SETTE APPENDICI
1 - Il “catalizzatore” della felicità.
Un giorno mi è capitato di assistere interiormente a un dialogo tra due fratelli. Il più giovane, una quindicina d’anni, interrogava suo fratello maggiore, già sacerdote.
A scuola ci dicono che l’uomo discende dalla scimmia, e che la scimmia discende da un altro animale, e così via fino alla prima cellula che si sarebbe auto-generata a partire da zero. Si deve credere a tutto questo?
"No. Sono convinto che l’uomo sia stato creato da Dio, e la nostra Fede cristiana mi dà ragione. Essa dice che la materia, che all’inizio era senza ordine, e quindi senza vita, ha cominciato a esistere – come noi la conosciamo ora – nel momento in cui un’intelligenza onnipotente, infinitamente superiore alla nostra, le ha dato vita inserendovi l’ordine necessario alla vita. Questa Intelligenza superiore è Dio, puro spirito. Il nostro credo cattolico dice che la vita è stata creata da Dio, che l’ha messa nella materia (letteralmente: “Soffiata” nella materia) in gradi diversi. Il nostro grado di vita è altissimo, perché in noi umani la vita della materia coabita con quella dello spirito. Grazie a questo spirito la vita che abbiamo in noi non è soltanto materiale, cioè a livello di atomi fisici e di cellule biologiche, ma anche spirituale, cioè a livello di coscienza intelligente e di libertà. La libertà non è concessa alle pietre, non è concessa agli alberi o ai fiori, e non è concessa nemmeno agli animali. Questi, come sai, non fanno altro che seguire l’istinto della loro razza, e più di così non possono. Noi invece possiamo scegliere di fare quello che desideriamo, abbiamo la libertà di farlo, e in più riusciamo a capire il perché e il come delle varie cose. Ciò significa che oltre alla libertà di scelta ci è stata pure concessa la capacità di capire intelligentemente quello che i sensi del corpo (cinque in tutto) ci fanno captare fisicamente."
A scuola ci dicono pure che l’essere umano ha delle capacità infinite, che non c’è niente che limiti la sua intelligenza, come se noi fossimo Dio. Siamo Dio o non lo siamo?
"Da soli non lo siamo, perché non siamo noi il Creatore, [130] invece con Dio lo siamo, perché possiamo quello che Lui può. Per essere con Dio, uniti a Lui in modo da potere quello che Lui può, dobbiamo accettare in noi l’amore. Se l’amore presente in Lui non lo è anche in noi, rimaniamo da Lui separati. E se siamo da Lui separati non possiamo far niente, solo invecchiare e poi morire."
130
- [130] L’uomo non finirà mai di scoprire quello che Dio ha messo nel creato, che comincia sulla Terra ma continua nell’Universo.
È forse sbagliato dire che l’essere umano è al di sopra degli angeli e degli arcangeli?
"Non credo sia sbagliato. Sotto alcuni aspetti gli angeli sono superiori a noi, sotto altri aspetti sono inferiori. Per esempio, essi non possono diventare “Figli di Dio”, noi invece lo possiamo. Questo è per noi un privilegio immenso, esclusivo, ma siamo liberi di accettarlo o di rifiutarlo, ed alcuni di noi lo rifiutano."
Ci dicono che un uomo è libero se può scegliere di fare quello che vuole ...
«Certo, ma se sceglie di buttarsi sotto il treno, la sua libertà è impiegata male. C’è un grado di libertà che primeggia su tutti gli altri è il libero arbitrio. Si tratta del potere che noi tutti abbiamo di scegliere tra bene e male, amore e odio, ordine e disordine, armonia e disarmonia (cacofonia). Nemmeno gli animali che sembrano intelligenti, come il cane, il delfino, o la scimmia, hanno la libertà di scegliere tra amore e odio, tra bene e male. Essi sono condizionati dai loro istinti naturali, chiusi in essi, prigionieri di essi. L’uomo invece può scegliere … Sì, può scegliere di perfezionarsi o di rovinarsi, di salire oppure discendere. Discendere per sentirsi più animale, salire per sentirsi più spirituale, quanto gli angeli e anche di più. Per esempio, gli angeli, pur essendo spirituali, non hanno la possibilità di salire più in alto di quello che sono, per diventare per esempio Figli di Dio. L’uomo invece lo può. Basta che accetti.»
Che accetti cosa?
« ... D’incontrare l’Amore divino. Se l’amore umano accetta d’incontrare l’Amore divino e di unirsi a Lui (questo equivale ad incontrare Dio stesso e di unirsi a Lui), si produce il più fantastico dei miracoli: si produce una gestazione divina seguita dalla nascita di un “Figlio di Dio” vero e proprio. La cosa più speciale è che l’uomo che nasce da questa Unione spirituale, mistica, possiede la nostra identità, porta il nostro nome e cognome. Diventare Figli di Dio significa che ognuno di noi, se lo desidera, benché già nato una volta dal ventre di sua madre, può rinascere “nei panni” di Dio, rinascere come autentico “Figlio di Dio”. Visto che un figlio è molto più di un semplice servo – il figlio non si limita a vivere nella casa del padre, ma vive la vita dello stesso padre – quelli tra di noi che accettano Dio come Padre, potranno vivere con Lui nelle sue dimore regali, non come servi o come ospiti, ma di diritto. La cosa, se ci pensi bene, fa venire il capogiro. Pensa che a noi viene concessa la possibilità di vivere eternamente una vita regale, e visto che il Re che ci invita è anche nostro Dio, la nostra vita sarà anche divina, oltre che regale. Non so se te ne rendi conto, ma siccome il Padre che abbiamo (per quelli tra noi che Lo vogliono riconoscere) è onnipotente, l’eredità che ci aspetta è fatta di onnipotenza! [131]
131
- [131] Un giorno un amico mi raccontò che prima della Creazione del mondo Dio aveva permesso a Lucifero di guardare nel futuro. Lucifero guardò e vide tre verità.
1) La prima diceva che nella futura Creazione ci sarebbero stati degli esseri ai quali Dio avrebbe dato la possibilità di unirsi alla natura divina in maniera così intima che sarebbero diventati “Figli di Dio” (figli adottivi, non di natura). Si trattava dei futuri esseri umani. Lucifero si rese conto che lui, che era l’angelo più luminoso del Paradiso, questo privilegio non l’avrebbe mai avuto, e fece la prima smorfia.
2) La seconda verità mostrò a Lucifero in che modo Dio intendeva permettere ai futuri esseri umani di issarsi al rango di Figli suoi. Si trattava del Mistero dell’Incarnazione, in base al quale la seconda Persona trinitaria avrebbe accettato di diventare uomo per mostrare agli esseri umani il cammino da percorrere. Nemmeno questo piacque a Lucifero, che fece una seconda smorfia.
3) La terza verità rivelò a Lucifero che gli spiriti angelici avrebbero servito i futuri esseri umani in qualità di angeli custodi. A questo punto Lucifero divenne rabbioso e gridò: “Non serviam!” L’orgoglio e la gelosia che covava dentro di sè divennero odio contro Dio e contro gli esseri umani. In quell’istante cominciò ad esistere l’inferno, che prima non esisteva. Vi fu precipitato Lucifero con tutti i suoi seguaci.
Eppure la maggioranza degli uomini non sembrano interessati a queste cose.
