- VI -
ISRAELE AI RAGGI X
1) Dieci citazioni provenienti dal libro di Julio Meinvielle
“El Judio en el misterio de la historia. [81]
Citazione # 1: La Chiesa cattolica e gli Ebrei.
«Attraverso la voce dei Pontefici di Roma, la Chiesa cattolica ha sempre detto che gli Ebrei possono essere pericolosi, e che per questo è meglio tenerli sorvegliati. Senza questa sorveglianza, in breve tempo essi potrebbero rovinare una società, cristiana o non cristiana »» Esistono almeno una quindicina di documenti che i Papi di Roma hanno scritto nell’intento di mettere in guardia i governanti delle nazioni cristiane contro il pericolo che costituisce una presenza ebraica non vigilata. Le ragioni che spingono i Papi ad assumere posizioni de genere non è un sentimento di odio anti-ebraico, ma una saggezza fondata sull’esperienza. È bene dire, a prova di questo, che nel momento stesso in cui i Papi denunciano il pericolo che gli Ebrei rappresentano per la società che li ospita, essi aggiungono subito che i Paesi cristiani hanno comunque un dovere di ospitalità verso gli Ebrei, e che per scongiurare ogni pericolo basta concedere loro la possibilità di sistemarsi in zone riservate.
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— Perché i Papi agiscono così? C’è forse una qualche contraddizione nell’atteggiamento che essi adottano verso gli Ebrei? No, non c’è contraddizione nell’atteggiamento dei Papi verso gli Ebrei. Anche se la presenza del Popolo ebraico rappresenta un certo pericolo per una nazione ospitante, la teologia cristiana riconosce a detto Popolo il diritto di esistere, ed anche, in più, una considerazione specialissima, derivante dal fatto che questo popolo è il padre della Chiesa. Come padre della Chiesa il Popolo ebraico è sacro, e tale rimane anche se perverso. Per quanto perverso e pericoloso sia un padre, i suoi figli gli devono ospitalità e rispetto. Benché sia necessario impedire che la perversità di un padre sia nociva alla famiglia, i figli non devono nè uccidere nè maltrattare il loro padre.
Innocenzo III
Sulla base di questi princìpi, il grande Pontefice Innocenzo III riassume nel modo seguente la dottrina e la giurisprudenza cattolica riguardo agli Ebrei:
Innocenzo III scrive: Gli Ebrei sono i testimoni viventi della vera fede. Il Cristiano non deve nè sterminarli nè opprimerli, per non perdere la conoscenza della Legge. Allo stesso modo che essi, nelle loro sinagoghe, non devono andar oltre ciò che consente la loro legge, allo stesso modo noi non dobbiamo importunarli nell’esercizio dei privilegi che sono stati loro accordati.»» Anche se preferiscono persistere nell’indurimento dei loro cuori anziché cercare di comprendere gli oracoli dei Profeti e i segreti della loro Legge per arrivare alla conoscenza di Cristo, essi hanno comunque diritto alla nostra protezione. Siccome domandano di essere da Noi aiutati, Noi accogliamo la loro domanda e li prendiamo sotto la Nostra protezione. Trasportati dalla dolcezza della pietà cristiana, e seguendo le tracce dei nostri predecessori: Callisto, Eugenio, Alessandro, Clemente e Celestino, di felice memoria, vietiamo a chiunque di costringere al battesimo un qualsiasi ebreo (...) Nessun Cristiano deve permettersi di far loro del male, di impossessarsi dei loro beni, o di cambiare i loro costumi senza un giudizio legale. Che nessuno li disturbi nei loro giorni di festa, colpendoli o lanciando loro delle pietre. Che nessuno li costringa in quei giorni a dei lavori che possono essere fatti in altri tempi. Inoltre, opponendoci con tutta la nostra forza alla perversità e all’invidia degli uomini, vietiamo a chiunque di violare i loro cimiteri e dissotterrare i loro cadaveri per prendere il loro denaro. Coloro che contravvenissero a queste disposizioni incorrerebbero nella scomunica.»»
Con queste sagge parole la Chiesa riconosce che gli Ebrei non solo hanno diritto all’esistenza, ma hanno anche il diritto di essere rispettati come tutti gli altri. Questo documento di Innocenzo III prova che l’antisemitismo è condannato dalla Chiesa, perché gli antisemiti osteggiano gli Ebrei senza tenere conto che gli Ebrei, oltre che a far parte della razza umana, fanno parte di una stirpe il cui carattere è sacro. » (op. cit., p. 58-59).
A proposito degli Ebrei, il Meinvielle aggiunge questo: «La Chiesa, riconoscendo la perversità teologica che c’è in essi, sapeva sottometterli a delle leggi sagge, e la sua vigilanza era in allerta affinché non pervertissero i Cristiani. Tuttavia, la Chiesa non ha mai odiato gli Ebrei, anzi, ha pregato per essi, ha fatto pregare per essi, e in molteplici occasioni li ha difesi da vessazioni e da persecuzioni ingiuste. Tant’è vero che quando, per la prima volta dopo secoli, il Sinodo ebraico si è riunito pubblicamente a Parigi nel 1807, convocato da Napoleone, questo stesso Sinodo ha reso un omaggio pubblico alla benevolenza dei Pontefici romani. Questo documento che è conservato nella “Collezione degli Atti dell’assemblea degli Israeliti di Francia e del Regno d’Italia”, contiene il testo seguente:
— Omaggio di gratitudine degli Ebrei alla Chiesa. I Deputati Ebrei dell’impero di Francia e del Regno di Italia, al Sinodo Ebraico decretato il 30 Maggio ultimo scorso, presi da gratitudine per i benefìci successivi che il clero cristiano ha fatto nei secoli passati agli Israeliti degli Stati d’Europa, pieni di riconoscenza per l’accoglienza che diversi Pontefici hanno fatto a differenti epoche agli Israeliti di varie nazioni, quando la barbarie, i pregiudizi e l’ignoranza riunita perseguitavano ed espellevano gli Ebrei dal seno delle società, dichiarano: Che l’espressione di questi sentimenti sarà registrata nel processo verbale di questo giorno affinché resti per sempre come una testimonianza autentica della gratitudine degli Israeliti di questa Assemblea per i benefìci che le generazioni che ci hanno preceduti hanno ricevuto dagli ecclesiastici dei diversi paesi d’Europa. » (op. cit., p. 31).
Citazione # 2: Il ghetto che era imposto agli Ebrei.
«Abbiamo detto che la Chiesa vuole che gli Ebrei siano rispettati nell’esercizio dei loro diritti, senza che venga ignorato con questo il pericolo che rappresentano. Per questo la Santa Sede ha creato la disciplina del ghetto, che permette di isolare gli Ebrei restringendo i loro diritti civili in seno alle nazioni cristiane che li accolgono.
— La legislazione sul ghetto è riassunta dal domenicano Ferraris con queste parole: “Tutti gli Ebrei devono abitare in uno stesso luogo, e se questo luogo non è sufficiente, in due luoghi o tre, o in quanti sarà necessario. Questi luoghi devono essere contigui ed avere solamente una porta per entrare e per uscire”.
Dunque agli Ebrei che erano accolti dai popoli cristiani non era consentito di abitare fuori dai ghetti, ed inoltre, a partire dal suono dell’angelus della sera fino a quello della mattina seguente un ebreo non doveva uscire dal suo ghetto. Questo modo di vivere presentava tre vantaggi importanti: [82]
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1) - Le autorità dello stato ospitante avevano sempre sotto controllo il numero di Ebrei presenti sul loro territorio, e la loro identità. Questo facilitava la loro sorveglianza.
2) - Il sentimento di questa sorveglianza manteneva gli Ebrei sulla buona strada poiché, in base l’insegnamento di S. Paolo che dice, parlando di essi, che hanno ricevuto lo spirito di schiavitù nel timore, è attraverso il timore che gli Ebrei sono governabili.
3) - Sapendo che la notte è complice del malfattore (“Qui male agit, odit lucem” = chi male agisce odia la luce), con questa ingiunzione si prevenivano le perversità che gli Ebrei avrebbero potuto compiere durante la notte.
Oltre alla reclusione nei ghetti, gli Ebrei dovevano sottoporsi all’obbligo di portare una coccarda, o un nastro giallo, o un altro segno che permettesse ai cittadini comuni di riconoscere subito un membro della razza ebraica. In questo modo gli Ebrei non potevano fare del male ai Cristiani, salvo a quelli che erano abbastanza sciocchi per mettersi in relazione con loro. Si dirà: queste distinzioni odiose non vanno contro i diritti legittimi chi sono dovuti ad ogni uomo, ad ogni collettività umana? Non proprio. (...) Se una collettività vuole avere il privilegio di governarsi con delle leggi proprie all’interno di una nazione che le concede ospitalità, questa collettività non deve in seguito approfittare della situazione per complottare contro la nazione ospitante. È tuttavia il caso degli Ebrei, come lo dimostra la teologia cattolica, come l’esigono le prescrizioni del Talmud, e come lo dimostra la storia degli Ebrei in ogni tempo e in ogni luogo.
S. Tommaso d’Aquino fu un giorno consultato dalla Duchessa di Brabant che voleva sapere se era bene o male che nel suo territorio gli Ebrei fossero obbligati a portare un segno distintivo che li differenziasse dai Cristiani. S. Tommaso d’Aquino rispose: “In accordo con quanto è stato stabilito dal Concilio Generale, [83] in ogni territorio abitato da Cristiani, e in ogni tempo, gli Ebrei dei due sessi devono distinguersi dagli altri popoli tramite il loro modo di vestire. Ciò è stabilito dalla loro propria legge, e cioè che ai quattro angoli del loro mantello essi abbiano delle filettature distintive che permettano di sapere se sono Ebrei”. » (op. cit., p. 59-61).
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Citazione # 3: Altre restrizioni applicate agli Ebrei.
«Le restrizioni imposte agli Ebrei che le nazioni cristiane accoglievano sul loro territorio non si limitavano all’obbligo di vivere all’interno del ghetto. Per esempio, gli Ebrei non avevano diritto di assumere delle nutrici cristiane o dei servitori cristiani. Il commercio di merci nuove era loro vietato, come pure la confezione di seta e di tessuto. Si vietava loro soprattutto di acquistare e di vendere la seta nuova, tessuta o no. Si vietava loro di insegnare nelle università. La professione di farmacista non era loro consentita, e neppure quella di medico, di albergatore, di magistrato, o di ufficiale militare. Si permetteva loro di fare del commercio della biancheria usata, o quello degli alimenti necessari alla vita. Gli Ebrei avevano il permesso di esercitare professioni tipo banchiere, fornitore di re, gioielliere, tipografo, assicuratore, professioni per le quali gli Ebrei mostravano singolari attitudini, e che apparentemente non costituivano un pericolo diretto per i Cristiani. » [84] (op. cit., p. 61)
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Citazione # 4: Esempio di reclamo contro gli Ebrei.
