ubbidienza. E Gesù, movendosi nel mio interno, mi ha detto: »

Gesù a Luisa Piccarreta: «Figlia mia, se chi ti guida e dirige ti dà questa ubbidienza, significa che ha capito che sono Io che ti parlo, e il valore che contiene anche una sola mia parola. La mia parola è luce e vita. Quindi, chi possiede la vita la può dare, molto più che la mia parola contiene la forza creatrice. Perciò, una sola mia parola può creare innumerevoli vite di Grazia, di Amore, di Luce, di Vita della mia Volontà nelle anime. Tu stessa non potrai comprendere la via lunga che può fare una sola mia parola. Chi ha orecchio l’ascolterà, chi ha cuore ne resterà ferito. Perciò chi ti guida ha ragione di darti questa ubbidienza. Ah, tu non sai come lo assisto e gli sto d’intorno, mentre legge i miei e i tuoi scritti sulla mia Volontà, per fargli comprendere tutta la forza delle verità e dei grandi beni che ci sono in essi. E lui gira intorno alla mia Volontà e, in virtù della luce che sente, ti mette questa ubbidienza. Perciò sii attenta, ed Io ti aiuterò e ti faciliterò ciò che a te pare difficile. Tu devi sapere che il mio Cuore è gonfio, spasima e sospira, perchè voglio far conoscere il Regno del “Fiat” supremo, i grandi beni che ci sono in Esso, e il gran bene che riceveranno coloro che lo possederanno. È proprio nel mio Cuore che lo tengo, e me lo sento scoppiare perchè voglio farlo uscire fuori. Non vuoi tu dunque darmi questo sollievo affinchè mettendolo fuori si sgonfi, e così non più gli tocchi spasimare nè sospirare con sospiri dolenti? E questo farai col far conoscere ciò che ti manifesto sulla mia Volontà. Quando fai questo mi dai campo ad aprirmi le vie, e a preparare il luogo dove devo deporre il Regno della mia Volontà. Ma se tu non manifesti ciò che ti dico, mi chiudi queste vie, e il mio Cuore si gonfia di più. Perciò lasciami fare, e seguimi. Non darti pensiero.»

In certi momenti Luisa si sente preoccupata di quello che potrà succedere in futuro alle pagine che sta scrivendo. Gesù interviene il 20 giugno 1938 per dirle di non preoccuparsi oltre misura di ciò che potrebbe succedere agli scritti. In quest’occasione Gesù le confida che per ogni parola che essa accetta di scrivere sulla Volontà divina, viene raddoppiato l’amore che Egli nutre nei suoi confronti e nei confronti di quanti più tardi leggeranno le pagine da lei scritte. Ecco come Luisa riporta il suo dialogo con Gesù:

Luisa racconta: «Mi sentivo impensierita per questi benedetti scritti, e per l’insistenza del mio amato Gesù nel volere che continui a scrivere. E poi, dopo tanti sacrifici, dove andranno a finire?

Ed il mio caro Gesù, interrompendo il mio pensiero, mi ha detto:

Gesù a Luisa Piccarreta: «Figlia mia, non ti dar pensiero. Sarò Io vigile custode, perchè troppo mi costano. Mi costa la mia Volontà che entra in questi scritti come vita primaria. Potrei chiamarli: “Testamento d’amore che fa la mia Volontà alle creature”. Si fa donatrice di Se stessa, e le chiama a vivere nella sua eredità, ma con modi così supplicanti, attraenti, amorosi, che solo i cuori di pietra non si muoveranno a compassione, e non sentiranno il bisogno di ricevere un sì gran bene. Perciò questi scritti sono pieni di vite divine, le quali non si possono distruggere, e se qualcuno ci volesse provare, gli succederebbe come a colui che volesse provare a distruggere il cielo, il quale, offeso, gli piomberebbe sopra da tutte le parti, e lo annienterebbe sotto la sua volta azzurra. Sicchè il cielo rimarrebbe al suo posto e tutto il male cadrebbe sopra colui che volesse distruggere il cielo... Oppure come chi volesse distruggere il sole. Il sole si riderebbe di costui e lo brucerebbe. O come un altro che volesse distruggere le acque del mare. Il mare lo affogherebbe... Troppo ci vuole a toccare ciò che ti ho fatto scrivere sulla mia Volontà, perchè posso chiamarlo “Nuova creazione vivente e parlante”. Sarà l’ultimo sfoggio del mio Amore verso le umane generazioni. Anzi, tu devi sapere che in ogni parola che ti ho fatto scrivere sul mio “Fiat” raddoppio il mio Amore verso di te e verso coloro che le leggeranno, per farli restare imbalsamati nel mio Amore. Perciò, come scrivi, mi dai il campo ad amarti di più. Vedo il gran bene che questi scritti faranno. Sento in ogni mia parola le vite palpitanti delle creature, che conosceranno il bene della mia parola e formeranno la Vita della mia Volontà in loro... Perciò l’interesse sarà tutto mio, e tu abbandona tutto in Me. Tu devi sapere che questi scritti sono usciti dal centro del gran sole della mia Volontà, i cui raggi sono pieni delle verità uscite da questo centro, i quali abbracciano tutti i tempi, tutti i secoli, tutte le generazioni. Questa gran raggiera di luce riempie cielo e terra, e a via di luce bussa a tutti i cuori, e prega, e supplica che ricevano la Vita palpitante del mio “Fiat”, che la nostra paterna bontà si è benignata e si è degnata di dettare da dentro il suo centro coi modi più insinuanti, attraenti, affabili, pieni di dolcezza, e con amore sì grande che dà dell’incredibile, da far stupire gli stessi Angeli. Ogni parola può chiamarsi un portento d’amore, uno più grande dell’altro. Perciò, voler toccare questi scritti, è voler toccare Me stesso, il centro del mio Amore, le mie finezze amorose con cui amo le creature. Ed Io saprò difendere Me stesso, e confondere chi volesse menomamente disapprovare anche una sola parola di ciò che è scritto sulla mia Divina Volontà. Perciò seguimi ad ascoltare, figlia mia, nè voler inceppare il mio Amore, nè volermi legare le braccia col respingere nel mio seno ciò che voglio che seguiti a scrivere. Troppo mi costano questi scritti. Mi costano quanto mi costo Io stesso. Quindi avrò tale cura che neppure una parola farò andare perduta.» [105]