«Purtroppo … Ma sai, non riesco a capire come mai tanti di noi rifiutino questi privilegi. Non riesco a mettermi nei panni di una persona che rifiuti la vita, quella vera. Anche se oggi queste persone costituiscono la maggioranza, perché molti si lasciano abbindolare dalle cose terrene, materiali e transitorie, davanti al loro modo di pensare e di vivere io sono come interdetto. Non riesco a concepire che un essere umano rifiuti l’amore, quello vero, rifiuti Dio, quello vero. Non riesco a capire il negativismo di queste persone, un negativismo assoluto, la loro stoltezza, una stoltezza assoluta, ostinata. Credo che ognuno di noi sia capace di amare, se vuole, ma loro rifiutano l’amore vero, quello che emana da Dio [132] Lo rifiutano in modo ostinato. Vuoi conoscere a fondo il mio pensiero? Anche quando fanno l’amore, queste persone sono senza amore. Fanno l’amore con egoismo. Si limitano alla passione dei sensi, che è solo fisica. Risultato? Il loro amore assomiglia a quello del beone, che ama “con passione” il suo bel fiasco di vino, ma solo per svuotarlo; e quando si accorge che è vuoto lo butta via per procurarsene un altro che sia pieno. Queste persone si amano per svuotarsi l’una con l’altra. E d’altronde, un uomo e una donna che si uniscono possono svuotarsi o riempirsi, arricchirsi o impoverirsi, aumentare la loro reciproca schiavitù oppure la loro reciproca libertà. Se l’amore è vero, è la libertà che aumenta; se l’amore è falso, è la schiavitù. L’amore vero rende liberi (anche se le forme esteriori dell’amore fanno pensare alla schiavitù), invece l’amore falso rende schiavi (anche se le forme esteriori fanno pensare alla libertà)."
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- [132] Certe persone accettano l’amore vero, altre lo rifiutano. Ma a coloro che lo accettano, Dio dà il potere di diventare Figli di Dio. (Nel prologo del vangelo di S. Giovanni si legge: “Quotquot autem recipiunt eum, dat eis potestatem Filios Dei fieri”. Nella liturgia tradizionale, questo vangelo veniva letto in latino alla fine di ogni santa Messa).
Come si fa per sapere se l’amore è vero o falso?
«Sono convinto che sia necessario un ingrediente chiamato buona volontà. Ho l’impressione che senza di essa non sia possibile nessuna forma di vita, vita vera. Mi sembra che la buona volontà sia come quell’ingrediente che nelle reazioni chimiche permette la fusione degli elementi pur non facendo parte della fusione stessa. I chimici lo chiamano “elemento catalizzatore”, o “catalizzatore”. Se in noi la buona volontà è presente, allora riusciamo a capire, o intuire, la differenza che c’è tra l’amore vero e quello falso, se invece è assente, l’amore che scegliamo è di solito falso, un po’ più, un po’ meno, ma falso comunque. A meno che, eccezionalmente, non subentri un colpo di “fortuna”. Ma se detta “fortuna” rimane unilaterale, l’altra persona finisce per accorgersi dell’imbroglio, e nascono i divorzi, con tutto quel che ci va dietro di dolore e di sofferenza, sia per gli adulti che per i figli nati nel frattempo.»
E cosa si deve fare per avere in noi la buona volontà?
«Desiderarla e domandarla a Dio. E Dio ce la provvede. Lo fa sempre. La concede nel momento più propizio. Se tuttavia una persona non la vuol chiedere – perché per desiderarla con sincerità e chiederla a Dio ci vuole umiltà, e l’umiltà non è di tutti – allora la buona volontà non si fa viva, rimane assente... E sai che significa per una persona essere senza buona volontà? Significa vivere con la bocca sempre storta e il cuore sempre di traverso."
"Ma allora, se una persona NON chiede a Dio la buona volontà, non arriverà MAI conoscere la differenza che c’è tra l’amore vero e l’amore falso?"
Esatto. Ma continuerà ugualmente a parlare d’amore, a cantarlo, a predicarlo. Anche a sognarlo.»
A conclusione di questo dialogo, la buona volontà mi è apparsa come un dono preziosissimo, un dono che spontaneamente io definirei: il “catalizzatore della felicità”. Ho capito qui una cosa: che gli uomini che vogliono arrivare alla conoscenza dell’amore vero hanno assolutamente bisogno di buona volontà. Se la buona volontà è assente, la fusione tra l’amore del corpo e quello dell’anima (amore forma e amore sostanza) non avviene. Il miracolo dei miracoli non si verifica. L’amore umano e quello divino rimangono separati. [133]
133
- [133] Tutti sanno che sopra la grotta di Betlemme, quando nacque Gesù, gli angeli cantavano: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Da un po’ di tempo, e per ragioni mal definite, in quasi tutte le chiese cattoliche queste parole non sono più cantate nel Gloria. Qualcuno le ha sostituite con altre parole che malgrado la loro bellezza risultano fuori posto.
2 - La sete della sorgente.
Un mattino, steso sul mio letto, aspettavo che la sveglia mi desse il segnale dell’alzata, e guardavo il soffitto. Mi sforzavo di trovare la risposta a una domanda che di nascosto si era introdotta nella mia mente, rimanendovi come impigliata. Volevo sbarazzarmene, ma più cercavo la risposta che mi soddisfacesse, e meno la trovavo. La domanda era: "Se una sorgente fosse assetata, quale sarebbe il suo modo di bere? Cosa farebbe per spegnere la sua sete? ..."
Stanco di cercare, e avendo quasi esaurito il mio tempo di farniente, dico al mio Angelo che se non fa nulla per aiutarmi io metto la faccenda nel dimenticatoio. Allora l’Angelo mi dice: "Ti chiedi se le sorgenti d’acqua possono aver sete? Sì, lo possono. Ti chiedi se anche loro hanno un modo per spegnere la loro sete? Sì, ce l’hanno! Si dissetano dando da bere agli altri. Più acqua danno, meglio stanno."
A primo colpo la risposta quasi “banale” del mio Angelo mi ha fatto pensare al signor Lapalisse. Ma non ho voluto respingerla, e questo le ha dato il tempo di penetrare nella più profonda parte di me stesso, facendomi realizzare che tutti i papà di famiglia sono come delle sorgenti. Io stesso, come tale, per sentirmi soddisfatto, cioè “dissetato”, avevo bisogno di sapere che la mia figliolanza aveva “bevuto sufficientemente della mia acqua”. Questo mi permetteva di dire che la mia paternità era stata loro di profitto. [134] Allora l’Angelo ha aggiunto:
"Il Padre che avete in Cielo è il primo Papà del mondo. Anche lui “soffre” se vede che l’uomo trascura o rifiuta le sue ricchezze. E questo, ai vostri giorni, si verifica spesso. La Madre che avete in Cielo, pure lei “soffre” se vede che trascurate o rifiutate l’acqua che vi offre nei tempi di siccità che sono proprio i vostri, quelli di oggi. Essa è mamma, la prima di tutte, e sapendo delle vostre presenti condizioni di vita fa mille sforzi per portarvi da “bere” e da “mangiare”. È presente sulla terra un po’ ovunque tramite centinaia di apparizioni e di locuzioni. Malgrado ciò essa trova che deperite a vista d’occhio. Ce ne sono tra voi che muoiono di sete con a fianco un secchio d’acqua, pieno fino all’orlo. Sono i messaggi, i consigli, gli avvertimenti che ella vi dà, sono le raccomandazioni che ella vi fa, ripetendole più volte nell’ardente speranza di essere tenuta in conto, proprio come fanno le mamme della terra. La vita che vi è offerta dall’alto la potete rifiutare, è vero. Ma perché rifiutarla? Perché lasciarvi morire mentre invece vi si offre di vivere? Se voi bevete l’acqua che vi viene offerta, e offerta in tutti i modi possibili, oltre a spegnere la vostra sete spegnereste anche quella del Cielo. È Dio Padre che vi manda quest’acqua."
134
- [134] Penso che tutti i genitori della terra capiscano questo linguaggio. Più si ama un figlio, più si ha “sete” di vederlo correttamente approfittare delle ricchezze che offre la famiglia. Non solo le ricchezze materiali, ma anche quelle spirituali, soprattutto quelle. Quanto dispiacere prova un padre se si accorge che un figlio trascura la sua acqua, o magari la rifiuta! Il suo tormento assomiglia all’ardore interno di una sete intensa non appagata.
Con queste parole scoprivo che non ero l’unico della terra a soffrire di questa “sete” paterna. E poi, la stessa grande “sete” ce l’aveva anche Dio, che è il Padre di tutti noi, e ce l’aveva anche la Madonna, che è nostra Madre. Un senso di sicurezza mi ha invaso nel vedere che Dio conosceva il tema dell’eredità patrimoniale ancora prima di me, e molto meglio di me. Mi rendevo conto che il sentimento istintivo che spinge un genitore a trasmettere ai figli il massimo della ricchezza patrimoniale, cominciando con quella spirituale della Fede, [135] è cosa naturale, voluta da Dio, e che nei limiti da Lui prescritti essa può considerarsi una virtù. Le mie apprensioni cedevano il passo alla fiducia.