« Le Logge massoniche d’Inghilterra intensificano le loro attività a partire dal 1717, e decidono di applicare ovunque le loro teorie, cominciando dalla Francia. Quaranta tre anni più tardi, nel 1760, i negozianti di Parigi si lamentano degli Ebrei, e firmano una requisitoria collettiva che dà un’idea dei problemi ai quali devono far fronte a causa degli Ebrei. Uno ha l’impressione che non esistano più le leggi che la Chiesa aveva istituito per proteggere le città cristiane contro il pericolo ebraico, o che non siano più applicate. Il documento ha per titolo:“Reclamo dei Mercanti e Commercianti di Parigi contro l’ammissione degli Ebrei”. Vi si legge tra l’altro:
—“L’ammissione di questa specie di uomini in una società è una cosa pericolosissima. Si possono paragonare alle vespe che se si introducono nei nidi è solo per uccidere le api, aprir loro il ventre per poter estrarre il miele che hanno nelle viscere. Così sono gli Ebrei. È impossibile supporre che esistano in essi le qualità dei cittadini normali. Nessun membro della loro razza è educato nei princìpi di un’autorità legittima. Sono convinti che ogni tipo di autorità esista come usurpazione dei loro diritti, e si sforzano di realizzare un Impero universale. Considerano tutti i beni della terra come se fossero di loro appartenenza, e i cittadini degli stati come se fossero i ladri dei loro beni”.
Questo documento parla poi del rapido accumulo di ricchezze di cui sono capaci gli Ebrei, chiedendosi se il potere che permette loro di arrivare così velocemente ad un tale grado di fortuna non sia magari di origine soprannaturale. Il testo prosegue dicendo:
—“Gli Ebrei non possono gloriarsi di avere procurato vantaggi di nessun genere ai paesi dove sono stati tollerati. Le nuove invenzioni, le scoperte utili, un lavoro faticoso ed assiduo, le manifatture, gli armamenti, l’agricoltura, niente di tutto ciò entra nel loro sistema. Ma si servono delle scoperte per alterarne le produzioni, alterare i metalli, praticare ogni specie di usura, nascondere oggetti rubati, acquistare dalle mani di assassini o di domestici, introdurre delle merci proibite o difettose, offrire ai dissipatori o ai debitori mal presi delle merci che precipitano il loro fallimento. I conteggi, i piccoli scambi, gli aggiotaggi, i prestiti su pegni, i baratti, l’acquisto e la vendita, ecco la loro industria. Permettere ad un solo ebreo una casa di commercio in una città è come permettere il commercio in tutta la nazione. Sarebbe come opporre ad ogni commerciante le forze di un’intera nazione che non mancherebbe di adoperarli per sopprimere il commercio di ogni casa produttrice, una dopo l’altra, e di conseguenza quello di tutta la città”.
Il documento conclude dicendo:
—“Gli Ebrei non sono cosmopoliti, non sono cittadini in nessun angolo della terra. Si considerano al di sopra di tutto il genere umano; ne sono i segreti nemici perché sperano di poter un giorno soggiogarlo come uno schiavo”. » (op. cit., p. 62).
Citazione # 5: Parole di San Pio V sugli Ebrei.
Pio V
San Pio V, Papa di Santa Romana Chiesa dal 1566 al 1572, sugli Ebrei si è espresso in questi termini:
«Il Popolo ebraico, che in passato il Signore aveva scelto per accedere ai Celesti Misteri e ricevere gli Oracoli divini, fu tanto elevato in dignità e grazia sopra gli altri popoli quanto poi abbassato e umiliato a causa della sua incredulità. Alla maturazione dei tempi questo popolo si è visto condannato come ingrato e perfido avendo tolto la vita, e in modo indegno, al suo Redentore. È così che i membri di questo popolo hanno perso il sacerdozio che conferiva loro l’autorità della Legge. Da allora essi errano nel mondo, esuli dal paese che il Signore, con grande bontà, aveva loro preparato, paese dove colavano latte e miele. [...] I popoli cristiani hanno accettato che i reduci di questo popolo trovino ospitalità nei loro territori [...] ma l’empietà e la perversità di queste persone sono tali che per proteggere le collettività cristiane ci sentiamo ora in obbligo di portare al più presto un rimedio alla forza del male. Senza parlare delle numerose forme di usura con le quali gli Ebrei si impossessano delle risorse dei Cristiani poveri, noi sappiamo che essi sono complici nel ricettare la merce dei malandrini e dei ladri. Per impedire che vengano riconosciuti gli oggetti profani e religiosi che questi rubano, essi li nascondono, li trasportano altrove, oppure li trasformano completamente. (…) Il colmo è che si dedicano a sortilegi e incanti magici, alle superstizioni e ai malefici. In questo modo fanno cadere nella rete del diavolo molte persone semplici o malate le quali si immaginano che queste persone abbiano la capacità di profetizzare l’avvenire, rivelare furti, tesori, cose segrete, o far conoscere cose che nessun mortale è in grado di esplorare. Infine, noi sappiamo perfettamente in che modo indegno questa razza perversa parli del Cristo, quanto pericolosa essa sia per i Cristiani, quanto inganno ci sia nelle insidie che da essa vengono tese contro la vita dei Cristiani. » (op. cit., p. 57-58).
Citazione # 6: Regole di disciplina stabilite dalla Chiesa riguardo agli Ebrei.
«La disciplina della Chiesa riguardo agli Ebrei può essere riassunta così:
1) Libertà per gli Ebrei, in modo da assicurar loro la possibilità di vivere da comunità.
2) Protezione per i Cristiani, in modo da aiutare i Cristiani a non cadere nei trabocchetti giudaici. L’evidenza mostra che per proteggere i Cristiani è necessario ridurre le libertà degli Ebrei, e questa riduzione è una conseguenza del controllo che i popoli che accolgono gli Ebrei sono obbligati ad esercitare su di essi.
»» Nel mese di luglio del 1555, Papa Paolo IV dà le seguenti disposizioni:
“Gli Ebrei non devono permettere ai Cristiani di chiamarli col titolo di Signore”. Ed anche: “Gli Ebrei non devono azzardarsi a giocare, mangiare, o mantenere familiarità con i Cristiani”. [85] (op. cit., p. 63).
Eppure la Chiesa di Roma, la stessa che chiede ai Cristiani di non frequentare gli Ebrei, si oppone all’idea di vederli perseguitati. Per esempio, nel ventesimo secolo la voce di Pio XI si alza più volte contro la politica antisemita della Germania nazista, e Pio XII prende enormi rischi per salvare la vita a numerosi Ebrei di Roma, Ebrei che dal 1940 al 1943 sono spietatamente perseguitati dalla Gestapo tedesca presente nella capitale italiana. » [86]
85, 86
Citazione # 7: Saggezza della Chiesa verso gli Ebrei.
«Penetrando nel cuore dell’Ebreo e in quello del Cristiano, la Chiesa ha scoperto nel primo un desiderio nascosto ma profondo di dominio universale, e nel secondo una debolezza colpevole, quella che lo fa correre dall’Ebreo ogni volta che le sue finanze danno segni di debolezza (una situazione che spesso è causata dalla vita disordinata del Cristiano stesso).
I Papi hanno sempre detto che per non cadere vittime degli Ebrei i Cristiani devono semplicemente smettere di frequentarli, imparare a moderarsi, rinunciare ai loro vizi e capricci. Secondo i Papi, se i Cristiani seguissero questi buoni consigli non avrebbero più bisogno di correre in cerca di denaro dagli usurai ebraici, nè di frequentare i cinema ebraici, nè di comperare le riviste ebraiche; e non sarebbero domani condannati a sopportare un padrone ebreo in fabbrica, un padrone ebreo in ufficio, un padrone ebreo in banca, nell’impresa commerciale, nella ricchezza del paese, nel frumento, nel grano, nel lino, nel latte, nel vino, nello zucchero, nel petrolio, nei titoli e nelle azioni di ogni impresa importante, nella circolazione della moneta, nell’oro e, colmo della disgrazia, nel campo politico! Secondo i Papi, se i Cristiani seguissero i loro consigli avveduti non correrebbero il rischio di pensare alla maniera ebraica in teologia, in filosofia, in storia, in politica, in economia.
Col passare del tempo i popoli cristiani hanno purtroppo abbandonato i consigli dei Papi sul pericolo ebraico. È dunque normale che oggi subiscano il peso del loro dominio, basato sui valori materiali. Non hanno finito di subirlo, tale dominio, perché gli Ebrei che cercano di dominare i Gentili non fanno altro che seguire un misterioso istinto che l’Onnipotente ha messo nella loro anima per servire da pungiglione e da flagello ai Cristiani vili e negligenti. Questo istinto di dominio, tipicamente giudaico, potrebbe esser qualificato di teologico, ed essere paragonato a una missione segretissima che l’Ebreo stesso, a sua insaputa, avrebbe ricevuto di Dio.
Chi forma oggi la mentalità dei popoli cristiani? Li forma la stampa giudeo-farisaica, le università, le scuole e le bibliografie “ebraizzanti”. La "scristianizzazione" dei popoli cristiani va di pari passo con la loro “ebraizzazione”, e se la misericordia di Dio non dovesse intervenire per risparmiare ai Cristiani cose più gravi, i Cristiani diventerebbero schiavi degli Ebrei, e questa sarebbe la loro punizione. Gli Ebrei faranno qualsiasi sforzo per ridurre in schiavitù i loro antichi “carcerieri”, i Cristiani, e vendicarsi così delle pretese aggressioni subite nel Medioevo.
È il caso di ripetere ai Gentili, che se continuano ad optare per una civiltà di grandezza materiale, dove predomina Mammona, sono gli Ebrei che diventeranno padroni di tutto, ed essi Gentili saranno i loro schiavi. (...) Ho la quasi certezza che i sogni di grandezza materiale che i Cristiani coltivano ricorrendo ai soccorsi ebraici si concluderanno in fiumi di sangue. Così è già successo in Russia, in Spagna, e in altre parti del mondo. Ma per i mali che arrivano ai Cristiani non mi sento capace di puntare il dito contro gli Ebrei. Da ciò che capisco dei disegni di Dio, quando gli Ebrei lavorano al perfido programma che si propongono di realizzare, non fanno altro che compiere quel nero “dovere” che in maniera nascosta è stato loro affidato dall’Onnipotente. Mi sento piuttosto di puntare l’indice contro i Cristiani, che per l’ambizione di essere grandi nel carnale finiscono per stipulare con gli Ebrei alleanze infami e proibite, contro le quali i Papi non hanno mai smesso di predicare. » (op. cit., p. 64-65).