105
  • [13] Ibidem, p. 50-51. Questo dialogo, del 20 giugno 1938, proviene dal quaderno n. 36 di Luisa.

Nel 1944, tre anni prima della sua morte, Luisa scrive queste parole ad uno dei suoi corrispondenti:

Luisa ad un suo corrispondente: «Nostro Signore farà i più grandi miracoli per far regnare la sua Volontà sulla terra. Preghiamo dunque affinchè i tempi siano accorciati, e che tutto si cambi in Volontà di Dio.» 

Conclusione: Tutti profeti cristiani contemporanei affermano che all’orizzonte si profila l’alba di una Nuova Era. Coloro che leggono con amorosa diligenza le pagine di Luisa Piccarreta, si accorgono che questa Nuova Era sarà una conseguenza del rimpatrio in noi del DivinVolere. Gli uomini che rinunceranno al loro volere accettando di rimpiazzarlo con quello divino,ritroveranno la felicità che Adamo ed Eva possedevano prima del Peccato originale. È così che la Creazione realizzerà il suo fine primordiale, che la Redenzione raggiungerà la sua piena maturità, e che le tre Persone trinitarie riceveranno infine la gloria che spetta loro di diritto da parte delle umane creature.

Coloro che scoprono che gli scritti di Luisa Piccarreta sono un grande tesoro sono sempre più numerosi. Il tesoro sarà di coloro che accetteranno di vivere nel Divin Volere. Grazie a questo Volere divino ritrovato e riconquistato, l’uomo ridiverrà partecipe della Vita divina, proprio come Dio lo voleva fin dall’inizio. [106] 

106
  • [106] Come già spiegato (vedi capitolo 1, sezione # 5: “Tre nascite: fisica, spirituale, divina” ), dopo esser nato alla vita fisica, e poi a quella spirituale, oggi il cristiano è chiamato a nascere alla Vita divina.

Fiat Voluntas Dei. Amen.

 

Fiat = “Che ciò avvenga (che ciò si realizzi)” 

 

Questa immagine riassume Dio. Ne fa una sintesi visiva. La lettura interpretativa che mi sento di poter proporre è la seguente:

1) Dio è un tutto unico. Questo disegno è un tutto unico.

2) Dio è trino. Il triangolo che forma la parte centrale di questo disegno è composto da tre parti distinte, che rappresentano il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. Queste tre Persone rappresentano a loro volta la Creazione, la Redenzione, la Santificazione.   

3) Dio è amore. L’amore, per definizione, è azione creatrice. Questo concetto è significato dalla parola “Fiat” che si trova al centro del triangolo, e si concretizza nelle tre direzioni chiamate: CreazioneRedenzioneSantificazione. L’insieme formato da queste tre direzioni riempie la totalità dello spazio (360 gradi = 100%).

4) Dio è infinito. Ciò è rappresentato dal cerchio chi si trova al centro del disegno, attorno alla parola “Fiat”.

5) Dio irradia la vita all’infinito. Questo concetto è rappresentato dai raggi luminosi che partono dal cerchio centrale e vanno in tutte le direzioni.  

Johannes De Parvulis