135
- [135] Un patrimonio è dato dall’insieme delle ricchezze paterne, ma di ricchezze non ci sono solo quelle materiali. Per esempio, il patrimonio culturale, quello affettivo, quello bio-genetico, ecc., sono patrimoni importantissimi, anche più di quello materiale. E che dire del patrimonio della Fede? Anche se oggi è disprezzato, esso è sempre stato e continua a rimanere il più importante di tutti. (Parlando di Fede cristiana, il numero di coloro che ancora si dichiarano credenti sembra ridotto al minimo. Riguardo al patrimonio bio-genetico, cresce in modo allucinante il numero degli sventati che lo guastano con comportamenti disordinati, droghe, malattie veneree, eccetera. A causa di questi abusi, le dinastie del tutto esenti da “tabe marcenti” – questa, di “tabe marcenti”, è un’espressione del Carducci – diventano sempre più rare).
Qui la mia sveglia ha suonato, lasciandomi appena il tempo di ringraziare il mio Angelo con due parole veloci.
3 - L’Albero delle devozioni.
Avevo appena finito di leggere un articoletto, firmato da un certo Padre ***, cappuccino, che parlava della devozione allo Spirito Santo. Presentava questa devozione come “La Devozione delle devozioni”. La suddetta devozione, diceva l’articolo, è la prima in assoluto, e merita, rispetto alle altre, la precedenza totale. L’articolo mi aveva talmente sedotto, che mi ero messo a fare subito quello che l’autore del testo diceva di fare: pregare lo Spirito Santo, Lui, sempre Lui, soltanto Lui. La mia coscienza era tranquilla, dato che la devozione allo Spirito Santo era diventata per me la “Devozione delle devozioni”, come voleva quel caro Padre, autore dell’articolo.
Qualche tempo dopo mi si presenta l’occasione di pregare il mio Angelo custode. Non ne sono più capace perché convinto che non devo più “sprecare” il mio tempo con devozioni che non siano quella dello Spirito Santo: “la Devozione delle devozioni”. Sono convinto che lo Spirito Santo sia più importante, più prezioso, più degno di encomio di tutti gli Angeli custodi messi insieme. Mi astengo quindi dal pregare l’Angelo perché ho il “santo” obbligo di consacrare tutte mie preghiere allo Spirito Santo.
Passano altri giorni, e le circostanze suggeriscono una novena in suffragio delle anime del Purgatorio. Io la sostituisco con una novena allo Spirito Santo. Qualche tempo dopo avviene la stessa cosa con un’altra novena. La stessa cosa accade con tutte le mie pratiche di pietà, eccetto la santa Messa e il santo Rosario, che offro comunque allo Spirito Santo, e in fretta, onde scongiurare ogni rischio di dimenticanza. Per diversi mesi prego solo lo Spirito Santo, ma ad un certo momento un dubbio inizia a spuntare nella mia mente. Mi sembra che il mio modo di agire nasconda una mezza forma di squilibrio. Io, vittima di un’esagerazione? ... A dire il vero non riesco ad escluderne del tutto la possibilità, anche se la cosa mi ripugna. Allora chiedo consiglio. A chi? Alla “logica”, la mia cara logica, un’amica di casa. La mia “logica” mi conferma la legittimità dei miei sospetti, ma tutto finisce lì.
Arriva il 27 dicembre, festa del mio santo Patrono. Approfittando di un momento di calma, favorevole al dialogo, riprendo il discorso con la mia “logica”, e le dico: "Sono arrivato al punto che mi sento colpevole se prego il mio santo Patrono. Secondo te è normale?" Risposta: "Ti comporti come se io fossi il Padre eterno, ma io non sono divina. Perché non lo chiedi allo Spirito Santo?" Ed io, in tono di scusa: "Accipicchia, è vero. Hai ragione. Come mai non ci ho pensato prima? Comincerò oggi stesso."
La sera dello stesso giorno mi metto alla presenza dello Spirito Santo, in ginocchio. Penso a quello che a scuola mi hanno sempre insegnato su di Lui, e cioè che il suo compito è di mettere ordine là dove c’è disordine, non il contrario. Chiarisco il concetto, Glielo presento come a Chi di dovere, aggiungo che il mio modo di pensare è come quello dei miei insegnanti, e termino con una preghierina con la quale invoco pace per la mia anima ed equilibrio per la mia mente.
Passano tre secondi, e lo schermo della mia immaginazione si apre sulla figura di un bellissimo albero, splendido all’inverosimile. La cosa più sorprendente, per me che sono goloso, è che l’albero è carico di frutta di tutti i generi. Ci sono mele, pere, ciliege, ma l’albero non è nè un melo, nè un pero, nè un ciliegio. Ci sono pure arance, mandarini, banane, fichi, datteri, pesche, albicocche, uva, frutti tropicali! Tutti questi frutti sono maturi e molto appetitosi. M-a-a-amma, che meraviglia! Con un albero del genere nel mio giardino non troverei mai il tempo di annoiarmi!
Prima che mi sfiori l’idea di pensare ad altro, una voce immateriale mi raggiunge dicendomi:
- "Bello. So che lo trovi bello. Questa immagine è per rispondere ai tuoi interrogativi. I frutti che vedi pendere dall’albero rappresentano le varie devozioni. L’Albero sono Io, lo Spirito Santo. Quando ti senti spinto a prendere uno di questi frutti, e a mangiarlo, non sentirti in colpa. Non mi offendi se mangi di questi frutti, che sono tutti miei. Essi provengono da Me, sono tutti miei, tutti parte di Me, e sono Io che li offro. Nulla tuttavia ti impedisce di continuare a prender cura dell’Albero, a zappare un po’ all’intorno, a portargli acqua, a proteggerlo. Gli puoi anche parlare. Queste tue cure renderanno i suoi frutti ancora più appetitosi e ricchi di vitamine di ogni genere, e tutto ciò aumenterà la salute della tua anima. L’anima ha bisogno di nutrirsi tutti i giorni, come il corpo. Lo sai già, vero? ..."
Silenzio da ambedue le parti. Poi: «Non ti sembra esatto quello che dico?»
"Certo che mi sembra esatto! Certissimo. ..."
È mai possibile che lo Spirito Santo ci ami tanto da voler qualche volta giocare con noi, divertirsi, scherzare un po’. Mezzo imbronciato gli rispondo:
"E perché avete permesso all’autore di quell’articolo di penetrare con le sue grosse dita nel “codice genetico” delle mie idee, e di crearvi quello squilibrio, quegli spostamenti? Perché mai l’avete lasciato fare? … Oooh! Per prepararmi a ricevere le vostre spiegazioni! Insomma volevate essere sicuro che le avrei capite bene, capite del tutto, e a fondo. Mmm … Devo credere?".
Un bellissimo silenzio.
4 - Il Paradiso visto da me.
Lo Spirito Santo non rifiuta il dialogo, e nemmeno di essere trattato da amico se vede che le parole del dialogo sono condite con sentimenti d’amore. Me ne rendevo conto sempre di più. Allora mi è venuta l’idea di approfittare di un momento di pace e tranquillità per confidarmi con Lui a proposito di una “sete” che avevo dentro di me, e che non ero mai riuscito a spegnere, una specie di smania che mi sentivo dentro fin dalla fanciullezza. Si trattava del Paradiso, o piuttosto dell’idea che noi umani ci possiamo fare del Paradiso vivendo qui sulla terra. Volevo capire, almeno un po’, com’era fatto il Paradiso, ma più cercavo e meno trovavo. Per esempio, durante una Messa domenicale mi ero lasciato convincere dal predicatore che in Paradiso tutte le anime sono felici di una felicità perfetta, totale; ma poi durante una lezione di catechismo ero rimasto colpito dalla spiegazione che la maestra di turno, una suora, ci aveva dato in proposito. Aveva detto che in Cielo certe anime sono “più vicine” a Dio, e quindi più fortunate e felici di certe altre. Chi dei due aveva ragione? Il predicatore o la maestra?