Citazione # 8: Progetti giudeo-farisaici per un dominio universale.
Esistono veramente questi piani di dominio universale? Sì esistono, non ci sono dubbi in proposito. La storia ne offre la prova in ogni tempo e in ogni luogo.
«Che cosa vogliono gli Ebrei? (gli Ebrei “elitisti”, dallo spirito farisaico, ndr). Vogliono l’impero universale della loro razza sui popoli addomesticati, con Gerusalemme come capitale mondiale. (...) Allora il sogno degli Ebrei sarà una realtà. E quando gli Ebrei saranno padroni del mondo, con Gerusalemme come capitale, allora – dicono essi sognando – “allora verrà il Messia, il grande Conquistatore, che renderà tutte le nazioni del mondo schiave degli Ebrei”. [87] (op. cit., p. 92).
Ebrei e Cristiani rappresentano la lotta tra Lucifero e Dio, tra il Serpente e la Donna, tra le Tenebre e la Luce, tra la Carne e lo Spirito. Rappresentano l’eterna lotta di Caino contro Abele, di Ismaele contro Isacco, di Esaù contro Giacobbe, del Faraone contro Mosè, della Sinagoga di Satana contro Cristo. Da quando la Redenzione è stata compiuta da Cristo, questa opposizione è diventata così fondamentale che la scelta dell’uomo si riduce ormai a due sole possibilità: o lasciarsi cristianizzare o lasciarsi “ebraizzare”. Non rimangono all’uomo che due stili di vita: quello cristiano o quello giudeo-farisaico; che due religioni, quella cristiana o quella giudeo-farisaica; che due economie, quella cristiana o quella giudeo-farisaica; che due internazionalismi, quello cristiano o quello giudeo-farisaico. I suddetti piani di dominio giudeo-farisaico sono pure un’esigenza del Talmud, che molti Ebrei, a torto o a ragione, considerano il loro Codice civile e religioso.[88] (op. cit., p. 68).
87, 88
Abbiamo visto che la Chiesa di Roma è sempre stata cosciente del “pericolo” ebraico (leggi “giudeo-farisaico”, ndr), e che per evitare la contaminazione dei popoli cristiani da parte degli Ebrei (leggi “Ebrei dallo spirito farisaico”, ndr) essa ha spesso preso delle precauzioni. (...) Abbiamo visto che il Rinascimento, la Riforma protestante, l’Enciclopedismo del XVIII secolo, la Rivoluzione francese, il Capitalismo, il Liberismo, il Socialismo, il Comunismo, la Rivoluzione sovietica, sono tutte creature concepite dallo spirito ebraico (leggi “giudeo-farisaico”, ndr), e gli Ebrei (leggi “gli Ebrei dallo spirito farisaico”, ndr) ne hanno tratto profitto a scapito dei popoli cristiani. (...) Dio permette che l’Ebreo (leggi: “l’Ebreo dallo spirito farisaico”, ndr) sia per i Cristiani un “flagello teologico”, un agente d’iniquità, ma teologico. Ne consegue che un ebreo che si sforza di distruggere il Cristianesimo fa solamente il suo nero “dovere”. » (op. cit., p. 70).
Citazione # 9: Cervello ebraico e braccio operativo massonico.
« Lo spirito giudaico è convinto di una cosa: per giungere alla conquista del potere mondiale bisogna ricominciare tutto da capo, iniziando col distruggere il sistema attuale in tutte le sue componenti. Le presenti istituzioni devono tutte sparire, cominciando dal trono e dall’altare, perché i Re e i Papi sono i simboli principali dell’ordine stabilito.
Un cervello che pensa così avrà bisogno di due braccia disposte a obbedirlo ciecamente; il che spiega la creazione della Massoneria, il “braccio” multinazionale concepito per eseguire gli ordini del cervello giudaico. Non a caso la Massoneria ha per motto l’espressione latina“Ordo ex chaos”, il che significa: “L’ordine a partire dal caos”, ovvero: “L’ordine come frutto del caos”. Da dove proviene la Massoneria? L’Ebreo Isaac Wise ce lo rivela attraverso il giornale ‘The Israelite’. Nel numero che comprende il periodo che va dal 3 al 17 agosto 1855, egli scrive: “La Massoneria è un’istituzione giudaica. La sua storia, le sue regole, i suoi compiti, le sue consegne, le sue spiegazioni sono tutte ebraiche dall’inizio alla fine, ad eccezione di qualche regola secondaria e di qualche parola nel giuramento iniziale”. » (op. cit., p. 77).
Citazione # 10: Conclusioni teologiche.
«1. PRECEDENZA DELL’EBREO: Nel bene come nel male, il primo posto è sempre dell’Ebreo. [89]
2. EBREO BENEDETTO, E EBREO MALEDETTO: La parte di Israele che ha rigettato Cristo porta su di lei il Sangue di Cristo come una maledizione, quella invece che ha accettato Cristo porta su di lei lo stesso Sangue, ma come una benedizione. [90]
3. MISSIONE “TEOLOGICA” DELL’EBREO: L’Ebreo è contro tutti, ma in particolare contro il popolo cristiano. [91]
4. LA MASCHERA SUL VISO: I figli del fariseismo, giudaico per definizione, si sentono a loro agio solo dietro una maschera. [92]
5. SUPERIORITÀ DELL’EBREO NEL CARNALE: Lo storico Werner Sorabart dice – e ne fornisce pure la prova – che la grandezza del capitalismo inglese e americano è una creazione giudaica. Si tratta di una grandezza materiale incomparabile, che però è frutto del lavoro di milioni di Cristiani a favore di un pugno di Ebrei. [93]
6. VITA CRISTIANA = SCUDO ANTI-GIUDAICO: Per quei Gentili che non vogliono cadere sotto il peso della schiavitù giudaica, la sola protezione è la vita cristiana. [94]
7. SEPARAZIONE NECESSARIA dei due mondi: Le leggi ebraiche dicono che gli Ebrei devono vivere separati dai Cristiani, e le leggi cristiane dicono che i Cristiani devono vivere separati degli Ebrei. [95]
8. REDENZIONE O TALIONE. Dio offre ad ogni Ebreo la possibilità di vivere le sue sofferenze in due modi diversi: o come pegno di redenzione, o come legge di giustizia. Il pegno di redenzione è quando la sofferenza dell’Ebreo diventa per lui un’occasione per espiare il male che i suoi antenati hanno commesso contro Cristo; la legge di giustizia è quando la sofferenza dell’Ebreo diventa per lui un’occasione per ribellarsi ancora di più contro tutto e contro tutti, in primo luogo contro la società che lo ospita. [96]
9. LE MENZOGNE E I LORO MISFATTI: I metodi che gli Ebrei utilizzano contro i Cristiani hanno per base la menzogna. [97]
10. GRANDEZZA DEL SANGUE EBRAICO: Gli Israeliti raggiungeranno la loro grandezza, quella del loro sangue, quando riusciranno a sradicare dalla loro mente e dal loro cuore il fermento farisaico. Per riuscire in questo dovranno innanzitutto accettare Cristo.
In conclusione, fino a quando durerà questa inimicizia tra Ebrei e Cristiani? Essa durerà finché la misericordia di Dio non dichiari giunto il tempo della riconciliazione. S. Paolo dice che questo tempo verrà quando Israele riconoscerà Colui che ha rinnegato. S. Paolo: « Ma non voglio, fratelli, che ignoriate questo mistero. (...) Una parte d’Israele si è indurita, e tale rimarrà finché non saranno entrati all’ovile tutti i pagani (l’ovile è la Chiesa di Cristo. ndr). Allora tutto Israele sarà salvato. » (Rm 11, 25-26). Quando giungerà l’ora suddetta gli Ebrei diventeranno Cristiani (“Esaù si riconcilierà con Giacobbe”), e si avvererà la parola che il profeta Ezechiele ha pronunciato cinque secoli prima di Cristo. [98] Tutti saranno una sola cosa in Cristo, perché i Giudei non saranno più “Giudei” (non avranno più lo spirito farisaico, ndr), e i Cristiani saranno Cristiani autentici. La pace regnerà come frutto della giustizia e della carità in Colui che è stato promesso ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe, e il cui nome è Gesù Cristo, il Messia. » (op. cit., p. 27-31).
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2) Dieci brani ripresi dal libro: “La Conjuration anti-chrétienne”. [99]
Brano # 1. Questo primo brano mostra in che modo durante i secoli alcuni rabbini anti-cristiani hanno snaturato il libro della Torah per creare il Talmud, che si presenta come un libro anti-sociale, pieno di odio anti-cristiano. Come esempio, ecco alcuni insegnamenti offerti dal Talmud al popolo ebraico di tutta la terra. Sono frasi che il professor Augusto Rohling ha voluto lui stesso tradurre dalla lingua ebraica.
«1. Le anime degli Ebrei hanno il privilegio di essere una parte di Dio stesso. Le anime degli altri popoli della terra vengono dal diavolo, e sono simili a quelle dei bruti.
4. Il dominio sugli altri popoli è da condividere unicamente tra Ebrei.
5. Mentre aspettano la venuta del Messia, gli Ebrei vivono in stato di guerra continua con tutti gli altri popoli. Quando la vittoria sarà definitiva, i popoli accetteranno la fede ebraica. Solo i Cristiani non parteciperanno a questa grazia. Saranno interamente sterminati perché discendono dal diavolo. Un Ebreo è della sostanza di Dio. Un non-Ebreo che colpisce un Ebreo merita la morte.
8. Solo gli Ebrei sono uomini, le altre nazioni sono delle varietà di animali. Il cane è meglio del non-Ebreo. I non-Ebrei sono cani o asini. Le anime dei non-Ebrei vengono dallo spirito impuro, ma le anime degli Ebrei vengono dallo spirito di Dio.
9. I non-Ebrei sono stati creati solamente per servire gli Ebrei, giorno e notte, senza mai lasciare il loro servizio.
10. All’Ebreo è proibito lodare la scienza o la virtù di un Cristiano. [100]
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11. Non è giusto far prova di misericordia verso i nostri nemici.