Siccome l’immagine del Paradiso che pian piano mi ero già costruito mentalmente rifletteva quella di un anfiteatro, in cuor mio concludevo che gli abitanti del Paradiso non potevano essere tutti felici allo stesso modo, perché in un anfiteatro i posti non sono tutti in prima fila. A causa di tutto questo, la mia logica di fanciullo, già mezzo adolescente, era un po’ in rivolta. In certi momenti mi capitava persino di pensare che forse il Cielo perfetto era un’invenzione, una specie di utopia. Siccome la cosa durava, e ormai mi sentivo come un topolino preso in trappola, un bel giorno mi sono rivolto al Creatore con una preghiera del genere:
"Dio d’amore, vorrei parlarvi della questione del Paradiso. Non ce l’avete per caso una maniera per spiegarmi com’è fatto? Una maniera adatta al mio modo di pensare? Il vecchio parroco del paese dove sono nato (pace all’anima sua), ha sempre rifiutato di rispondermi su questo argomento, e mi sembra che con le mie domande sono riuscito a dargli persino fastidio. Vi ricordate di quando ho scoperto l’esistenza della parola: “elucubrazione”? È stato lui a farmela scoprire. Diceva che per lui i miei discorsi erano delle “elucubrazioni mentali”. Non vorrei importunarvi con delle “elucubrazioni mentali”. Vorrei solo informarmi se sì o no presso di Voi esiste una spiegazione, un qualcosa che sia in grado di aiutarmi ad uscire dalla trappola mentale nella quale mi sento preso a proposito del Paradiso."
“Pfaff”... Due bottiglie mi si presentano davanti, ed è come se le vedessi, anche se con i miei occhi umani non vedo niente. Una è grande, l’altra è più piccola di circa la metà. La Voce immateriale mi dice:
“Attenzione! Ora le riempio d’acqua. Sappi che quest’acqua rappresenta la felicità, e che le due bottiglie sono due anime appena arrivate in Paradiso.”
Il tempo di riempirle, e il mio “Dolce Ospite” immateriale riprende la sua spiegazione dicendo:
– Adesso che le due anime sono riempite di felicità, ognuna secondo le sue capacità, pensi che siano completamente felici ambedue?
– Sì! Sono certo che ambedue sono pienamente, totalmente felici.
– Pensi che la più piccola potrebbe sentirsi “frustrata” di non avere una felicità più grande?
– No, è impossibile. Essa è al massimo delle sue capacità, perfettamente riempita d’“acqua”, cioè di felicità; non è quindi possibile che in lei nascano sentimenti di frustrazione o di gelosia nei confronti della sua compagna più grande. La bottiglia più piccola è perfettamente felice, felice in assoluto. Ho anche capito, sicuramente per grazia vostra, che se nel corso della nostra vita terrena qualcuno di noi vuole diventare una grande “bottiglia”, grandissima, una bottiglia gigante, magari grande come una damigiana, la cosa è possibile. Basta che aderisca alle vostre ispirazioni, quelle che ci mandate in fondo al cuore regolarmente. Ogni volta che le accogliamo, esse ci fanno spiritualmente crescere. Dico bene?
– Dici bene. Vuoi che ti aiuti ora ad avanzare ancora un po’ su questa via?
– Sì, lo voglio.
Non più bottiglie, ma un lampadario maestoso, sospeso al centro di una cattedrale altrettanto maestosa. Le lampade che lo fanno risplendere formano dei cerchi concentrici il cui diametro aumenta gradualmente verso il basso. La luce è unica, ma le lampade ardenti sono innumerevoli e varie, secondo il grado al quale appartengono. Ne risulta una sola armonia luminosa, ma grande, dove ogni lampada è felicissima di far luce secondo la sua potenza e il suo colore. Allora la Voce immateriale mi dice:
“Questo lampadario potrebbe rappresentare il Paradiso. Come vedi, le lampade che hanno solo 100 watt non sono gelose di quelle che ne hanno tre o quattro volte di più. Non pensano di fare più luce di quel che fanno, perché la pienezza le abita, e la loro luminosità è in armonia con la luminosità del rango al quale appartengono.”
Mi accorgo che la bellezza di questo lampadario è legata alla sua luce maestosa, la quale dipende dall’elettricità, la quale rappresenta la potenza di Dio. Questa immagine mi fa capire che Dio è l’Energia che fa brillare il Paradiso con la sua Potenza Divina d’Amore sempre presente. A questo punto il mio “Dolce Ospite” interno m’invita a visitare la cripta della cattedrale. Scendo con Lui le scale che conducono alla cripta, e vi trovo un lampadario simile a quello di sopra, ma meno risplendente. Mi rendo conto che la sua luce è veramente debole, non tanto a causa delle sue dimensioni ridotte, ma soprattutto a causa delle sue lampadine, che sono quasi tutte spente, bruciate o svitate. La Voce immateriale mi dice:
"Di sopra hai visto la Chiesa trionfante, che è quella del Paradiso, qui vedi la Chiesa militante, che è quella della terra. La luce di questo lampadario è molto più debole perché, come vedi, le lampadine sono quasi tutte spente: bruciate o svitate. Per ora la situazione è così, come tu la vedi, ma fra poco questo lampadario sarà rimesso a nuovo. Le lampadine svitate saranno ri-avvitate, e quelle bruciate saranno rimpiazzate con lampade nuove. Così il lampadario sarà in grado di rischiarare bene tutta la cripta."
Il significato di queste parole, credo, è che fra qualche tempo, non molto, Dio ridarà alla sua Chiesa militante lo splendore che la Terra possedeva prima del Peccato originale. Mi nasce in cuore una preghiera: “Venga il tuo Regno, Signore Gesù, e venga presto”.
5 - Gli atleti nello stadio.
“Non giudicare, e non sarai giudicato”, è una frase che Gesù, nostro Redentore, ci ha lasciato in eredità. Ciò significa che per piacere a Dio dobbiamo astenerci dal giudicare il nostro prossimo.
Ero bambino, e questa frase mi appariva come traballante. Il motivo che mi impediva di accettarla ad occhi chiusi era il seguente: se Dio Padre ci ha dato il senno, ce l’ha sicuramente dato per un motivo. Qual è il motivo se non quello di permetterci di giudicare ciò che è bene e ciò che è male? Per me era importante sapere chi dei miei compagni di scuola era buono, e chi cattivo, e mi sembrava che in questo campo le mie esigenze erano quelle di tutti. Ma nello stesso tempo la mia coscienza rifiutava di ammettere che Dio si fosse sbagliato, anche di poco, e tutta questa faccenda creava in me un certo sconforto. Il dilemma durava da qualche tempo quando un bel giorno mi sento improvvisamente piazzato, ma in modo immaginario, al di sopra di un grande campo sportivo coperto di erbetta verde e circondato da una bella pista in terra battuta. Su questa pista ci sono diversi atleti che corrono nella speranza di vincere un premio arrivando primi al traguardo finale. Hanno già fatto parecchi giri di pista, ma per terminare la corsa essi devono farne ancora uno o due. Il mio sguardo si ferma su di un corridore isolato che sembrava precedere tutti gli altri. Ha un anticipo molto consistente, il che mi spinge a dire al mio Interlocutore nascosto, l’unico che al momento è in grado di udirmi:
– "Il vincitore è sicuramente lui. Non vedo in che modo i suoi compagni lo possano ancora raggiungere."
Risposta:
– "Ti sbagli. Il suo anticipo è solo apparente. Ha due giri di ritardo sulla maggioranza dei suoi compagni di gara. Colui che adesso è in cima alla graduatoria si trova in mezzo al drappello principale. Io so chi è, ma non è necessario che anche tu lo sappia. Ti dirò una sola cosa: non tutti questi corridori hanno iniziato la corsa allo stesso momento, e non tutti sono partiti dalla stessa linea. Non ti è possibile quindi portare un giudizio sulle loro reali qualità sportive. Per poterlo fare dovresti conoscere i dati iniziali, che tu però non conosci. Io solo li conosco."
– "Bella faccenda... E come faremo adesso per sapere chi è il primo, il secondo, il terzo, l’ultimo della squadra?"
– "Per l’appunto! Ed è proprio qui che ti aspettavo. Ascolta. Io non voglio che nel tempo della vostra vita terrena sappiate chi di voi è primo, secondo, terzo, oppure ultimo, perché la “gara” che ti ho appena mostrato non è cosa che riguarda il rapporto che c’è tra di voi, ma solo quello che c’è tra Me e voi. Se proprio Io ho variato le linee e i tempi di partenza, è per evitare che vi giudichiate gli uni con gli altri dicendo: “il migliore sono io”, oppure “lui è il peggiore di tutti”. Le linee e i tempi di partenza rappresentano i talenti che accordo a ognuno di voi all’inizio della sua esistenza. Io sono l’unico che sa con quanto ritardo o con quanto anticipo ognuno di voi inizia la sua corsa terrena. Questo ti spiega il motivo per cui i conti veri li posso fare soltanto Io. È ovvio che sarò più esigente con chi avrà ricevuto di più, e meno con chi avrà ricevuto di meno.
Ho altro da dirti, e lo farò tramite un esempio. Colui che voi chiamate “Buon Ladrone”, cioè Disma, si è convertito un istante prima di morire. Se a giudicarlo foste stati voi, me lo avreste giudicato e condannato centinaia di volte, e tutte prima dell’ora. Io voglio che tutti gli uomini possano sperare nella Salvezza eterna fino all’ultimo respiro, ragion per cui il diritto di giudicare è mio, soltanto mio. Guai a chi giudica per condannare o assolvere al posto mio. Ciò non deve accadere. Quindi l’espressione “non giudicare” non è per spingerti a mettere da parte l’uso del senno che ti permette di distinguere il vero dal falso, il bene dal male. La sua ragion d’essere è per avvertirti di non condannare chi sembra cattivo, ma forse non lo è, o dichiarare santo chi sembra santo, ma forse non lo è. Nessuno di voi è in grado di scrutare il fondo dei cuori come Io solo posso fare, per cui astenetevi dal farlo."
L’insegnamento di questa visione potrebbe essere riassunto così: L’uomo ha diritto di giudicare un’azione, ma non ha diritto di giudicare una persona (nel senso di condannarla o assolverla). Giudicare una persona spetta soltanto a Dio. Se Dio ci fa dono del “senno”, cioè della ragione, è per darci la possibilità di distinguere ciò che è bene da ciò che è male, non per spingerci a misurare il grado di colpevolezza di chi sembra cattivo e forse non lo è, o il grado di santità di chi sembra santo e forse non lo è.
6 - La Centrale elettrica.
Il momento è venuto, credo, di raccontare l’esperienza che ho vissuto qualche anno fa a proposito della Santissima Trinità, e più particolarmente a proposito dello Spirito Santo nella Santissima Trinità. Ho l’impressione che in detta circostanza il Buon Dio [136] ha voluto concedermi una grazia speciale, e che adesso vuole fare la stessa cosa con chi mi ascolta.
136
- [136] L’espressione: il “Buon Dio” era frequente nel linguaggio del santo Curato d’Ars.
Stavo “pregando”, così almeno avrebbe dovuto essere, ma anziché pregare mi lamentavo. Con chi? Con Dio. Dicevo all’eterno Padre che mi sentivo “stanco” del mistero della Santissima Trinità (!) soprattutto a causa dello Spirito Santo. Da anni mi sforzavo di trovare un simbolo, un qualcosa che mi aiutasse a visualizzare lo Spirito Santo in modo un po’ conveniente, ma nulla di nulla, nessun risultato. Questo mi demoralizzava, e volevo che la cosa si sapesse anche in Cielo, soprattutto in Cielo.
Conoscendo la vita di Gesù mi dichiaravo soddisfatto dell’immagine di Dio Figlio, che è Gesù. Mi dichiaravo soddisfatto anche dell’immagine di Dio Padre, perché avevo fatto in tempo a conoscere mio papà prima che morisse, e mi era facile trovare in lui un punto di riferimento visivo. Ma lo Spirito Santo mi era sempre apparso, e continuava ad apparirmi, come un qualcosa di campato in aria. Fin da piccolo avevo tentato di rappresentarmi in modo convincente questa terza Persona trinitaria, ma senza nessun risultato. La figura della colomba e quella del vento mi avevano lasciato sempre indifferente. [137] Io volevo capire la natura dello Spirito Santo tramite qualcosa di convincente per me, soddisfacente per me, non per gli altri. Questo mio desiderio era sempre rimasto inappagato, il che mi rendeva scontento.
137
- [137] (Piccola digressione). Ero bambino quando la figura della colomba aveva cessato di essermi d’aiuto come possibile rappresentazione dello Spirito Santo, e la cosa si può anche spiegare: Il paese dove sono nato è aperto sulla campagna, e a quel tempo ogni bambino possedeva una fionda. Anch’io ne possedevo una, che per me era come il fucile di un cacciatore. Ogni uccello che per sua distrazione mi capitava a tiro correva il rischio di farsi abbattere dall’inevitabile sasso che quasi subito lanciavo in sua direzione. Piccioni e colombelle non erano escluse dal trattamento, anche perché la loro carne, cucinata a dovere, era buona da mangiare, e nel dopoguerra avevamo tutti fame, sempre). La mia domanda è questa: la situazione essendo quella che era, vi pare che un bambino come me potesse mettere l’idea dello Spirito Santo nell’immagine di un uccello? Più tardi mi è stata proposta anche l’immagine del vento, ma nemmeno il vento mi convinceva, perché bambino non riuscivo ad immaginarlo concretamente. Con che disegno me lo sarei rappresentato? In fin dei conti, visto che quando parlavo di queste cose tutti sembravano imbarazzati, disorientati, indisposti, mi sono abituato a non toccare più argomenti del genere. C’era sempre un po’ di rischio a dialogare di queste cose con la gente, persino col parroco del paese. Anziano e burbero com’era, il parroco suddetto non poteva far altro che aggrottare le ciglia e guardarmi con sospetto se in sua presenza mi permettevo temi di discussione così “strampalati”, come lui diceva. (Fine della digressione).
Arriva il giorno scelto da Dio. Mentre sto pregando tutto solo, mi accorgo che non sono per nulla solo, ma che attorno a me e di fronte a me c’è una grande Presenza. È Gesù. Passata la sorpresa realizzo che la situazione è piuttosto favorevole a uno scambio d’idee tra me e Lui, che secondo me dovrebbe saper risolvere tutti i problemi, compreso il mio, che è quello relativo allo Spirito Santo, alla sua rappresentatività concreta.
Gli metto Istintivamente carte in tavola, proprio come si fa con una persona fidata. Denuncio quella che secondo me è una lacuna inspiegabile. Mentre sto ancora parlando mi appare una grandissima centrale idroelettrica. Me la trovo davanti alla mente. Non la vedo con gli occhi, ma la vedo comunque, e una voce immateriale mi dice:
– Ecco un’immagine che per te, e tanti altri, può rappresentare Dio Padre.
Contemplo per un istante la bellezza grandiosa della centrale, e girando poi lo sguardo sui fili che formano la rete di distribuzione dell’energia prodotta dalla centrale, mi accorgo che essi formano un complesso vastissimo. Dapprima vedo i fili di alta tensione, e poi anche quelli di bassa tensione, che penetrano nelle case, nelle scuole, nelle fabbriche, nelle chiese, ovunque è necessaria la vita.
– La rete di distribuzione, la vedi? Essa rappresenta Me, che sono Dio Figlio. Porto l’Energia divina dove c’è bisogno di far sorgere la vita. E adesso, capisci chi è lo Spirito Santo, e dove si trova? Vuoi ancora “vederlo”?