12. L’uomo, l’ebreo, ha il dovere d’essere astuto in ogni tempo.
13. Se un Ebreo ha paura, e giudica necessario dire a un non-Ebreo che lo ama, lo può fare.
14. L’ebreo ha il diritto di fare l’ipocrita col non-Ebreo.
15. I figli di Abramo sono gli Ebrei; i figli di Noè sono i non-Ebrei.
16. Agli Ebrei Dio ha dato ogni potere sui beni e sul sangue degli altri popoli.
17. Un non-Ebreo che deruba un Ebreo, anche di una sola monetina, deve essere messo a morte. Invece è permesso a un Ebreo di fare del torto ad un non-Ebreo. Vuotare le tasche a un pagano è una cosa permessa.
18. Se la vite appartiene a uno straniero, portami l’uva; se appartiene a un Ebreo non toccarla. Il denaro del non-Ebreo è un bene senza padrone, e per questo l’Ebreo ha diritto di prenderne possesso. I beni del Cristiano sono per l’Ebreo come la sabbia del mare; il primo che se ne appropria è il vero possessore di questi beni.
19. Ti è lecito ingannare uno straniero esercitando l’usura su di lui.
20. In un paese governato dagli Ebrei, se un Ebreo ha un processo con un non-Ebreo, fai in modo che vinca tuo fratello dicendo allo straniero: “Così vuole la nostra legge”. In un paese dove le leggi sono favorevoli agli Ebrei, fai in modo che vinca tuo fratello dicendo allo straniero: “Così vuole la vostra legge”. In un paese dove gli Ebrei non sono padroni o non hanno la legge in loro favore, allora devi circonvenire gli stranieri tramite intrighi, finché il guadagno va all’Ebreo.
21. È proibito restituire a un Goym ciò che ha perso.
22. Dio ci ha ordinato di esercitare l’usura verso i non-Ebrei, non per soccorrerli, ma per danneggiarli. (Per avere un’idea di come gli Ebrei addestrano i loro figli all’usura bisognerebbe leggere tutto il testo sull’usura).
23. Sopprimi il migliore dei non-Ebrei. Togli la vita al più onesto degli idolatri.
24. Se un pagano cade in una fossa, devi ricoprire la fossa con una pietra, e rendere vani tutti gli sforzi che fa per uscire dalla fossa. Se lo vedi cadere in un fiume, o in pericolo di morte, non devi salvarlo. Maïnmonides insegna che se l’occasione è propizia bisogna colpire a morte ogni Goym. È giusto sterminare di propria mano ogni eretico; chi sparge il sangue dell’ateo offre un sacrificio a Dio. (Tra gli atei sono compresi Gesù e i suoi sostenitori). Coloro che non sono d’accordo con i nostri insegnamenti devono essere messi a morte, specialmente gli adepti del Nazareno. Se ciò non è possibile, è bene cercare di provocare la loro morte. Colui che uccide un Ebreo sarà giudicato come se avesse ucciso il mondo intero. Se un Ebreo è in grado di ingannare un non-Ebreo, e fargli credere che lui stesso è un non-Ebreo, la cosa è permessa. » Eccetera. [101]
Brano # 2. Alla pagina 516 dello stesso libro si trova un altro brano che parla del Talmud. Tale testo dice:
«Ci sono due redazioni del Talmud, quella di Gerusalemme e quella di Babilonia, composta per riformare i “difetti” della prima. Achille Laurent è tra coloro che in questi ultimi tempi hanno maggiormente approfondito la questione ebraica. A proposito di queste due versioni del Talmud egli dice: Il Talmud di Babilonia è quello che gli Ebrei seguono. Esso è costituito da una serie di almeno dodici volumi. È il codice religioso degli Ebrei moderni, molto differente da quello degli Ebrei dell’antichità. È un miscuglio di credenze. Chi ha il coraggio di percorrere questa immensa raccolta, nei commenti rabbinici che esso contiene, scopre le cause latenti che sempre hanno spinto i popoli della terra a mettersi contro i resti dispersi di questo popolo... Da questi commenti rabbinici sono derivate le chimere della cabala, i pericolosi errori della magia, l’evocazione degli spiriti, buoni e cattivi, un mucchio di errori morali, ed una teogonia la cui origine si trova in Caldea e in Persia ... I commenti rabbinici distruggono anche la legge di Mosè, e questo a causa dei princìpi di odio che contengono. È un odio che va contro tutti gli uomini che non fanno parte del popolo ebraico, chiamato sempre “Popolo di Dio”. » [102]
Brano # 3. Paulus L. B. Drach è un celebre rabbino che nel diciannovesimo secolo si è convertito al cattolicesimo. Egli scrive: « Da quando si è sparsa in Europa la conoscenza della lingua ebraica, i tipografi ebraici si preoccupano di sopprimere quei passaggi che contengono orrori o raccomandazioni detestabili contro i Cristiani o contro il Cristianesimo, lasciando al loro posto degli spazi bianchi. Per rimediare a queste lacune i rabbini si accontentano di insegnare verbalmente le parole che dovrebbero figurare negli spazi vuoti. Talvolta succede che nei loro esemplari personali essi ristabiliscano manualmente le parole soppresse. È quanto è successo nell’esemplare di Talmud che possiedo. » (p. 516).
Brano # 4. Tre anni prima che esploda la Rivoluzione francese, Sébastien Mercier ha un’intuizione sorprendente di ciò che diventerà il potere ebraico, quello che la Rivoluzione sta per inaugurare. Nell’anno 1786 scrive:
«I politici non sanno prevedere le conseguenze spiacevoli che può avere l’esplosione improvvisa degli Ebrei. Le idee di questo popolo sono contrarie a quelle degli altri popoli. Gli Ebrei che le coltivano sono convinti che la Terra è tutta loro, e che gli altri popoli sono solamente degli usurpatori dei loro diritti. » (p. 516). [103]
101, 102, 103
Brano # 5. Quali sono i frutti che il Talmud produce sulla razza ebraica? Gougenot des Mousseaux li espone in questi termini:
« La legge religiosa dell’Ebreo ultra ortodosso è una legge di esclusione e di odio, ma l’Ebreo non vi fuggirà, perché vive di voi. Il suo occhio vi assorbe, i suoi raggi vi divorano. Il furto, l’usura, la spoliazione, per lui sono un diritto religioso sui Cristiani. Per un Ebreo, il non-Ebreo è soltanto un bruto, un essere non atto a possedere. Se questo bruto detiene una proprietà, tale proprietà è un furto. Nessuna legge dice all’Ebreo di rispettare i beni altrui, nè di rispettare la vita dei Cristiani. Che voi chiamiate l’Ebreo o che lo respingiate, lo avrete sempre nei paraggi. Ma sia che l’osteggiate, sia che lo facciate piegare sotto il peso dei vostri benefìci, non l’avrete mai per prossimo. Mai vi considererà un suo simile”. » (p. 517).
Brano # 6. Nello stesso libro Mgr Delassus parla ancora del Talmud nel modo seguente: «Per rispetto ai nostri lettori ci asteniamo dal riprodurre ciò che il Talmud insegna, consiglia, e prescrive agli Ebrei in relazione al sesto Comandamento. Chi desiderasse conoscere meglio il Talmud, legga il capitolo IV e il capitolo V del libro di Gougenot des Mousseaux: “Le Juif, le judaïsme et la judaïsation des peuples chrétiens”. Un codice simile è stato e continua ad essere la causa del degrado del Popolo ebraico. Esso può anche fornire una chiave di spiegazione sull’origine del disprezzo che i diversi popoli hanno continuamente avuto per questo popolo. L’uomo agisce in ogni cosa secondo le sue convinzioni. Ciò che crede con sincerità passa nei suoi atti, talvolta a sua insaputa. La fede di un credente conduce i suoi atti e ne spiega la morale. Nel caso degli Ebrei che da secoli hanno per fede e legge un unico codice, quello del Talmud, il Talmud diventa il responsabile numero uno dei loro comportamenti, che talvolta sono purtroppo tra i più antisociali che si possano immaginare. » (op. cit. p. 519).
Brano # 7. « Nei seminari, come nei collegi e nelle università, sempre di più si va in cerca di inculcare i principi del 1789. (Quelli della Rivoluzione francese, ndr). Qui si presenta un doloroso enigma. Come ha fatto la setta a scovar fuori tutti questi rettori d’istituto, che in apparenza sono di reputazione altamente cattolica? Come ha fatto la medesima setta a trovare un numero così grande di riviste e di giornali cattolici disposti a presentare al pubblico la coppa incantatrice e misteriosa che versa nelle anime i grandi principi, gli immortali principi? Non si rendono conto, i direttori di detti giornali e riviste, dell’origine che hanno questi princìpi, e per quale fine sono stati inventati?
Al sinodo giudaico riunitosi a Lipsia il 29 giugno 1861 sotto la presidenza del Dr Lazams di Berlino, il Dr Philipson, di Bonn, appoggiato da M. Astruc, rabbino del Belgio, aveva pronunciato questa conclusione sotto gli applausi di tutti: “Questa assemblea riconosce che lo sviluppo e la realizzazione dei princìpi moderni sono le più sicure garanzie del presente e dell’avvenire del giudaismo e dei suoi membri. Sono le condizioni più vitali per l’esistenza, l’espansione, e il più alto sviluppo del giudaismo”.
Era come se l’oratore avesse detto: “Israeliti, voi aspirate al dominio universale. Se volete preparare efficacemente le vie a colui che ve lo può procurare, dovete adoperarvi a far conoscere i princìpi moderni, fare in modo che penetrino negli spiriti, con tutto ciò che comportano, e tirare le conseguenze che da essi derivano; dovete poi realizzarli, cioè fare in modo che i loro profondi effetti passino dall’ordine delle idee all’ordine dei fatti, e questo tramite le leggi che farete fare e tramite i costumi che introdurrete nelle società dove vivete”.
In che modo i princìpi moderni possono preparare agli Ebrei le vie al dominio universale? La spiegazione è semplice. Grazie all’uguaglianza civile con i Cristiani, all’uguaglianza in tutto, gli Ebrei fanno cadere la diga che fin qui li aveva trattenuti; e come un vortice devastatore si precipitano ovunque, impossessandosi di tutto: banche, commercio, stampa, e gli incarichi più importanti nella diplomazia, nell’amministrazione pubblica, nella politica, nell’esercito, nell’insegnamento. Tutto cade nelle loro mani, o in mani che da essi dipendono. Ora la società cristiana incontra nei princìpi dell’89, in quei famosi “diritti dell’uomo” (che ormai sono inseriti nelle costituzioni degli Stati) il più grande impedimento a scuotere il giogo ebraico che gli viene imposto sotto il velo della “libertà” e dell’ “uguaglianza”.