Rispondo, mezzo imbarazzato:
– Nnn... no. Non ne ho più bisogno. Adesso so chi è lo Spirito Santo, e il posto che occupa nella Santissima Trinità. Lo Spirito Santo è nei fili. Lui è come l’elettricità che passa nei fili, e l’elettricità non si vede. Si possono vedere solo i fili che la trasportano. Ne vedo tanti, tantissimi, che vanno in tutte le direzioni.
In pochi secondi capisco ciò che per anni mi ero sforzato di capire da solo senza mai riuscirvi. Vedo che i fili, partendo dalla centrale, si allontanano a perdita d’occhio nelle quattro direzioni, sostenuti dai piloni d’alta tensione che si susseguono a distanza regolare. Ovunque l’uomo vuole portare la vita, quei fili elettrici la trasportano. Essi rappresentano il Verbo, e la centrale prefigura Dio Padre, e lo Spirito Santo è come la corrente elettrica che procede dal Padre (la centrale) e dal Figlio (la rete di distribuzione). Grazie alla rete di distribuzione che in questo caso rappresenta Gesù, incarnazione del Verbo di Dio (che è il Figlio, ovverossia la seconda Persona della Santissima Trinità), la santissima Energia dello Spirito Santo è trasportata ovunque c’è bisogno di luce, di vita, e di calore in senso spirituale. Mi accorgo che la Centrale, la Rete distributiva, e l’Elettricità, pur essendo tre cose distinte, formano in pratica un solo ed unico sistema, un po’ all’immagine della Santissima Trinità che in fin dei conti forma un solo ed unico Dio. Non è possibile per me contemplare una sola parte del sistema che ho davanti senza includere anche le altre due. [138] Molte cose che prima mi sembravano vaghe, o fuori portata, dopo questa bella esperienza mi diventano chiare, evidenti, perfettamente accessibili. Rimango a bocca aperta, poi mi sveglio e dico:
138
- [138] Ora mi è difficile immaginare lo Spirito Santo (l’elettricità) senza il Padre (la centrale) e senza il Figlio (la rete distributiva) dai quali lo Spirito Santo procede. È importante anche sapere che nel secolo IX la Chiesa ha subìto gravi danni spirituali a seguito di una crisi teologica che poi è passata alla storia col nome di «CONTROVERSIA DEL “FILIOQUE”." Gli Ortodossi non volevano ammettere che lo Spirito Santo procedeva pure dal Figlio. La formula originale del Credo Niceno-Costantinopolitano, a proposito dello Spirito Santo diceva: “... che procede dal Padre”. Il “e dal Figlio” lo dava per sottinteso. Visto che questa omissione forniva a certi teologi il pretesto di attaccare il dogma della Santissima Trinità, alla formula del Credo Niceno-Costantinopolitano la Chiesa ha aggiunto la particella mancante: “e del Figlio”, che in latino si dice: “Filioque”. In latino, l’intero articolo si legge dunque così: “... et in Spiritum Sanctum, Dominum et Vivificantem, qui ex Patre Filioque procedit”. Il che significa: “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio”. La storia del dogma della Santissima Trinità può essere riassunta in poche parole. Il Concilio di Nicea condanna l’arianesimo proclamando la consustanzialità del Figlio di Dio col Padre. Il Concilio di Costantinopoli definisce la fede cattolica nella SS. Trinità affermando la divinità dello Spirito Santo e rigettando quindi il macedonianesimo. (Il “Simbolo Niceno-Costantinopolitano”, che la domenica è cantato in tutte le chiese cristiane, è l’espressione più perfetta del dogma trinitario).
– Signore, se tuttavia qualcuno insistesse per “vedere” lo Spirito Santo, e lo facesse con buona volontà, lo potreste accontentare mostrandogli il risultato finale prodotto dall’elettricità all’estremità del filo. Per esempio, una lampadina che si accende e che con la sua luce rischiara la stanza dove si trova, lo fa grazie all’elettricità che le arriva dal filo; uno scaldabagno elettrico che si mette in funzione, esso pure riscalda l’acqua del bagno grazie all’elettricità; i motori elettrici che fanno funzionare le lavatrici, le macchine per cucire, i ventilatori, e tante altre macchine e macchinette che formano la famiglia degli elettrodomestici, si mettono tutti in movimento grazie all’elettricità … Che ve ne pare?
Mentre dico queste cose realizzo che l’elettricità è effettivamente in grado di generare per noi tre forme di vita, che sono: luce, calore, e movimento.
1) Luce (lampadine elettriche),
2) Calore (radiatori elettrici, o all’inverso, apparecchi per aria condizionata),
3) Movimento (motori elettrici).
Poi il Signore mi mostra delle figure che mi fanno capire tutto ciò che la mia mente si sforzava di capire da anni. Mi giunge anche l’eco di alcune parole latine che fanno parte di una bella preghiera allo Spirito Santo: “Lux beatissima... Dulce refrigerium...” [139] Odo la voce di una radio che parla e diffonde notizie e musica, poi vedo un televisore che si accende e offre immagini e messaggi di tutte le qualità. Ascolto, guardo, penso. Infine dico:
139
- [139] Si tratta della preghiera in latino: Veni, Sancte Spiritus.
– Signore, nel passato tutto funzionava a mano, o con i pedali, ora invece è tutto cambiato. L’elettricità ha creato una vera rivoluzione, ma non solo nel bene; lo ha creato anche nel male; soprattutto nel male. Per esempio, quel televisore lì ... Guardate … il male che fa supera il bene, e lo stesso vale per la radio.
– Lo so, Johannes, ma anche se tutte le forme di energia appartengono a Noi che le abbiamo create, l’Avversario riesce a servirsene, soprattutto quando è l’uomo che lo invita. Le forze della natura creata sono state concepite tutte da Noi Tre per il benessere vostro, dell’uomo, ma l’uomo, a cui abbiamo voluto concedere tutta la libertà, se ne può servire sia per il bene che per il male. L’uomo possiede il libero arbitrio, [140] e se decide di chiedere aiuto all’Avversario anziché chiederlo a Noi, le cose create per il vostro benessere vi creano sofferenza, e le energie create per offrirvi la vita, vi danno la morte. Chi abusa delle cose buone, le rende per sè cattive. Per esempio, una persona che invoca su di sè l’effusione dello Spirito Santo, è come se volesse introdurre “l’elettricità” in casa propria. Se l’Avversario non è stato escluso in modo radicale da quella “casa”, l’anima della persona, la persona stessa, al posto dei benefìci normalmente connessi con l’arrivo dell’Energia divina corre il rischio di avere dei cortocircuiti impressionanti. L’Avversario vi prepara tranelli e cortocircuiti d’ogni specie là dove si nasconde perché voi gli date spazio. Lo fa in modo occulto, cioè di nascosto, senza che ve ne accorgiate, e i cortocircuiti che lui vi prepara finiscono per crearvi problemi di salute, sia spirituali che fisici. Per evitare questi inconvenienti bisognerebbe che l’Avversario fosse escluso del tutto dall’anima di una persona, e anche dal territorio circostante. Rileggete il Vangelo. [141]
140, 141
- [140] Il libero arbitrio è la libertà che Dio concede ad ogni uomo di poter scegliere tra il bene e il male.
- [141] Lc 11, 24-26: «Quando uno spirito cattivo esce dall’uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo. Non trovandone, dice: ritornerò nella mia casa da dove sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sè altri sette spiriti peggiori di lui, e assieme entrano nella casa, e vi alloggiano. La condizione finale di quell’uomo è peggiore di quella iniziale." Se necessario, vedere anche: Mt 12, 45.
Una lezione come questa mi sembra preziosa. Passano anni, e un bel giorno leggo sui giornali che a Toronto, e altrove, avvengono raduni “carismatici” pieni di stranezze. Chiedo al Signore:
– Signore, cosa c’è di buono in questi raduni? Sono raduni che alcuni si permettono di definire “carismatici”, e altri chiamano “Santo ridere”… Che cosa offrono di buono? A me sembra che non offrano nulla di buono. Con la scusa dello Spirito Santo la gente fa stramberie di ogni genere. È forse questo un esempio d’energia rubata dal quel famoso “ladro” di cui discutevamo assieme qualche anno fa?
– Purtroppo, purtroppo ... Cambiando un po’ discorso, costato con piacere che il tempo non ha cancellato in te il ricordo di quelle immagini che ti avevo concesso. Le ricordi bene, con tutti i dettagli.
– Certo! Non è possibile che le dimentichi. Non ho mai ricevuto immagini più eloquenti. L’esempio della centrale elettrica, mi ha aiutato moltissimo, per quel che è possibile umanamente, a capire il mistero della Santissima Trinità, e il ruolo dello Spirito Santo!
– Allora ascoltami. Voglio che tu sappia, che voi tutti sappiate (voi che vi sforzate di essere fedeli a Dio prestando orecchio a quello che il Cielo vi comunica in questi tempi) che la rivoluzione che un secolo fa si è prodotta sulla terra con la venuta dell’elettricità, è un esempio concreto di quello che fra poco si produrrà sulla terra in campo spirituale con la venuta dello Spirito Santo. Attenzione! Per ricevere con profitto lo Spirito Santo, ricchezza enorme d’energia spirituale e fisica, la Terra ha bisogno di essere tutta purificata. So che tu chiedi al Padre di mandare lo Spirito Santo a rinnovare la faccia della terra. Sappi che se queste nuove ricchezze, facoltà, energie, libertà (tutti i doni dello Spirito Santo) fossero concesse all’umanità attuale senza una preparazione adeguata, che la ripari e la purifichi, ciò non le servirebbe a nulla. In altre parole: oggi sulla terra esistono tantissime persone che favoriscono i loro interessi anziché i nostri, che cercano la loro gloria anziché la nostra, che promuovono il loro ordine anziché il nostro. Presso tali persone le nuove ricchezze, libertà, energie e poteri che lo Spirito Santo porta con sè sarebbero tutti sprecati; peggio, sarebbero investiti nel male anziché nel bene. Con la Purificazione invece non ci saranno inconvenienti di alcun genere.
Capisco che gli incendi che scoppiano nelle case sono un’immagine adeguata di quelli che si producono nelle anime quando queste si lasciano possedere da Satana. Sornione com’è, questi prepara in loro di nascosto sabotaggi e cortocircuiti d’ogni genere. Certe anime si vendono ufficialmente al diavolo in cambio di onori terreni e ricchezze materiali. Gli spalancano la porta con attività malvagie d’ogni genere, comprese le messe nere. [142]
142
- [142] Ci sono anime che un semplice estraneo non lo lascerebbero mai entrare in casa, ma il demonio sì. Per lui, vero nemico mortale, la porta è sempre aperta.
A questo punto il Signore mi lascia intravedere i sabotaggi che in questi tempi Satana e i suoi accoliti preparano sulla terra, la nostra casa comune. Nonostante tutto rimango fiducioso che il Signore si servirà delle suddette catastrofi per far trionfare il bene. Terminata la Purificazione, il piccolo gregge che sarà rimasto vivrà una vita armoniosa e felice, degna del primo Paradiso terrestre.
Termino dicendo: Grazie Signore per le grandi ricchezze che nell’Era nuova trasmetterete all’umanità rigenerata. [143]
143
- [143] Sul tema della Pentecoste universale, rivedere i messaggi ricevuti da Madre Carolina Venturella (+1984), in quel di Palestrina (Roma).
7 - L’arancia.
Nella cucina di casa mia stavo mangiando un’ottima arancia, un po’ in fretta, e il Signore mi ha detto:
– Tu l’arancia, ed Io te.
I pensieri che mi hanno attraversato lo spirito sono: mangiare, consumare, mangiare per sussistere, mangiare perché la vita non si estingua, non muoia d’inanizione, ecc... Poi ho detto:
– “Signore, che cosa significa quel che mi dite, che Voi mi mangiate come io mangio l’arancia?”
– Sì. D’altronde lo sapevi. Questa nozione già esisteva nel fondo del tuo cuore. Te ne sei mai accorto?
– Credo di sì... per intuito, ma ora la cosa mi appare più chiara, più evidente, come se qualcuno le avesse tolto quel velo mezzo trasparente che la copriva. Vedo il concetto molto più chiaramente di prima, e lo potrei anche descrivere per le persone che s’interessano a queste cose. Il concetto è questo:
1) Il Regno vegetale si nutre a mezzo il Regno minerale, e ciò gli permette di sussistere.
2) Il Regno animale si nutre a mezzo il Regno vegetale, e ciò gli permette di sussistere.
3) L’uomo si nutre a mezzo il Regno animale, vegetale, e minerale, e ciò gli permette di sussistere fisicamente, ma siccome non si nutre solo di cibo materiale, perché oltre al corpo ha pure un’anima spirituale, per sussistere spiritualmente l’uomo ha bisogno anche di cibo spirituale. E come i sensi gli dicono quale cibo materiale scegliere e quale scartare, così la coscienza gli dice quale cibo spirituale scegliere e quale scartare. Il cibo infernale non è buono perché produce ribellione alla Legge d’amore, ma il cibo celeste è buono perché produce docilità alla Legge d’amore, che è divina.
Signore, Voi mi avete detto che mi mangiate come poco fa io mangiavo l’arancia. So che nell’Eucaristia noi ci nutriamo di Voi, ma quel che mi state dicendo significa il contrario, e cioè che pure Voi vi nutrite di noi. E che cosa significa, che pure Voi mi mangiate come anch’io vi mangio nell’Eucaristia? E come fate?
– In senso spirituale.
– Mangiarmi in senso spirituale? E come fate per mangiarmi in senso spirituale?
– “Mangio” il tuo amore, mi nutro di esso, ed è come nutrirmi di te. L’amore umano mi nutre, ma deve essere sincero, allora lo trovo delizioso. Lo mangio, quindi lo assimilo, cioè lo trasformo in Me stesso che sono l’amore in assoluto. Quando mi nutro di te (è vero, è un po’ come tu fai con Me nell’Eucaristia), tu accetti di morire a te stesso per diventare Me, divino in Me, divino come Me. Per esempio, l’arancia che mangi va nel tuo sangue, e per fare questo muore; cessa di essere se stessa per diventare parte di te; muore a se stessa per riprendere vita in te. Come l’arancia diventa parte di te in senso materiale, così tu diventi parte di Me in senso spirituale se mi offri il tuo amore come nutrimento. Io lo “mangio”, lo assimilo come tu mangi e assimili l’arancia; ma attenzione, se vuoi che mi senta bene, senza “problemi di stomaco” nè “mal di ventre”, l’amore che mi offri deve essere puro, libero dagli inquinamenti terreni che sono gli interessi materiali. Gli interessi materiali sono come i pesticidi. Se uno ne mette troppi, e di continuo, ne risulta per forza un inquinamento. I “pesticidi” non devono prevalere sull’arancia, altrimenti essa non è più mangiabile.
– Caspiterina, come faccio a ripetere queste cose? Chi è in grado di capirle? Mi guarderanno con occhi stralunati. Mi crederanno mezzo “suonato”. Come faccio a parlare di cose del genere?
– Quando sarà il momento, parlerai come ti viene. Farai come ho fatto Io quando ho parlato dell’Eucaristia prima che fosse istituita. [144] Non tutti capiranno, ma qualcuno capirà, stai pure tranquillo che qualcuno capirà.
144
- [144] Gv 6, 54-56.
– Bene. Se così è, farò come mi suggerite di fare.
– Ti saluto Johannes.
– Vi saluto Signore.
DUE ANNESSI
Fernand Crombette (1880-1970) ha inventato il metodo di traduzione trans-letterario, e l’ha applicato alla Bibbia.
1 - Fernand Crombette e profezie recenti.
Sembra, ascoltando le ultime notizie, che l’Umanità voglia rifare il Peccato originale in maniera collettiva. La liberalizzazione della clonazione umana [145]è una trasgressione suprema. Sorpassa in gravità il Peccato originale (e anche quello della Crocifissione di Cristo), ma le nazioni e gli uomini fanno finta di ignorare la gravità di questo peccato.