Se i responsabili delle associazioni della gioventù cristiana conoscessero queste cose, spingerebbero essi con tanto ardore questa stessa gioventù nelle vie della democrazia? Se i superiori dei seminari avessero conosciuto questa dichiarazione del concilio dei rabbini (i rabbini avevano organizzato questo loro sinodo in opposizione al concilio che Pio IX aveva convocato per dare un seguito alla pubblicazione del suo Sillabo, il quale smaschera i “grandi principi” modernisti), avrebbero essi lasciato entrare le pubblicazioni democratiche nei loro seminari? Avrebbero essi autorizzato le conferenze democratiche?
Un rabbino tedesco si è permesso questa ironia: “Questi poveri Cristiani, dalla vista così corta, si fanno in quattro per strapparci un’anima per di qua, una per di là, e sono felici come dei re quando riescono nel loro intento. Non vedono che anche noi siamo missionari, e che la nostra predicazione è più abile e più fruttuosa della loro. Non comprendono che camminiamo contro di essi di conquista in conquista. Ancora un po’ e tutti i Cristiani che possiedono una vera educazione rinunceranno a Cristo, non avranno più bisogno di lui, esattamente come non ne abbiamo bisogno noi. Si avvicina il tempo in cui gran parte dei Cristiani torneranno al nostro insegnamento su Dio, torneranno al nostro monoteismo. L’avvenire ci appartiene, è nostro. Noi convertiamo in massa, senza strombazzi di sorta”.
La rivista “Les Archives israélites” riferisce che nel corso di una conferenza tenutasi nel 1847, l’ebreo Cahen ha detto: “Per noi il Messia è venuto il 27 febbraio 1790, coi Diritti dell’Uomo”. » (pp. 226-7)
Pio X
Brano # 8.« L’enciclica Pascendi dominici gregis, di S. Pio X, condanna i fautori del modernismo. Come il protestante, il modernista nega l’autorità divina della Chiesa; come il razionalista, esso nega la divinità di Cristo; come il panteista e l’ateo, esso nega l’esistenza di un Dio distinto dal mondo; come lo scettico, esso rifiuta le verità soprannaturali. Nel negare e rifiutare tutto questo, il modernista conserva tutte le apparenze del cattolicesimo, le sue formule, la sua facciata. Il Papa Pio X ha detto: “I partigiani di questi errori non sono oggi da cercare tra i nemici dichiarati; si nascondono nel cuore stesso della Chiesa, nel suo seno. Sono nemici temibili perché si mimetizzano come i camaleonti. Queste mie parole riguardano molti cattolici laici e, cosa ancora più deplorevole, molti preti, che col pretesto di amare la Chiesa, pretendono senza modestia di essere dei rinnovatori della Chiesa. In schiere serrate si buttano all’assalto di tutto quello che c’è di più sacro nell’opera di Gesù Cristo”. » (p. 217)
Brano # 9. « La città di Nîmes ha costruito un monumento all’ebreo Bernard Lazare, che fu l’anima dell’affare Dreyfus. Bernard Lazare ha scritto un libro intitolato: “L’antisémitisme, son histoire, ses causes”. Charles Maurras si è divertito a riassumere questo libro nel modo seguente:
“Sono l’Ebreo. L’Ebreo è distruttore e parassita per definizione. Questo distruttore-parassita si attacca a tutti i popoli che gli fanno buona accoglienza. Non si stanca mai di disorganizzarli in tutte le maniere. Quando, alla fine del Medio Evo, la cristianità gli ha aperto le porte, l’Ebreo gli ha inventato il protestantesimo. Quando il protestantesimo è parso calmarsi, gli ha inventato la Massoneria. Quando il re di Francia gli ha tolto le catene, l’Ebreo gli ha risposto tagliandogli la testa. La nazione francese si è associata alla generosità del suo re: l’Ebreo si è messo a distruggere tutto quello che manteneva in piedi la suddetta nazione. L’Europa ha imitato la Francia: l’Ebreo si è messo a pompare la valuta europea verso l’estero, e a seminare ovunque la rivoluzione sociale. Allora la Francia ha creduto di poter disarmare l’Ebreo facendogli del bene, affidandogli le redini della sua economia, quelle del suo governo, quelle del suo insegnamento, della sua magistratura, del suo esercito, del suo commercio, e persino il compito di divertirlo: ora gli Ebrei rispondono mettendo in liquidazione tutto il patrimonio della benefattrice. Il carattere naturale e fatale dell’Ebreo è fatto così”. » (p. 512)
Brano # 10. L’abate Joseph Lemann è un ebreo che si è convertito al cattolicesimo e poi è diventato sacerdote. Egli ha scritto:
«Quando la gente si è accorta che gli Ebrei erano cittadini, si è pure accorta che essi erano già i padroni, almeno in parte, di quanto li circondava. » (p. 227).
Questa dichiarazione ha fatto nascere in me tre domande:
Domanda n. 1: Per quale ragione lo spirito giudeo-farisaico si è applicato a propagandare mondialmente i princìpi democratici? A causa dei meriti della democrazia, o a causa del potere che la democrazia ha di uccidere le monarchie, e di aprire così la strada che conduce al potere politico?
Domanda n. 2: Quando il Governo mondiale sarà instaurato e funzionante, che ne sarà della democrazia? Sarà essa preservata?
Domanda n. 3: Come mai tanta pubblicità sul tema dell’olocausto e della Shoah, se è vero che il denaro che ha servito a finanziare la politica di Hitler era denaro ebraico?
Tentativo di risposta alla domanda n. 1: Le dittature del passato si sono sempre servite della democrazia come ci si serve di un utile sgabello. Alla fine, dopo aver ottenuto quello che volevano, si sono beffate di essa. Nulla ci permette di dire che la dittatura “illuministica” agirebbe diversamente.
Tentativo di risposta alla domanda n. 2: Logicamente le monarchie erano una barriera naturale alla realizzazione dell’Impero giudaico universale. Oggi questa barriera non esiste più. La democrazia ha permesso allo spirito giudeo-farisaico – gli Ebrei elitisti – di rimpiazzare i governi di diritto divino (monarchie cristiane) con dei governi di diritto umano (repubbliche democratiche, tutte atee). Tramite la democrazia il potere mondiale è scivolato dalle mani dei monarchi a quelle degli Ebrei elitisti, che sono i Farisei, ovvero i sedicenti Illuminati. [104]
Tentativo di risposta alla domanda n. 3: Il massacro degli Innocenti di Betlemme è stato ordinato dal re Erode, Ebreo a mentalità elitista. La crocifissione di Gesù è stata voluta e reclamata ad alta voce dai Farisei, Ebrei a mentalità elitista. Il primo aveva paura di perdere il suo potere temporale, i secondi avevano paura di perdere il loro prestigio temporale. In ambedue i casi, l’aggressore si è organizzato affinché le ragioni del suo agire fossero nascoste al pubblico. Oggi ancora, come allora, le ragioni che spingono i Farisei (diventati banchieri) ad agire come agiscono non sono mai rivelate al pubblico. I Farisei-banchieri temono di perdere i loro privilegi temporali se il pubblico è informato sui motivi del loro agire. [105]
104, 105
3) – Gli Israeliti secondo Maria Valtorta.
Sappiamo che la mistica italiana Maria Valtorta, deceduta a Viareggio nel 1961, ha scritto Il Poema dell’Uomo-Dio, in dieci volumi, da considerare come frutto delle sue singolari esperienze mistiche. Tra queste ci sono molte visioni della vita di Cristo, una delle quali riguarda la discussione che Gesù all’età di dodici anni ha avuto coi dottori del Tempio di Gerusalemme. Quando Gesù si presenta a questi dottori per essere esaminato sulla legge, si accorge che i suoi esaminatori sono divisi in due fazioni opposte, e questo a causa del Messia, che non tutti gli astanti concepiscono allo stesso modo. Allora come oggi, giudaismo autentico e giudaismo farisaico si oppongono nel modo più assoluto.
Maria Valtorta
Gesù fra i dottori del Tempio.
Maria Valtorta ci descrive la sua esperienza mistica nel modo seguente:
«Comprendo essere nel recinto del Tempio di Gerusalemme. Vedo farisei in lunghe vesti ondeggianti, sacerdoti vestiti di lino e con una placca preziosa al sommo del petto e della fronte, e altri punti luccicanti sparsi qua e là sulle diverse vesti molto ampie e bianche, strette alla vita da una cintura preziosa. Poi altri che sono meno ornati, ma devono sempre appartenere alla casta sacerdotale, e che sono circondati da discepoli più giovani. Comprendo che sono dei dottori della Legge. Fra tutti questi personaggi mi trovo spersa, perché non so proprio cosa ci sto a fare.
Mi accosto al gruppo dei dottori, dove si è iniziata una disputa teologica. Molta folla fa la stessa cosa. Fra i “dottori” vi è un gruppo capitanato da uno chiamato Gamaliele e da un altro, vecchio e quasi cieco, che sostiene Gamaliele nella disputa. Costui, che sento chiamare Hillel (metto l’h perché sento un’aspirazione in principio al nome) mi pare maestro o parente di Gamaliele, perché questo lo tratta con confidenza e rispetto insieme. Il gruppo di Gamaliele ha vedute più larghe, mentre un altro gruppo, ed è più numeroso, è diretto da uno che chiamano Sciammai, ed è dotato di quell’intransigenza astiosa e retriva che il Vangelo tanto bene ci illustra.
Gamaliele, circondato da un folto gruppo di discepoli, parla della venuta del Messia e, appoggiandosi alla profezia di Daniele, sostiene che il Messia deve ormai essere nato, perché da una decina d’anni circa, le settanta settimane profetate sono compiute da quando era uscito il decreto di ricostruzione del Tempio. Sciammai lo combatte asserendo che, se è vero che il Tempio è stato riedificato, è anche vero che la schiavitù di Israele è aumentata, e la pace, che avrebbe dovuto portare seco colui che i Profeti chiamavano “Principe della Pace” è ben lontana d’essere nel mondo e specie a Gerusalemme, oppressa da un nemico che osa spingere la sua dominazione fin entro il recinto del Tempio, dominato dalla torre Antonia piena di legionari romani, pronti a sedare con la spada ogni tumulto di indipendenza patria.
La disputa, piena di cavilli, va per le lunghe. Ogni maestro fa prova di erudizione, non tanto per vincere il rivale, quanto per imporsi all’ammirazione degli ascoltatori. È palese questo intento. Dal folto del gruppo dei fedeli esce una fresca voce di fanciullo: “Gamaliele ha ragione”.