145
- [145] La legge francese dell’ 8 agosto 2004 sulla clonazione, come pure la formula emessa dall’ ONU l’ 8 marzo 2005, fanno finta di interdire le clonazioni umane ma in realtà non le vietano affatto. Nessuna penalità minaccia i trasgressori.
Il versetto 12 del cap. 17 del Vangelo di S. Giovanni si legge così: “Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato, e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura”; ma secondo Fernand Crombette, inventore della traduzione trans-letteraria, [146] questo stesso versetto si legge così: “Io, il Figlio, vi ho ricevuti nel mio cuore e vi ho affidati a Dio stesso, tranne il figlio della perdizione e della dissoluzione che si reclama dal male perché lui stesso è la personificazione del male. A questo male gli scienziati daranno forma e carne per mutazione e trasformazione. Questo accadrà alla fine dei tempi, quando lui (il figlio della perdizione, ndr) verrà e sarà con gli uomini."
146
- [146] Il metodo di traduzione inventato da Crombette richiede alcune conoscenze speciali. (http://www.ceshe.fr/oeuvre/exegese/methode.htm#note%2001 ). È un lavoro di esegesi che si fa iniziando da un ebraico mono-sillabico. Per ben realizzare questo lavoro bisogna trovare per ogni mono-sillabo della versione ufficiale ebraica (ebraico classico) la sua traduzione scientifica in linguaggio semitico, quello che veniva usato dagli Ebrei quando essi vivevano in Egitto. Questo metodo di traduzione è reso possibile grazie alle ricerche più recenti della linguistica, partendo dall’egittologia e dalla sinossi di diverse versioni epigrafiche e scritturali in lingue anteriori a Mosè. (N.B. Certe versioni copte utilizzate ancora oggi nelle parrocchie copte confermano la solidità dei risultati ottenuti).
Applicando agli altri testi escatologici della Bibbia le regole di traduzione inventate da Crombette uno si accorge che in certi casi tale traduzione fa venire la pelle d’oca. Per esempio, la traduzione trans-letteraria del passo di Dn 9, 26-27 realizzata da Alain Fournier con il metodo di Crombette produce il testo seguente:
Dn 9, 26: “In quei giorni la scienza si imporrà e vincerà lo spirituale cominciando con gli aborti. Toccando alla vita, gli scienziati raggiungeranno l’anima creata da Dio. Il diavolo condurrà il mondo verso la corruzione e la morte.”
Dn 9, 27: “ In quei giorni il diavolo, tramite la sua intelligenza malefica e il suo spirito infedele, radunerà degli individui. Gli scienziati creeranno dei feti con dei semi e con delle particelle (cellule, ndr) inanimate che essi riusciranno ad animare; ma come potranno essi creare un’anima? Il loro sapere teorico non potrà rivaleggiare con l’Amore e la Scienza di Dio. Prima della fine dei tempi, il maligno, l’usurpatore di Dio, lavorerà per far nascere carnalmente l’abominazione peggiore: la negazione del principio della concezione-procreazione desiderata da Dio, una fabbricazione di copie umane ottenute usando semi e particelle fabbricate in sostituzione della femminilità (l’ovulo madre?, ndr) e dell’innocenza (ovulo fecondato? ndr) e seguite da mutazioni scientifiche”.
Il lavoro di traduzione di Alain Fournier si è progressivamente affinato. Alain Fournier si è reso conto, recentemente, che la radice copta che nella traduzione dà la parola “particella” (cioè “cellula”, ndr), è associata a una parola copta che significa molto freddo. Il passo precedente potrebbe dunque essere tradotto nel modo seguente:
Dn 9, 27: “In quei giorni il diavolo, tramite la sua intelligenza malefica e il suo spirito infedele, radunerà degli individui. Gli scienziati creeranno dei feti con dei semi e con delle cellule congelate inanimate che essi riusciranno ad animare; ma come potranno essi creare un’anima? Il loro sapere teorico non potrà rivaleggiare con l’Amore e la Scienza di Dio. Prima della fine dei tempi, il maligno, l’usurpatore di Dio, lavorerà per far nascere carnalmente l’abominazione peggiore: la negazione del principio della concezione-procreazione desiderata da Dio, una fabbricazione di copie umane ottenute usando semi e cellule congelate fabbricate in sostituzione della femminilità (l’ovulo madre?ndr) e dell’innocenza (ovulo fecondato? ndr) e seguite da mutazioni scientifiche”.
2 - Fernand Crombette e calendario copto.
È vero che il calendario copto potrebbe rispondere alle domande che i lettori dei Profeti cristiani contemporanei continuano a farsi su certe corrispondenze cronologiche che apparentemente non coincidono le une con le altre?
L’uomo ha utilizzato successivamente tre calendari:
1) Il calendario copto. [147] (È il più antico e venerabile calendario cristiano. L’abbandonarlo è forse stato un errore).
147
- [147] Il calendario copto è ancora utilizzato in Etiopia e dalla Chiesa copta. Il calendario copto è molto più esatto di quello giuliano e di quello gregoriano per calcolare gli eventi biblici in modo preciso. Per esempio, in questo due ultimi calendari la nascita di Cristo non coincide più con l’anno 0. (Sembra che per il calendario giuliano la differenza sia di 7 anni, 8 mesi, e 11 giorni. Per il calendario gregoriano la differenza sarebbe di 7 anni e 8 mesi).
2) Il calendario giuliano. (Nel tentativo di adattare il calendario copto all’era cristiana, il monaco Denys le Petit avrebbe commesso un errore di calcolo di alcuni anni. Ciò è accaduto nell’anno 532).
3) Il calendario gregoriano. (Nel 1582 il Papa Gregorio XIII ha modificato il calendario giuliano di 11 giorni, e il nuovo calendario ha preso il nome di calendario gregoriano).
–► Se noi paragoniamo le date del calendario copto con quelle del nostro calendario di oggi (gregoriano) scopriamo che il 1 gennaio 2001 del calendario copto corrisponde all’ 11 settembre 2008 del calendario nostro di oggi. Sette anni esatti separano l’ 11 settembre 2001 dall’ 11 settembre 2008.
–► La data dell’ 8 marzo 2005 è quella che ha visto apparire all’ONU la formula che fa finta di proibire le clonazioni umane. (Non ci sono penalità per i trasgressori, come nella legge francese dell’ 8 agosto 2004). Tra questa data e quella dell’ 11 settembre 2008 ci sono 1.290 giorni (42 mesi).
Ecco un passo del Profeta Daniele (Dn 12, 11) tradotto da Alain Fournier col metodo di Fernand Crombette:
"In questi tempi in cui il peccato invaderà il linguaggio svuotandolo del suo significato, e invaderà il mondo degli ignoranti, il Sacrificio del Figlio di Dio e del Verbo incarnato non sarà più celebrato. L’iniquità si sarà sparsa nelle comunità, e i riti non saranno più celebrati. Questo tempo di caduta morale e d’inquietudine durerà più di 1.000 giorni, e accadrà alla fine dei primi 6.000 anni di vita." [148]
148
- [148] Il Piano divino di Salvezza, chiamato anche Settimana universale, abbraccia sette millenni. Su questo tema i miei calcoli coincidono perfettamente con la Bibbia e con le informazioni di Crombette.
Se le informazioni ottenute con l’aiuto del metodo di traduzione di Crombette sono vere quanto sembrano, faccia il lettore i suoi propri calcoli, e tiri le sue proprie conclusioni.
FINE
«Dio non fa nulla
senza prima rivelare il suo progetto
ai suoi servitori, i Profeti.»
Amos: 3, 7.
VIVERE NEL DIVIN VOLERE
È arrivato il tempo di chiedere al Cielo il dono del divin Volere.
«Papà Celeste, io vi amo con tutto il cuore, ma vorrei amarvi ancora di più, fino alla perfezione. In vista di questo risultato rinuncio alla mia volontà umana, ve l'offro in sacrificio d'olocausto, e vi prego di sostituirla con la vostra che è divina. Amen».
— Johannes De Parvulis