Movimento della folla e del gruppo dottorale. Si cerca l’interruttore. Ma non occorre cercarlo. Non si nasconde. Si fa largo da sè e si accosta al gruppo dei “rabbi”. Riconosco il mio Gesù adolescente. È sicuro e franco, con due sfavillanti occhi pieni di intelligenza.
“Chi sei?” gli chiedono.
“Un figlio di Israele venuto a compiere ciò che la Legge ordina”.
La risposta ardita e sicura piace e ottiene sorrisi di approvazione e benevolenza. Ci si interessa al piccolo israelita:
“Come ti chiami?”
“Gesù, di Nazaret”.
La benevolenza si smorza nel gruppo di Sciammai. Ma Gamaliele, più benigno, prosegue il dialogo insieme ad Hillel. Anzi, è proprio Gamaliele che con deferenza dice al vecchio: “Chiedi al fanciullo qualcosa”.
“Su cosa fondi la tua sicurezza?” chiede Hillel. (Metto i nomi in testa alle risposte per abbreviare e rendere chiaro).
Gesù: “Sulla profezia che non può errare nell’epoca e sui segni che l’hanno accompagnata quando fu il tempo del suo avverarsi. È vero che Cesare ci domina. Mais il monde era tanto in pace e la Palestina tanto in calma quando si compirono le settanta settimane, chef u possibile a Cesare ordinare un censimento nei suoi domini. Non lo avrebbe potuto se la guerra fosse stata nell’impero e le sommosse in Palestina. Come era compíto quel tempo, così si sta compiendo l’altro delle sessantadue più una dal compimento del Tempio, perché il Messia sia unto e si avveri il seguito della profezia per il popolo che non lo volle. Potete avere dei dubbi? Non vi ricordate che la stella fu vista dai Savi d’Oriente e che andò a posarsi proprio sul cielo di Betlemme di Giuda, e che le profezie e le visioni, da Giacobbe in poi, indicano quel luogo come destinato ad accogliere la nascita del Messia, figlio del figlio del figlio di Giacobbe, attraverso Davide che era di Betlemme? Non vi ricordate Balaam? “Una stella nascerà da Giacobbe”. I Savi d’Oriente, a chi la purezza e la fede rendevano occhi e orecchi aperti, hanno visto la stella e compreso il suo nome: “Messia”, e sono venuti ad adorare la Luce scesa nel mondo”.
Sciammai, con sguardo livido: “Tu dici che il Messia nacque nel tempo della stella, a Betlemme-Efrata?”
Gesù: “Io lo dico”.
Sciammai: “Allora non vi è più. Non sai, fanciullo, che Erode fece uccidere tutti i nati di donna, da un giorno a due anni d’età, di Betlemme e dintorni? Tu, tanto sapiente nella Scrittura, devi sapere anche questo: “Un grido s’è sentito nell’alto... È Rachele che piange i suoi figli”. Le valli e le cime di Betlemme, che hanno raccolto il pianto di Rachele morente, sono rimaste piene di pianto, e le madri l’hanno ripetuto sui figli uccisi. Fra esse era certo anche la Madre del Messia”.
Gesù: “Ti sbagli, o vecchio. Il pianto di Rachele s’è volto in osanna, perché là dove essa ha dato alla luce il “figlio del suo dolore”, la nuova Rachele ha dato al mondo il nuovo Beniamino del Padre celeste, il Figlio della sua destra, Colui che è destinato a riunire il popolo di Dio sotto il suo scettro e a liberarlo dalla più tremenda schiavitù”.
Sciammai: “E come, se Egli fu ucciso?”.
Gesù: “Non hai letto di Elia? Egli fu rapito dal cocchio di fuoco. E non potrà il Signore Iddio aver salvato il suo Emmanuele perché fosse il Messia del suo popolo? Egli, che ha aperto il mare davanti a Mosè perché Israele passasse a piede asciutto verso la sua terra, non avrà potuto mandare i suoi angeli a salvare il Figlio suo, il suo Cristo, della ferocia dell’uomo? In verità vi dico: il Cristo vive ed è fra voi, e quando sarà la sua ora si manifesterà nella sua potenza”. Gesù, nel dire queste parole, che sottolineo, ha nella voce uno squillo che empie lo spazio. I suoi occhi sfavillano più ancora e, con mossa di imperio e promessa, Egli tende il braccio e la mano destra e li abbassa come per giurare. È un fanciullo, ma è solenne come un uomo.
Hillel: “Fanciullo, chi ti ha insegnato queste parole?”
Gesù: “Lo Spirito di Dio. Non ho maestro umano. Questa è la parola del Signore che vi parla attraverso le mie labbra.”
Hillel: “Vieni fra noi, che io ti veda da presso, o fanciullo, e la mia speranza si ravvivi a contatto della tua fede, e la mia anima si illumini al sole della tua.”
E Gesù viene fatto sedere su un alto sgabello fra Gamaliele e Hillel, e gli vengono porti dei rotoli perché li legga e spieghi. È un esame in piena regola. La folla si accalca e ascolta. La voce fanciulla di Gesù legge: “Consolati, o mio popolo. Parlate al cuore di Gerusalemme, consolatela perché la sua schiavitù è finita... Voce di uno che grida nel deserto: preparate le vie del Signore... Allora apparirà la gloria del Signore...” »
Sciammai: “Lo vedi, o nazareno! Qui si parla di schiavitù finita. Mai come ora siamo schiavi. Qui si parla di un precursore. Dove è egli? Tu farnetichi!”
Gesù: “Io ti dico che a te più che agli altri va fatto l’invito del Precursore. A te e ai tuoi simili. Altrimenti non vedrai la gloria del Signore nè comprenderai la parola di Dio, perché la bassezza, le superbie, le doppiezze ti faranno ostacolo a vedere e udire.”
Sciammai: “Così parli ad un maestro?
Gesù: “Così parlo. E così parlerò fino alla morte. Poiché sopra il mio utile c’è l’interesse del Signore e l’amore alla Verità, di cui sono Figlio. E ti aggiungo, o rabbi, che la schiavitù di cui parla il Profeta, e di cui Io parlo, non è quella che credi, come la regalità non sarà quella che pensi. Ma sebbene per merito del Messia verrà reso libero l’uomo dalla schiavitù del Male che lo separa da Dio, e il segno del Cristo sarà sugli spiriti, liberati da ogni giogo e fatti sudditi dell’eterno Regno. Tutte le nazioni curveranno il capo, o stirpe di Davide, davanti al Germoglio nato di te e divenuto albero che copre tutta la terra e si alza al Cielo. E in Cielo e in terra ogni bocca loderà il suo Nome e piegherà il ginocchio davanti all’Unto di Dio, al Principe della Pace, al Condottiero, a Colui che con Se stesso avrà inebriato ogni anima stanca e saziato ogni anima affamata, al Santo che stipulerà una alleanza fra terra e Cielo. Non come quella stipulata coi Padri d’Israele quando Dio li trasse d’Egitto trattandoli ancora da servi, ma imprimendo la paternità celeste nello spirito degli uomini con la Grazia nuovamente infusa per i meriti del Redentore, per il quale tutti i buoni conosceranno il Signore e il Santuario di Dio non sarà più abbattuto e distrutto.”
Sciammai: “Ma non bestemmiare, fanciullo! Ricorda Daniele. Egli dice che dopo l’uccisione del Cristo, il Tempio e la Città saranno distrutti da un popolo e da un condottiero che verrà. E tu sostieni che il Santuario di Dio non sarà più abbattuto! Rispetta i Profeti!”
Gesù: “In verità ti dico che vi è Qualcuno che è da più dei Profeti, e tu non lo conosci e non lo conoscerai, perché te ne manca la voglia. E ti dico che quanto ti ho detto è vero. Non conoscerà più morte il Santuario vero. Ma, come il suo santificatore, risorgerà a vita eterna e alla fine dei giorni del mondo vivrà in Cielo.”
Hillel: “Ascolta me, fanciullo. Aggeo dice: “... Verrà il Desiderato delle genti. Grande sarà allora la gloria di questa casa, e di quest’ultima più della prima. Vuol forse parlare del Santuario di cui tu parli?
Gesù: “Sì, maestro. Questo vuol dire. La tua rettitudine ti porta verso la Luce, ed Io te lo dico: quando il Sacrificio del Cristo sarà compiuto, a te verrà pace, poiché sei un israelita senza malizia.”
Gamaliele: “Dimmi, Gesù. La pace di cui parlano i Profeti, come può sperarsi se a questo popolo verrà distruzione di guerra? Parla e da’ luce anche a me.”
Gesù: “Non ti ricordi, maestro, cosa dissero coloro che furono presenti la notte della nascita del Cristo? Che le schiere angeliche cantarono: ‘Pace agli uomini di buona volontà’. Ma questo popolo non ha buona volontà e non avrà pace. Esso misconoscerà il suo Re, il Giusto, il Salvatore perché lo spera re di umana potenza, mentre Egli è re dello spirito. Esso non lo amerà, dato che il Cristo predicherà ciò che a questo popolo non piace. Il Cristo non debellerà i nemici coi loro cocchi e i loro cavalli, ma i nemici dell’anima, che piegano a possesso infernale il cuore dell’uomo creato per il Signore. E questa non è la vittoria che Israele si attende da Lui. Egli verrà, Gerusalemme, il tuo Re, cavalcando ‘l’asina e l’asinello’, ossia i giusti di Israele e i Gentili. Ma l’asinello, Io ve lo dico, sarà a Lui più fedele, e lo seguirà precedendo l’asina, e crescerà nella via della Verità e della Vita. Israele per la sua mala volontà perderà la pace e soffrirà in sè, per dei secoli, ciò che farà soffrire al suo Re, che sarà da esso ridotto il re di dolore di cui parla Isaia.”
Sciammai: La tua bocca sa insieme di latte e di bestemmia, nazareno. Rispondi: e dove è il Precursore? Quando lo avemmo?
Gesù: “Egli è. Non dice Malachia: ‘Ecco, io mando il mio angelo a preparare davanti a Me la strada; e subito verrà al suo Tempio il Dominatore da voi cercato, e l’angelo del Testamento da voi bramato’? Dunque il Precursore precede immediatamente il Cristo. Egli già è, come è il Cristo. Se anni passassero fra colui che prepara le vie al Signore e il Cristo, tutte le vie tornerebbero ingombre e contorte. Dio lo sa, e predispone che il Precursore anticipi di un’ora sola il Maestro. Quando vedrete questo Precursore, potrete dire: ‘La missione del Cristo ha inizio.’ A te dico: il Cristo aprirà molti occhi e molti orecchi quando verrà a queste vie. Ma non le tue e quelle dei tuoi pari, che gli darete morte per la Vita che vi porta. Ma quando più alto di questo Tempio, più alto del Tabernacolo chiuso nel Santo dei santi, più alto della Gloria sostenuta dai Cherubini, il Redentore sarà sul suo trono e sul suo altare, maledizione ai deicidi e vita ai Gentili fluiranno dalle sue mille e mille ferite, perché Egli, o maestro che non sai, non è, lo ripeto, Re di un regno umano, ma di un Regno spirituale, e suoi sudditi saranno unicamente coloro che per suo amore sapranno rigenerarsi nello spirito e, come Giona, dopo essere già nati, rinascere su altri lidi: ‘quelli di Dio’ attraverso la spirituale generazione che avverrà per Cristo, il quale darà all’umanità la vera vita”.
Sciammai ed i suoi accoliti: “Questo nazareno è Satana!”
Hillel e i suoi: “No, questo fanciullo è un profeta di Dio. Resta con me, Bambino. La mia vecchiezza trasfonderà al tuo sapere quanto sa, e tu sarai maestro del popolo di Dio”.
Gesù: “In verità ti dico che se molti fossero come tu sei, salute verrebbe ad Israele. Ma la mia ora non è venuta. A Me parlano le voci del Cielo, e nella solitudine le devo raccogliere finché non sarà la mia ora. Allora con le labbra e col sangue parlerò a Gerusalemme, e sarà mia la sorte dei Profeti lapidati e uccisi da essa. Ma sopra il mio essere è quello del Signore Iddio, al quale Io sottometto Me stesso come servo fedele per fare di Me sgabello alla sua gloria, in attesa che Egli faccia del mondo sgabello ai piedi del Cristo. Attendetemi nella mia ora. Queste pietre riudiranno la mia voce e fremeranno alla mia ultima parola. Beati quelli che in quella voce avranno udito Iddio e crederanno in Lui attraverso di essa. A questi il Cristo darà quel Regno che il vostro egoismo sogna umano, mentre è celeste, e per il quale Io dico: Ecco il tuo servo, Signore, venuto per fare la tua volontà. Consumala, perché di compierla Io ardo’.
E qui, con la visione di Gesù col volto infiammato di ardore spirituale alzato al cielo, le braccia aperte, ritto in piedi fra i dottori attoniti, mi finisce la visione. (E sono le 3:30 del 29).
Due tipi di Israele:
Il 29 ottobre e il 2 novembre 1950 Maria Valtorta [106] scrive alcune pagine che parlano del popolo ebraico. Lo fa per spiegare il capitolo 11 dell’Epistola di S. Paolo ai Romani. Codeste pagine costituiscono le lezioni 45 e 46 del libro al quale poi è stato posto come titolo: Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani”. In questo libro, le due suddette lezioni vanno dalla pagina 267 alla pagina 274.
106
Lezione n° 45 .
La lezione n. 45 spiega l’inizio del capitolo 11 dell’epistola di Paolo. S. Paolo scrive ai Romani questo:
Rm 11, 1-24: “Io mi chiedo: Ha forse Dio respinto il suo popolo? Certamente no. Non sono anch’io Israelita? Della razza di Abramo, e della tribù di Beniamino? Dio non ha respinto nella totalità il popolo che si è scelto. Ignorate cosa dice la Scrittura a proposito di Elia, quando si intrattenne con Dio per accusare Israele? Signore, essi hanno ucciso i tuoi profeti e abbattuto i tuoi altari. Sono rimasto solo, e cercano di togliermi la vita! Che gli rispose la voce divina? Ho riservato per me 7000 uomini che non si sono inginocchiati davanti a Baal. Così anche oggi sussiste un resto, eletto per grazia. Ma se è per grazia, non è per le opere, altrimenti la grazia non è più grazia.
Che dire dunque? Israele non ha raggiunto ciò che cercava, ma gli eletti si. Gli altri, come dice la Scrittura, si sono induriti. Dio ha dato loro uno spirito di torpore: fino a questo giorno hanno occhi per non vedere e orecchi per non udire. Davide dice: che la loro mensa sia per essi un laccio, un tranello e un inciampo in giusta punizione: si offuschino i loro occhi così da non vedere, e riducili a perpetua schiavitù.
Ancora mi chiedo: la caduta d’Israele è totale e definitiva? No! Ma dalla loro caduta ne è derivata la salvezza ai Gentili, questo per eccitare la loro emulazione. Ora, se la loro caduta ha provocato la ricchezza del mondo, e la loro perdita la ricchezza dei pagani, che mai non farà la loro pienezza!A voi Gentili voglio dire questo: come apostolo dei Gentili faccio onore al mio ministero nella speranza di suscitare l’emulazione di quelli del mio sangue, per salvarne almeno alcuni. Ed infatti se la loro esclusione ha provocato la redenzione del mondo, che non farà la loro riammissione se non provocare una risurrezione dai morti? Se le primizie sono sante, lo sarà anche il resto della produzione; se è santa la radice, lo saranno anche i rami. Ma se alcuni rami sono stati tagliati e tu, che eri selvatico, sei stato innestato al loro posto, diventando così partecipe della radice e della linfa dell’olivo genuino, non disprezzare i vecchi rami! Se ti prende la voglia di vantarti, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.
Dirai tu certamente: Ma i vecchi rami sono stati tagliati perché vi fossi innestato io! Bene; essi però sono stati tagliati a causa dell’infedeltà, e tu resti innestato per merito della tua fede. Ma non montare in superbia, temi piuttosto! Sappi che se Dio non ha risparmiato quelli che erano rami naturali, tanto meno risparmierebbe te!
Considera la bontà e la severità di Dio: severità verso quelli che sono caduti, bontà verso di te; a condizione però che tu sia fedele a questa bontà. Altrimenti anche tu verresti reciso. Quanto a loro, se non persisteranno nell’infedeltà verranno innestati di nuovo; Dio ha la potenza di innestarli di nuovo! Ed infatti, se tu hai potuto essere reciso dall’olivo selvatico al quale appartenevi secondo la tua natura, e contro la tua natura hai potuto essere innestato sull’olivo genuino, a più forte ragione essi, che sono della medesima natura dell’olivo genuino, potranno essere innestati di nuovo sul proprio tronco! ”
Spiegazioni (dettate a Maria Valtorta dallo Spirito Santo).«La qual riprovazione (di Israele, ndr) non è totale, nè perpetua. Se Dio è Giustizia, Egli è anche Misericordia. E che Misericordia ne è testimonianza l’aver fatto del suo Verbo l’Agnello destinato al sacrificio per la redenzione degli uomini.
Quindi per ciò non tutto Israele fu riprovato. Perché non tutto Israele era malvagio. Come in ogni società umana, anche in Israele vi erano dei giusti. I più giusti tra esso compresero, seguirono e amarono il Cristo da quando lo conobbero. Altri, meno semplici e meno giusti, attesero ad avere prove potenti per credere che egli fosse il Messia. Altri ancora furono scossi sol dagli estremi miracoli (resurrezione a ascensione). Infine, alcuni si arresero solo quando videro gli Apostoli, rozzi e incolti, mutarsi in evangelizzatori pieni di dignità e sapienza, divenire dei coraggiosi mentre prima erano dei paurosi, degli operatori di miracoli come il Maestro loro, e soprattutto così fermi nella fede da saper tener testa al Sinedrio, rispondendo una e una volta alle ingiuste ingiunzioni dello stesso: “Se sia giusto dinanzi a Dio l’ubbidire a voi piuttosto che a Dio, giudicatelo voi stessi. Per conto nostro, noi non possiamo non parlare di quanto abbiamo visto e udito (Atti 4, 19-20). Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini. Il Dio dei padri nostri ha risuscitato quel Gesù che voi uccideste appendendolo alla croce. Questo Principe e Salvatore, Iddio lo esaltò con la sua destra, per dare ad Israele penitenza e remissione dei peccati. E ne siamo noi testimoni e quello Spirito Santo che Dio ha dato a coloro che gli ubbidiscono” (Atti 5, 29-32).
I più giusti tra i capi d’Israele, tra i quali Gamaliele, sommo tra i rabbi di quel tempo, si convertirono allora al Signore Gesù. Perché non tutto dell’uomo e nell’uomo è malvagio, anche se esso non è in tutto giusto. Il peccato d’origine e i peccati della triplice concupiscenza non distruggono tutto quanto è da Dio nell’uomo; ossia tutto quanto è buona tendenza della parte incorporea (spirito e intelletto). La ragione, che solo una demenza può completamente annullare, può sempre aprire la via della verità e della giustizia, illuminarle agli uomini perché, facendo buon uso del loro libero arbitrio, accolgano quanto in principio hanno ripudiato apertamente o stentato ad accogliere, riconoscendolo per vero e per buono, e come mezzo per andare verso la Verità.
Gli altri d’Israele, “popolo di dura cervice”, sin dai tempi mosaici persistettero nel loro errore, rigettando la fede nel Cristo, ripudiando la sua dottrina, che è via di salute. Pur preconoscendo il Messia, predetto più volte da Dio ai suoi figli, non lo accolsero, anzi lo rigettarono come un peccatore. Perché in essi non era la carità che è vita in Dio e vita di Dio nell’uomo, ma era la superbia che è durezza di cuore e fumo che impedisce di vedere la verità.
Dio invece, benché enorme fosse la colpa di Israele, non rigettò tutto il suo popolo avendo, come già aveva detto a Elia, riservato da esso un certo numero di uomini che non avrebbero piegato il ginocchio davanti ad idolo alcuno, e che, più o meno rapidamente, sarebbero venuti al Re dei re. A questi resti del Popolo eletto – perché gli altri s’eran fatti, da figli, figliastri di Dio, non riconoscendo il Primogenito per Natura e per Grazia – andò la Grazia, che è il dono che Dio ha predestinato per tutti gli uomini, è vero, ma che va e resta dono a chi non la respinge o se ne spoglia col peccato.
Così Israele – per voler essere troppo “sommo”, secondo le sue viste, e per essersi assiso coi suoi grandi sulla cattedra di Mosè, senza peraltro vivere secondo la giustizia di Mosè, per volersi ritenere “maestro” al mondo, rendendo impossibile la Legge per il cumulo delle leggicole umane aggiunte e sovrapposte alla Legge, per volersi ritenere giudice anche del Santo dei santi, venuto dal Cielo per riportare Israele alla Giustizia e la Legge alla sua divina e perfetta semplicità per cui ad ogni uomo giusto è possibile metterla in pratica, sia esso giudeo o samaritano, greco o romano – non conseguì la gloria umana che cercava, non la gloria soprannaturale di cui, orgogliosamente, si giudicava già possessore, ma sebbene, meno che per i pochi Ebrei convertiti al Cristo, meritò la punizione del Cielo, l’accecamento, lo stordimento, il laccio, la rete, l’inciampo e la punizione umana che lo fece curvare al suolo sotto i colpi degli oppressori e andare disperso ed inviso, per il mondo e per i secoli.
Hanno respinto, negato, ucciso il Re dei re, quel Re che avrebbe dato loro un regno senza fine. E re e imperatori, dominatori umani d’ogni tempo, ebbero per castigo e per umiliazione.
Alla loro superbia fu offerto questo pane: vedersi sostituito come Popolo di Dio dai Gentili, e veder distrutti il Tempio e l’altare e la città, di cui tanto erano orgogliosi sino a mancare di carità per chiunque non ne fosse cittadino per nascita o per elezione a cariche superbe.
Sprezzarono e si videro sprezzati. Dominarono con scettro di ferro e furono dominati con verghe e catene da quelli che avevano per tanto tempo schernito. Divennero i reietti, e gli altri presero il loro posto. Non ci fu più Gerusalemme e Sinagoga, ma Roma e la Chiesa. Loro, “i primi”, divennero “gli ultimi”, come la Parola onnisciente e onniveggente aveva detto. Eppure ancora, poiché Dio da ogni cosa trae un bene, anche se è cosa sostanzialmente cattiva in se stessa, eppure ancora dal delitto dei giudei è venuto il bene ai Gentili.
Non peggiori ai giudei verso il Cristo, ma pagani, i suddetti Gentili rispettavano in Lui l’uomo dotto e pacifico, l’uomo che non li disprezzava e non insegnava alle turbe a disprezzarli, ma anzi anche con loro, Gentili, era buono. Ma dopo il delitto del Golgota i loro occhi si aprirono alla verità, e nell’uomo buono, pacifico, dotto, capace di miracoli, riconobbero “il Figlio di Dio”, ed a Lui, vivente nella sua Chiesa, si volsero ed ebbero la Vita. Ecco dunque che il delitto dei Giudei, delitto di avari per concupiscenza di potere, divenne ricchezza di tesori spirituali ai Gentili che ne erano privi, e la loro (dei Giudei) volontaria scarsezza di comprensione e d’intelletto, che ostinatamente si chiuse respingendo la Luce, preferendo le tenebre alla Luce, fu causa che la Luce andasse ai Gentili, e da questa prima causa venissero le altre: la carità per cui uomini di nazioni nemiche tra loro, o che si odiavano perché dominatori e dominati, gente d’ogni luogo e d’ogni lingua, si riconciliarono tra loro, chiamandosi “fratelli” nel nome del Fratello santissimo venuto a morire per dar loro un’unica Vita, fossero Giudei o Gentili, Ebrei della Diaspora o Greci, Romani, Libici, Egizi, Parti, o Siri.
Prima sorse, o risorse là dove era morta, la carità che è vita in Dio, e la carità fece sante le primizie e santa la massa, e santa tutta la mistica Vite. Dalle radici – che erano d’Israele per Maria Madre di Gesù, vergine della stirpe di Davide, e per Gesù Unigenito di Lei; per gli Apostoli figli d’Israele, e i discepoli tratti dalle dodici tribù – ai rami nuovi dati dai Gentili, innestati sul suo tronco al posto dei rami che, per non esser voluti rimanere uniti al Cristo, tronco della mistica Vite, ne furono recisi perché morti.
Santo tutto il Corpo mistico, perché santo il Capo e santa la radice dal cui germoglio purissimo era venuto il Capo. Santi i rami, innestati su esso – anche se, avanti, santi non erano – perché non ripetessero l’antico peccato per cui Adamo perdette la Grazia, e Israele perdette la Grazia e la benedizione di Dio per la quasi totalità del suo popolo.
Vita ai tralci novelli, vita ad ogni germoglio della Vite, è la carità, linfa divina che alimenta chi non si stacca, per superbia, dal tronco. Perché la superbia porta al dubbio, e sulle verità e sui doveri che, ove non si compiano, rendono invisi a Dio. E dal dubbio viene l’intiepidimento della fede, poscia l’incredulità, poscia la perdita del timor di Dio, poscia la convinzione che Dio è tanto buono da non saper esser mai severo.
Dio è giusto nella sua bontà. Severo finché l’uomo persiste nel suo peccato, dolce quando l’uomo di esso si pente, pronto più a riammetterlo alla sua amicizia che a condannarlo, felice se di uno, spiritualmente morto, può farne o rifarne un vivo. Ma stolto, Dio non lo è mai.Ogni miracolo può operare il Signore, perché infinita è la sua potenza e la sua misericordia, ed infiniti i meriti del Cristo Redentore. Ma una cosa è necessaria per ottenere ogni miracolo: la buona volontà dell’uomo, la sua fede in Dio, la sua speranza nel Signore, la sua carità verso Dio e prossimo, la carità soprattutto, perché essa è il terreno che permette il fiorire di ogni virtù e l’unione con Dio. »
Lezione n° 46.
Continuazione del capitolo 11 dell’Epistola di San Paolo ai Romani. [107]
107
Rm 11, 25-36 «Non voglio infatti che ignoriate questo mistero, fratelli, perché non diventiate presuntuosi: l’indurimento di una parte di Israele durerà finché non saranno entrate tutte le genti. Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto: Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà le empietà da Giacobbe. Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati. Per quanto riguarda il vangelo, essi sono vostri nemici con vostro vantaggio, per quanto riguarda l’elezione, essi sono amati a causa dei loro padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché anch’essi ottengano misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per usare a tutti misericordia!
O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio? Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.»
Spiegazioni (dettate a Maria Valtorta dallo Spirito Santo).
«Uno dei segni della venuta finale di Dio, e del Giudizio che seguirà alla fine del mondo, è la conversione di Israele, che sarà l’estrema conversione del mondo a Dio. Perché loro gli ultimi, essi che furono i primi ad essere popolo di Dio? Per decreto eterno e per decreto umano. Nè paia ingiusto il decreto eterno. Essi, che già primi – anzi: unici – erano nel conoscere le verità soprannaturali, avrebbero dovuto essere i primissimi nel nuovo popolo di Dio: il popolo dei Cristiani; così come Adamo e la sua compagna avrebbero dovuto essere i primissimi del popolo celeste. Ma la volontà non buona fece dei primi gli ultimi. E mentre è detto nella Scrittura che Enoc ed Elia furono, viventi, rapiti da Dio fuor dal mondo, in un altro mondo migliore, per tornare, al giusto tempo, a predicare penitenza e combattere l’Anticristo quando il mondo sarà fatto Babilonia e Anticristo – e ciò per la loro giustizia straordinaria – altrettanto nella Scrittura è detto che per i suoi peccati Israele sarà riprovato da Dio, e da primo diverrà ultimo ad entrare nel Regno di Cristo.
Adamo è ben figura di ciò che vuol dire cadere nella riprovazione di Dio. Ben egli dovette attendere secoli e millenni negli inferi, nonostante avesse già lungamente espiato sulla Terra il suo peccato, avanti di rientrare nel Paradiso almeno terrestre, dove Enoc ed Elia già da secoli godevano della letificante amicizia di Dio. Anche per il popolo ebraico, pur non essendo per esso inesorabilmente chiuso il Regno di Dio per averlo respinto quando poteva accoglierlo, dovranno passare secoli e millenni prima che Israele torni amico di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Prima diverranno “Popolo di Dio” gli altri popoli. Ultimi essi: i giudei. Ultimi, anche se sempre da Sion verranno coloro che saranno salvezza.
Sion sta qui per dire Israele, e Israele sta qui per dire “popolo dei figli di Dio”. Da Israele venne Gesù. Da Israele vennero Enoc ed Elia, e torneranno. A preparare, questi, il ritorno del Figlio di Dio: il Cristo, perché alla sua venuta l’empietà o l’abominio della desolazione, secondo la parola evangelica, non siano come palude corrotta su tutta la terra e in tutti i luoghi di essa, e perché tutti, anche quelli che per secoli furono protervi, tutti i predestinati alla Vita, l’abbiano prima che il tempo non sia più.
Tutti, anche Israele. Perché se, come è detto da Colui che è l’incarnata Parola e Sapienza del Padre, i giorni della desolazione saranno accorciati in grazia dei meriti degli eletti, altrettanto è da credersi che non tutto Israele sarà riprovato ed escluso, e ciò in grazia dei meriti dei suoi padri: (i patriarchi, i profeti e i giusti del popolo ebraico). Per la giustizia di questi, Dio userà misericordia e non cancellerà l’elezione degli Ebrei a suo popolo per non separare i padri dai figli e perché Dio non è mutevole nei suoi disegni.
Pieno di misericordia anche per i pagani e gli idolatri, pieno di misericordia anche per i peccatori che si pentono, non potrà cessare di essere Padre di misericordia per coloro che erano suo popolo e che, per uno zelo non più giusto, perché non misurato, non ordinato – uno zelo che voleva e si riteneva più perfetto dello stesso decreto e volere e disegno di Dio – non seppero credere, accettare, accogliere il Cristo così come Dio Padre lo aveva mandato. Anche per gli Ebrei è morto il Cristo. Anzi, nelle sue estreme preghiere dalla Croce raccomandò al Padre gli Ebrei più d’ogni altro popolo, perché erano coloro che più avevano meritato la riprovazione di Dio, e che pertinacemente avevano persistito nel loro errore. Perché proprio il Popolo eletto doveva essere il più colpevole? Non poteva Dio impedire che tale divenisse? Come ha folgorato Saul, non poteva folgorare i Principi dei Sacerdoti, i Farisei e Scribi, per convertirli alla Verità e Giustizia? Certo che avrebbe potuto. Ma dove il merito, allora, della loro conversione, non spontanea ma forzata dal potere e dal volere divino? Vi fu o non vi fu un motivo imperscrutabile in questa condotta di Dio? Certo che vi fu, perché Dio non fa nulla senza uno scopo ed un fine. Ed ogni fine è giusto, anche se misterioso per i mortali. Verrà il momento in cui tutte le cose operate da Dio, incomprensibili ora, vi si sveleranno. Ed allora, insieme a Paolo ripeterete: “O profondità delle ricchezze e della Sapienza e Scienza di Dio!” »